Sostenibilità
Il polverone del “climagate”
Il capo dell'Ipcc: i dati della comunità scientifica sono validi
di Redazione
La storia e’ nata in sordina, con la pubblicazione sulla Rete di una serie di e-mail rubate dagli hacker all’University East Andria, da cui risulterebbe che i ricercatori avrebbero tentato per anni di forzare i dati sul surriscaldamento del pianeta per convincere gli scettici. Ma ora, dopo che i siti conservatori che si oppongono ad ogni azione per la riduzione di emissioni hanno suonato la grancassa, si parla di un vero e proprio “Climagate”.
A replicare ci ha pensato questa mattina il capo del gruppo di scienziati dell’Onu che si occupano dei problemi climatici (Ipcc), che ha difeso le scoperte che attribuiscono all’uomo la responsabilità del surriscaldamento del pianeta: «L’incidente recente sul furto delle e-mail di scienziati dell’Universita’ di East Anglia dimostra come qualcuni possa arrivare a compiere atti illegali in un tentativo di screditare l’Ipcc. La consistenza delle prove è un evidente supporto al lavoro della comunità scientifica. E questo discorso vale anche per quelle prove oggetto dello scambio di mail”, ha detto Rajendra Pachauri, nel giorno d’apertura del summit di Copenaghen sul clima.
Pachauri è il capo del Panel Intergovernativo sul cambiamento climatico, ente che ha attribuito, nel 2007, almeno il 90% della responsabilità del surriscaldamento globale all’uomo. Pachauri ha affermato che le scoperte sono assolutamente valide, anche alla luce del severo meccanismo di controllo.
Ma c’è già che è pronto a cogliere la palla al balzo dello scandalo. Il ‘climagate’ compromette la fiducia negli scienziati che studiano la questione dei cambiamenti climatici. Come il negoziatore saudita alla Conferenza di Copenaghen che chiede un’inchiesta internazionale per accertare fatti e responsabilita’. “Il livello della fiducia e’ definitivamente compromesso, specialmente adesso che stiamo per concludere un accordo che comportera’ sacrifici per il nostre economie”, tuona Mohammed al-Sabban, rappresentante di un Paese che continua a resistere alle richieste di una riduzione delle emissioni di gas serra. E, rivolto ai 15mila delegati riuniti da oggi fino al 18 a Copenaghen, il negoziatore invoca un’inchiesta internazionale “indipendente”, chiarendo che a occuparsene non potra’ essere l’Ipcc, l’Intergovernmental panel on climate change dell’Onu, vincitore del Nobel per la pace due anni fa. “L’Ipcc, che e’ l’autorita’ accusata, non sara’ in grado di condurre l’inchiesta – sostiene al-Sabban – Alla luce delle recenti informazioni…lo scandalo scientifico ha assunto proporzioni enormi”.
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