Non profit
Il piano Bush fa crac
Ieri la finanza mondiale ha perso 1.2000 miliardi di dollari: scoppia il panico anche sulle pagine dei quotidiani
Oggi praticamente tutti i quotidiani aprono con la crisi finanzaria e il no della Camera amwericana al piano di salvaggia DA 700 miliardi di euro proposto dal presidente americano Bush.
- Inoltre la rassegna stampa di oggi si occupa di:
- Scuola
- Immigrazione
- Razzismo
- Cucina e Unesco
- Austria a destra
Ecco alcuni fra i titoli delle sette pagine dedicate da il Sole 24 Ore al crac di ieri e alla bocciatura del piano Bush: «Borse in caduta libera», «In Europa nessuno è immune dalla tempesta», «Le banche affondano Milano» ecc. ecc. La giornata di ieri è definita «la più convulsa degli ultimi vent’anni» a Wall Street e al Congresso. Insomma toni davvero apocalittici. A parte le cifre che ci sono su tutti i quotidiani (1.200 miliardi di dollari bruciati in un giorno è la più eclatante), il Sole sottolinea il caso politico che si è aperto negli Usa, con un accordo che doveva essere «blindato» e che invece è stato fatto affondare da un manipolo di deputati ribelli, una «fronda» il cui leader è il nero Jesse Jackson jr (figlio del leader dei diritti umani e ex candidato presidente suo omonimo), amico e sodale di Obama, che invece ieri gli ha voltato le spalle, ma di cui fanno parte anche 13 deputati repubblicani che inaspettatamente hanno detto no al piano di Bush. «Nessuno si aspettava che il fallimento sistemico in America venisse dalla politica» spiega il fondo di Mario Platero, «Ma così è stato. Si cercherà di rappezzare il piano per giovedì… Ma si sarà perso tempo prezioso (…) Colpa di chi? C’è stato chiaramente un fallimento della leadership democratica, che ha negoziato direttamente con l’Amministrazione, che non è riuscita a sua volta a conquistare altri 13 voti tra i dissidenti del proprio partito». E l’Europa? E l’Italia? Draghi come al solito fa il pompiere («banche italiane con liquidità adeguata»), ma il Sole parla apertamente della «più grande crisi finanziaria dal 1929».
La Repubblica apre ovviamente sugli States: “No al piano Usa, Borse a picco”. Cronaca della bocciatura del piano Bush da parte del Congresso americano e molti commenti. Vittorio Zucconi apre le danze: “L’11 settembre dell’economia”. Un pezzo il cui inizio dà i brividi: «C’è un buco nero nel cuore del disastro finanziario globale, una voragine sulla quale tutti ci affacciamo, scavalcato dal fallimento di una presidenza che non riesce neppure più a compattare il proprio partito per far passare una legge disperata, diretta a una situazione disperata». Questa situazione però non compatta il paese (come avvenne nel 2001), lo spinge nell’anarchia più totale. In fin dei conti, le responsabilità maggiori conclude Zucconi sono di una presidenza fallimentare.
La palla passa poi a Federico Rampini, “Il giorno del contagio”: L’Europa è esposta direttamente al contagio e l’esempio è quello di Fortis: Trichet non ha saputo intervenire ma per il salvataggio è stato necessario che i tre paesi del Benelux intervenissero congiuntamente (Fortis ha da sola un fatturato che supera quello complessivo dei tre stati). La crisi ha già causato una svolta storica: l’ondata di ri-nazionalizzazioni, l’Europa manca però di strumenti politico-istituzionali con cui affrontare questa situazione.
