Politica
Il più amato d’Italia? Il sindaco anti-slot di Pavia
Il primo cittadino del capoluogo lombardo fra i più decisi nel condividere la bagttaglia contro l'azzardo promossa da Vita guida la graduatoria di popolarità dei sindaci. L'intervista
Il crollo di credibilità della politica non risparmia gli amministratori locali. Secondo il sondaggio Ipr Marketing/Il Sole 24 Ore il segno meno precede gli indici di popolarità di praticamente tutti i big: Pisapia (Milano), Marino (Roma), Doria (Genova), De Magistris (Napoli). Fra le grandi città regge il solo Emiliano a Bari, ma la vera sorpresa è Alessandro Cattaneo, primo cittadino under 40 a Pavia, che guida la classifica proprio davanti a Emiliano e al salernitano De Luca. Di seguito l'intervista pubblicata anche all'interno del servizio di copertina del numero del magazine in edicola.
Classe 1979, sindaco di Pavia all’età di 30 anni, Cattaneo è l'astro nascente del centrodestra. Quando nel 2012 si parlò di primarie del Pdl, fu uno di quelli che si candidadorono, insieme ad altri giovani come Giorgia Meloni. Poi, come noto, non se ne fece più niente, ma il suo impegno anche a livello nazionale non si è fermato. Cattaneo, che è anche vicepresidente dell’Anci, è stato uno dei primi sindaci a scendere in campo contro l’invasione delle slot machine e a firmare il manifesto lanciato da Vita. Aveva detto in quell’occasione: «Non poteva essere altrimenti anche perché la vostra battaglia è la nostra battaglia, qui non si vince se anche uno solo di noi perde: dobbiamo aprire un vero cantiere, lavorare in comune. È venuto il momento di insistere sulla necessità di elaborare strategie condivise perché il problema è serissimo e procedere a tentoni non basta più».
Sindaco Cattaneo, la vittoria di Renzi alle primarie è anche la vittoria di una generazione, finalmente chiamata a ruoli di responsabilità politica nel Pd. Lei, che è del 1979, guarda con una certa invidia a questo passaggio storico?
Il giorno dopo le primarie, ho immediatamente fatto i complimenti al Pd per la bella prova di democrazia, con un in bocca al lupo a Matteo Renzi, sindaco come me, che ha il difficile compito di trasformare e innovare una sinistra fino ad ora statica e retrò. Invidia? Tutti sanno quanto poco più di un anno fa ci siamo impegnati nel Pdl per le primarie, ma l’invidia è un sentimento che non mi appartiene. Mi fa piacere il dato generazionale e credo che sia un passaggio che avverrà anche nel centrodestra.
Lei ha iniziato con la politica in giovanissima età. Ma è evidente che la politica, in generale, attrae sempre meno gli under 30. Come si può invertire questa tendenza? Cosa manca alla politica per essere davvero attrattiva per un giovane?
È la politica che deve chiamare in causa i giovani, i quali se vengono interpellati e sollecitati non si tirano assolutamente indietro. Perché se i giovani si allontanano dalla politica significa che non si sentono parte della politica. Personalmente, per esempio, ho conosciuto tanti giovani per i quali la politica è stata una scoperta e nel momento in cui quei giovani sono stati chiamati in causa hanno fatto politica con entusiasmo. E poi, non dimentichiamolo, il linguaggio: i tempi cambiano, la società cambia, i problemi cambiano, per cui deve cambiare e innovarsi anche la politica.
Lei era sindaco a soli 30 anni. Chissà quante volte si è sentito dare dell'inesperto. Non pensa che la questione dell'esperienza sia stata sopravvalutata, in questi anni, in Italia, finendo per invecchiare la classe dirigente e amministrativa del Paese?
È un leitmotiv annoso e superato: nel mio caso, l’inesperienza mi ha sempre portato a dover dimostrare più degli altri. D’altronde l’Italia di oggi è sotto gli occhi di tutti con le tantissime questioni irrisolte e i gravi problemi strutturali: forse, quindi, questa tanto declamata esperienza non ha prodotto ottimi risultati. Detto ciò, non ho mai posto una questione meramente generazionale: si può avere un’idea di politica buona e nuova a 20, a 40 o a 60 anni. L’importante è mettersi sempre in gioco e non considerare la politica come semplice rendita di posizione o ufficio di collocamento.
Nelle ultime elezioni gli under 25 hanno votato in gran parte per il Movimento Cinque Stelle. Pensa che sia solo anti-politica o un'idea diversa di politica?
Se un giovane, ripeto, sente la politica lontanissima da sé, è normale che opti per i messaggi che, almeno a parole, annunciano una rottura più forte e traumatica. Non dimentichiamo, poi, che Beppe Grillo è un comico con un linguaggio accattivante e passionale, e insieme a Casaleggio ha puntato tantissimo sulla rete che oggi è terreno frequentatissimo dai giovani.
C’è anche un problema di rinnovamento dei linguaggi e degli strumenti (social media, internet ecc)?
Certamente e sta alla politica, se vuole veicolare al meglio i propri messaggi, utilizzarli al meglio. La rete è un oceano di informazioni che viaggiano ad una velocità folle e i social network sono ormai parte integrante di qualsiasi attività economica, evento e iniziativa. La politica, quindi, non può permettersi di starne fuori. Poi, è chiaro, oltre al canale con cui viaggiano le idee, devono esserci appunto le idee, perché proprio con tutti questi nuovi strumenti i “bluff" vengono facilmente smascherati.
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