Famiglia

Il piano di Cameron

Stanziati 448 milioni di sterline per 120mila nuclei problematici. Coinvolte anche le charities

di Gabriella Meroni

Il primo ministro inglese David Cameron si è detto <<determinato ad affrontare alla radice>> il tema delle famiglie problematiche attraverso un piano articolato che prevede una serie di interventi a rete sul territorio. Cameron ha promesso aiuti più mirati e ha parlato di assistenti sociali dedicate per ciascun nucleo familiare, al posto di <<una serie di benintenzionati ma scoordinati funzionari>>. Quanto ai fondi, il governo ha annunciato uno stanziamento di 448 milioni di sterline, di cui il 60% verrà dalle casse dei Comuni interessati.

Critico il partito Laburista, che ha accusato Cameron di aver cancellato il Family Intervention Projects (piano in vigore prima dell’insediamento del governo attuale) e tutto il lavoro svolto dagli enti locali in quell’ambito. Pronta la replica del premier, secondo il quale entro il 2015 la vita di 120mila famiglie vivrà <<una vera rivoluzione>>, in positivo ovviamente.

Il piano del governo prevede di valutare le famiglie in base a sette criteri: i nuclei che risulteranno insufficienti in più di due, verranno classificati come <<problematici>>. Il governo intende stanziare 448 milioni di sterline in quattro anni (recuperandole da altre voci di spesa) allo scopo di creare un network di operatori sociali che identifichino le famiglie bisognose di aiuto, le indirizzino verso il servizio sociale più adatto a loro e si assicurino che vengano adeguatamente seguite da questo. Tuttavia, i fondi bastano a coprire solo il 40% dell’ambizioso piano; il resto dovrà essere coperto dai Comuni che intendono paretcipare al programma.

Altra novità decisa da Cameron è che gli operatori sociali arruolati dal Comuni nel nuovo piano – i quali potranno provenire da charities locali ma anche di aziende private – sartanno retribuiti <<in base ai risultati>>: per esempio, se in una famiglia i figli hanno ripreso la scuola e il padre ha cessato il comportamento antisociali, il risultato verrà comunicato alla neopresidente della Commissione Famiglie Problematiche, Louise Casey.  <<Sono ottimista>>, ha detto il premier inglese. <<Non esiste nessuna famiglia, per quanto abbia problemi, che non si possa raggiungere e aiutare>>. Cameron ha aggiunto che <<è una piccola parte di popolazione a causare la maggior parte dei problemi della società>> e ha invocato un cambiamento globale di approccio nei confronti delle famiglie problematiche: <<Troppi attori sociali si occupano di diversi aspetti, nessuno considera la famiglia nella sua interezza, nessuno prende in carico tutto il nucleo famigliare in difficoltà>>.

Per raggiungere <<l’empowerment>> delle famiglie secondo Cameron serve che ciascuna abbia a che fare con un unico operatore dedicato: <<E’ un obiettivo ambizioso>>, ha ammesso, <<ma ne vale la pena>>. I ministri stanno ancora elaborando i dettagli del nuovo piano, senza dimenticare il progetto voluto dal precedente governo laburista, in base al quale un singolo assistente sociale doveva visitare una famiglia, identificarne i problemi e mettere a punto una strategia di uscita. Gli assistenti sociali hanno dovuto affrontare problemi di  base quale la frequenza scolastica dei minori e perfino l’idoneità dell’alimentazione fornita dai genitori. Ora, è stata la conclusione di Cameron, la prossima sfida per loro sarà destreggiarsi tra la trentina di diversi servizi sociali dedicati alle famiglie per uscire dal modello <<molti operatori scollegati>> e farsi una chiara idea di cosa non va in ciascuna famiglia.

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