“A Wall Street l’ultimo falò delle vanità” spiega invece Rom Wolfe, richiamandosi al titolo del romanzo “Falò delle vanità” scritto anni fa e che descriveva l’assalto della finanza all’economia negli anni 80, i primi giovanotti ambiziosi che operavano in quelle banche d’affari che oggi non esistono più. I padroni dell’universo, così chiamava Wolfe questi giovani nel suo romanzo, si sono spostati sugli hedge found già sei anni fa magari con un bel gruzzolo…
Per la cronaca, tre pagine, a cura di Arturo Zampaglione e Mario Calabresi. Il succo è che i 13 repubblicani che hanno voltato le spalle a Bush lo accusano di aver fatto un piano “bolscevico”. Paulson, segretario economico, insiste: occorre far passare a tutti i costi il piano. La conseguenza della bocciatura è registrata da tutte le borse, a partire dall’americana. -7%. Calabresi invece si concentra sul Congresso e riporta alcuni pareri dei deputati. Arrabbiati ma sostenuti dalla gente, che “preferisce la libertà”: «Nella rivoluzione bolscevica lo slogan era: pace, pane e terra. Oggi la scelta è fra pane e libertà – spiega il deputato McCotter del Michigan – e la gente per strada ci ha detto che preferisce la libertà e io sono con loro». Secondo un deputato della Georgia, «Il piano è una grossa merda di vacca con un dolcetto in mezzo»… E mancano 35 giorni alle elezioni…
In taglio centrale, intervista a Paul Samuelson, Nobel per l’economia: è tutto come nel 29, Bush il peggiore presidente degli ultimi 200 anni; «il percorso che ci ha portato a questo punto è esattamente lo stesso di quello del 29, una ricetta diabolica di avidità, indebitamento, speculazione, laissez-faire, e soprattutto un’infinita incoscienza. E ora come allora l’America porterà la croce di aver trascinato nella crisi il mondo intero»…
A pagina 4, Alberto d’Argenio si occupa dell’Europa: “E ora la crisi attraversa l’Atlantico”: ieri bruciati 320 miliardi di euro nelle borse europee, mentre ci si prepara a salvare i colossi che stanno affondando. In Benelux pronto un piano da 11 miliardi per Fortis; in Belgio il governo spenderà 7 miliardi per salvare Dexia; Londra nazionalizzerà un’altra banca (dopo Northern Rock, Bradford & Bingley,200 filiali della quale sono stati presi dalla spagnola Santander). In Germania Hypo è alle corde (banca ora in mano a Unicredit), ma il ministro delle finanze esclude la nazionalizzazione.
Alle pagine 6 e 7 focus sulle conseguenze in Italia. Elena Polidori, in “Draghi : «Liquidità adeguata, ma è allerta»”, riporta la preoccupazione delle istituzioni finanziarie del nostro paese. Il governatore serissimo rassicura, ma intanto Tremonti ha convocato il Comitato per l’instabilità ed è la terza volta in pochi giorni. A fianco Roberto Petrini fa i conti in tasca a regioni e comuni, moltissimi dei quali hanno sottoscritto derivati (l’indebitamento complessivo è di 35,2 miliardi di euro). A pagina 9, intervista a Jeremy Rifkin: “Credito, energia e global warming tre crisi mondiali in un colpo solo”. Secondo Rifkin la crisi attuale è peggiore del 29 perché ci si sta occupando solo della prima, il credito, mentre le altre due galoppano e metteranno in ginocchio il mondo, a partire dall’America (meglio va l’Europa: ha risparmi, maggiori esportazioni e una valuta forte).
“ Crisi, bocciato il piano di Bush” titola il Corriere della Sera. La Camera respinge il salvataggio da 700 miliardi di dollari. Crollano le borse, Wall Street – 7%, la performance peggiore da 20 anni a questa parte. I servizi sulla crisi occupano le prime pagine del quotidiano di via solferino fino a pag 6. Hanno votato no 95 democratici e due terzi dei repubblicani. In totale fanno 228 voti contrari e 205 favorevoli. Bush però non si arrende: «Agiremo subito». A ruota il segretario del Tesoro Paulson: «Useremo tutti gli strumenti in nostro possesso per proteggere i mercati e la nostra economia». E anche la speaker democratica Nancy Pelosi dichiara: «La legge non è passata, ma la crisi è ancora con noi». Secondo Massimo Gaggi a cui è affidato il “Diario della crisi” siamo di fronte alla, come recita il titolo, “Vendetta dei Chicago Boys. Ma la loro ricetta non dà garanzie”. Ancora Gaggi: «ha prevalso il “no a un salvataggio che altera radicalmente e in modo permanente le regole del mercato “ come recita l’appello che 44 economisti conservatori, guidati dall’ex leader repubblicano al congresso, Dick Armey, hanno inviato nei giorni scorsi al Congresso».
