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Il Pontefice che fa pregare i bambini

Alberto Remondini, già vice-superiore dei gesuiti italiani e presidente del Jesuit Social Network la rete delle attività sociali dei Gesuiti, racconta il primo Pontefice gesuita dall'interno della Compagnia di Gesù

di Lorenzo Alvaro

Papa Bergoglio è primo per tante cose. Il primo pontefice latinoamercano e il primo ha darsi il nome di Francesco. Ma in particolare è il primo pontefice gesuita della storia della Chiesa Cattolica. Questa forse la novità più grande e più inaspettata uscita dal Conclave. Per capirne i rivolti e la portata ne abbiamo parlato con Alberto Remondini, già vice-superiore dei gesuiti italiani e oggi presidente di Jesuit Social Network, la rete delle attività sociali della Compagnia di Gesù
 

Padre Alberto Remondini, presidente del Jesuit Social Network

Cosa significa per voi un gesuita sul soglio di Pietro?
È una grande gioia perchè si tratta di un nostro confratello che si è fatto conoscere per virtù molto semplici. Un uomo di grande umiltà e di vicinanza al mondo delle persone più povere che ha incarnato nel dopo Concilio la spinta che la Compagnia ha dato alla Chiesa attraverso il grande binomio fede-giustizia. È quindi certamente un riconoscimento di una strada che la Compagnia di Gesù ha imboccato in quegli anni. Il nuovo Papa incarna questa linea e la concretizza in uno stile di vita.

Linea che si incarna nel binomio povertà ed evangelizzazione…
Si. C'è questa opzione preferenziale che i gesuiti hanno espresso negli anni 80 per il mondo dei poveri. Unita all'impegno nell'evangelizzazione, all'annuncio del Vangelo. Questa binomio per noi è stato determinante e ha attraversato un po' tutti gli ambiti del nostro impegno di gesuiti. Non solo nell'apostolato sociale ma anche nella formazione, nel mondo della cultura e nell'annuncio del Vangelo. È un apporto che offriamo da sempre alla Chiesa ma che non è capitato non fosse accolto e riconosciuto calorosamente. Bergoglio, secondo me è stato scelto proprio per questa sua semplicità ed essenzialità, doti richiamate anche nel nome Francesco.     

La stessa Chiesa istituzionale che però ha fatto questa scelta…
Il fatto che nella Chiesa di oggi, non certo compatta in questa direzione, si sia scelto con molta velocità un uomo come Bergoglio fa sperare. Oggi si è rivalutata molto la Chiesa istituzionale, perchè capace di fare una scelta coraggiosa, indiscutibilmente coraggiosa.

Dove crede porterà la Chiesa questo papato?
Una mia amica ieri mi diceva che i suoi bambini hanno visto il Papa che pregava e con molta naturalezza hanno pregato con lui il Pater Ave Gloria. Mi ha detto testualmente «è un Papa che fa pregare i bambini». Come primo gesto è significativo ma non so dire dove questo ci porterà.

Dunque neanche voi gesuiti avevate alcun sentore di questa imminente nomina?
Nessuno se lo aspettava. Anche tra di noi. Anzi eravamo certi non sarebbe stato eletto. È una scelta che significa iniziare da un nuovo punto di vista. La Chiesa è in movimento, in cammino. Questa è la prima certezza che viene da questo Conclave.   

Per voi gesuiti cosa cambia?
Assolutamente nulla (ride ndr). Dobbiamo essere molto attenti e prudenti. Non si deve né può approfittare dell'avere un Papa amico. Infatti quando un gesuita diventa vescovo esce dalla Compagnia.

Pensavo in realtà all'onere di aver espresso un Papa…
Non ci sono novità per noi, dal punto di vista della direzione e delle linee. Le cose non cambiano. Si va avanti. Ancora una volta, come sempre, ci mettiamo a servizio del nuovo Pontefice. Magari ci sarà più entusiasmo e partecipazione nel farlo.


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