Sono stato alla presentazione del rapporto Piq 2009 promosso dalla fondazione Symbola. Una misura della qualità del prodotto interno. Nella competizione tra indicatori che si prefiggono di superare / completare il vecchio (e, a modo suo, sempre efficace) Pil è forse uno dei meglio piazzati, se non per il contenuto informativo – che non sono in grado di valutare rispetto ad altre misure simili – certamente perché è stato calcolato grazie al contributo di Unioncamere. E se le Camere di commercio “mettono a sistema” il Piq nei loro database il gioco è fatto (o quasi). Scorrendo le tavole spicca il ruolo ambivalente del settore dei servizi e in particolare del comparto “sanità e assistenza sociale”, quello a più alta densità di imprenditorialità sociale. In termini assoluti rappresenta una fetta importante del Piq: è la quarta voce per consistenza (34 miliardi di euro su un totale di 430, superando settori “forti” come le costruzioni), ma la quota parte di qualità sul totale del valore aggiunto di settore è poco sotto la media generale (45%). Un grande contributo quindi: il welfare è davvero fattore di sviluppo, anche se con notevoli margini di miglioramento che investono aree chiave come conoscenza e costruzione della domanda, capitale umano e know how, reti, ecc. Tutti indicatori presi in esame per il calcolo del Piq.
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