«La Borsa andrà ancora giù di molto, altre banche importanti falliranno e Barack Obama sarà il prossimo presidente degli Stati Uniti». È questa la previsione dell’economista Joseph Stiglitz intervistato oggi da La Stampa. Al crollo della finanza americana il quotidiano di Torino oggi dedica quasi tutta la copertina e le prime sette pagine all’interno. Sempre secondo Stiglitz – intervistato dal corrispondente da New York Maurizio Molinari, che firma anche il pezzo di cronaca in apertura del servizio – il piano di Paulson è fallito per due motivi: «da un punto di vista economico dava più fondi a Wall Street che ai contribuenti e dal punto di vista politico aveva il timbro di un’amministrazione impopolare» qual è ormai quella di George Bush. Quindi secondo l’economista il problema è di approccio, il nuovo piano dovrà dare maggiore attenzione agli aiuti ai cittadini alle prese con i pignoramenti e i conti in rosso che alle banche e i manager multimilionari.
La Stampa pubblica anche un pezzo “di colore” sui “Manager che si riversano nelle chiese”: il corrispondente Semprini a New York è andato fra i banchi delle chiese di Manhattan, mai come in questi giorni piene «di uomini in giacca e cravatta e donne in tailleur». Un pastore protestante ha organizzato incontri di gruppo per aiutare le vittime di Wall Street a superare psicologicamente lo stress. Il prete della chiesa cattolica di St. Peter richiama l’attenzione sugli «effetti della crisi sulla vita delle persone», «è ad affrontare le difficoltà quello su cui puntiamo» afferma. Il quotidiano di Torino dedica altre due pagine all’effetto domino che la crisi ha avuto in Europa e in Italia, dove, per esempio, Unicredit è tornata ai livelli di 10 anni fa.
Anche Italia oggi interpreta il no del salvataggio come una bocciatura della svolta a sinistra di Bush da parte dei franchi tiratori nelle file repubblicane ma sostiene che alla fine un compromesso ci sarà. Italia Oggi ne approfitta per fare un parallelo con la politica italiana. Constatando che MCain e Obama non hanno saputo garantire nei fatti un appoggio nei confronti della manovra proprio nel momento in cui avrebbero rischiato qualche importante dividendo elettorale, in Usa, come in Italia, ha prevalso il piccolo interesse politico personale al bene comune della nazione.
Parlando di candidati, un lucido editoriale di Paolo Bagnoli a pag. 2 sostiene che infondo destra e sinistra in Usa non esistono. I due maggiori partiti americani sono entrambi di centro e uno tende a guardare a sinistra mentre l’altro preferisce farlo a destra e poi la partita si gioca in un groviglio di etnie, culture, condizioni sociali, tradizioni, pulsioni religiose e molte altre ancora.
“C’era una volta l’America” è questo il titolo scelto dal Manifesto per parlare della crisi di Wall Street e non solo. “Il congresso Usa boccia il piano Bush di salvataggio del sistema finanziario. Per i mercati è un’altra mazzata. Crollano Wall Street e tutte le borse europee. In Italia la crisi si abbatte sul lavoro: 300mila disoccupati in più nell’ultimo anno”. Questo il sommario che in prima anticipa i servizi alle pagine 2 e 3. Valentino Parlato in prima pagina scrive un commento dal titolo “Una bisca oscura”. “Dal punto di vista del manifesto, «quotidiano comunista», ci sarebbe da essere contenti e gioiosi: il capitale va a Patrasso. Ma non c’è affatto da essere contenti perché la meccanica stessa del capitalismo e anche del mercato scaricherà il massimo dei danni sui lavoratori e i ceti meno abbienti. Se proprio nella crisi non c’è una forte iniziativa politica dalla parte dei lavoratori e dei poveri, andrà malissimo. Andrà malissimo perché oggi in Italia e in tutta Europa i partiti di sinistra (socialisti e comunisti) non ci sono più». «Un bagno di sangue e non sappiamo quando e come finirà» mi dice un broker depresso e stanchissimo dopo una nuova giornata di fuoco che ha visto le borse di tutto il mondo accumulare nuove pesanti perdite”, è la fase di incipit dell’articolo di Galapagos (pag 3) intitolato “La crisi travolge anche l’Europa” che cerca di spiegare come le borse abbiano perso 320 miliardi di euro.
Le prime 5 pagine de Il Giornale sono dedicate al crac Usa. “La paura si chiama contagio” è l’incipit del commento di Marcello Zacchè in copertina e che prosegue a pag. 5 dicendo che “In Europa si stanno compiendo salvataggi a catena”. E in Italia? Il governatore della Banca d’Italia Draghi dice: «Siamo solidi». Berlusconi rassicura: «Sono sereno». Intervista all’economista Donato Masciandro che spiega come il modello italiano, meno redditizio, oggi sia una difesa dal virus. Il ciclone Usa sta travolgendo Unicredit, ieri titolo sospeso per eccesso di ribasso, ma Profumo tranquilizza i dipendenti. Mentre un analista finanziario- anonimo – sostiene che Unicredit deve «chiarire la propria strategia di mercato».
La crisi mondiale della Finanza dà il titolo anche ad Avvenire: “Bufera su banche e mercati – bocciato l’effetto Bush. L’effetto mutui contagia l’Europa”. L’uragano subprime fa le prime vittime in Europa. I gruppi Fortis e Bradford & Bingley in mani pubbliche con l’avvallo della Commissione europea. I listini del vecchio continente bruciano 320 miliardi di euro e tornano ai livelli minimi del 2005. La Bce interviene immettendo nuovi fondi nel sistema. Il governatore Draghi: l’Italia è al riparo. Dal congresso Usa la prima bocciatura al piano di salvataggio da 700 miliardi. Bush si dice: «rammaricato». Obama tende la mano: «Riusciremo a trovare un nuovo accordo».
E inoltre sui quotidiani di oggi:
Scuola
il Giornale – pag. 15: Napolitano all’inaugurazione dell’anno scolastico ha detto«Servono scelte coraggiose di rinnovamento, non sono sostenibili posizioni di pura difesa dell’esistente» e il ministro dell’istruzione Gelmini intervistata risponde: «Un discorso di buon senso ma io non ne approfitto». In copertina sull’argomento Mario Giordano che commenta il discorso del Presidente della Repubblica “di buon senso e realismo“ .
Corriere della Sera – Indispensabili i tagli alla scuola. A dirlo è il presidente Giorgio Napolitano. Che sul progetto Gelmini aggiunge: «Giusto contenere la spesa, ma in un clima di dialogo. Le condizioni del nostro sistema scolastico richiedono scelte coraggiose di rinnovamento, non sono sostenibili posizioni di pura difesa dell’esistente».
Immigrazione
La Repubblica – A pagina 14 un pezzo sulla questione immigrazione: “Fini, regolarizzare chi lavora, Maroni: no ad ogni sanatoria”. Il presidente della Camera torna sulla questione immigrati ed auspica maggior flessibilità nell’affrontare il tema, specie nella politica dei flussi e nelle procedure.
Razzismo
Il manifesto– Due pagine ( 6- 7) dedicate al tema razzismo dopo gli ultimi fatti di Pianura a Napoli con 200 immigrati barricati e protetti dalla polizia. Sul tema intervista ad Alex Zanotelli che osserva: «Dobbiamo disfarci al più presto anche del pacchetto sicurezza, con la barbarie delle schedature dei rom e con l’implicita equazione clandestino uguale criminale. Anche l’Osservatore romano ha preso posizione contro la deriva presa dal governo. È anche su queste leggi inique che si alimenta il clima xenofobo, ed è di questo che si approfittano i politici di An che fanno propaganda a Pianura».
Cucina e Unesco
La Repubblica – A pagina 21: “La dop non basta più, le cucine nazionali ora sognano l’Unesco”. In pratica Sarkozy vuole far etichettare alcune ricette come patrimoni da salvaguardare. Carlin Petrini interviene dicendo: sì va bene, ma occorre lavorare anche a monte delle ricette, sulla qualità di prodotti. Se no è solo marketing….
Austria a destra
La Repubblica – R2 dedica il focus all’Austria: viaggio nel mondo dei giovani neonazisti: “Un cuore nero per l’Europa” è il titolo del pezzo di Vanna Vannuccini.
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