Mondo

Il piano anticrisi

Dopo il vertice europeo di ieri, i governi nazionali oggi varano le misure per evitare il collasso

di Franco Bomprezzi

Mentre le Borse europee sembrano accogliere molto positivamente le decisioni del vertice dell’Unione, ecco come i giornali oggi in edicola hanno raccontato e commentato la nascita, finalmente, di un vero accordo fra i paesi della Comunità.

 



Repubblica apre con “Banche, la trincea dell’Europa”. Molta cronaca e vari commenti fra cui quello di Luigi Spaventa, “Le statuine e il mercato”: agire con interventi in successione aggrava la crisi, eccita la paura. Il nuovo piano ha scopi chiari, delinea una strategia da attuare. Tra le 5 pagine, segnalo i pareri degli economisti (4 intervistine a pagina 5). Si inizia con Paul Samuelson: “Senza interventi comuni sareste finiti come nel ‘40”, ovvero nelle braccia del totalitarismo per chiudere con Giacomo Vaciago: ”Un ritardo senza spiegazioni con il rischio di un collasso” («il fallimento della Northern Rock è di un anno fa… perché si sono ridotto all’ottobre 2008? Rischiamo di fare come il Giappone che non cresce da 15 anni per non essere intervenuto in tempo nella sua crisi bancaria… Per una volta l’uso del decreto si giustifica, non facciamoli solo per i grembiulini a scuola»), passando per Mario Sarcinelli, “Ora allentiamo i vincoli sui patrimoni bancari” («architettare in fretta un efficace intervento comune fra Bce e banche centrali che comprenda i meccanismi di erogazione dei fondi»).

I sei punti del piano europeo di Parigi ben riassunti dall’infografica del Corriere della Sera a pag. 2: 1.creazione di una linea di credito per aumentare la liquidità alle banche. 2.garanzie dei governi sui prestiti bancari fino al 31 dicembre 2009. 3.i governi potranno intervenire per ricapitalizzare le banche. 4.Impegno a evitare qualsiasi fallimento di istituzioni rilevanti. 5.regole contabili più flessibili. Viene sospeso il mark-to-market. 6.Più cooperazione tra paesi, commissione ue, bce e eurogruppo. Ogni misura pur nella cornice europea rimarrà comunque nazionale. Il governatore della banca d’Italia Mario Draghi non si accontenta. «Occorrono scelte coraggiose», dice non solo per affrontare la crisi finanziaria, ma anche i gravi effetti di tali turbolenze sulla povertà, l’energia e l’ambiente, riassume il Corriere.
Venendo alla politica a pag 5 il quotidiano milanese titola: “Berlusconi: in Italia la situazione è ottimale”. Alle 15 di oggi il consiglio dei ministri straordinario per varare le misure comuni. Il premier però sarà già a Washington. Intanto il ministro ombra del pd Enrico Letta fa i complimenti a Tremonti («Bravo») e accoglie la proposta di unità nazionale lanciata da Casini. E la manifestazione del 25? «Si farà, ma sarà diversa da quelle che abbiamo conosciuto finora. I toni saranno tutti concentrati sul per e non sul contro».


Oggi i governi europei, all’unisono, si doteranno di quella “cassetta degli attrezzi”, secondo la felice espressione usata dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, per tentare di risolvere la crisi finanziaria: La Stampa fa notare che, nonostante il presidente francese Nicolas Sarkozy abbia fatto di tutto per emergere come «guida di un’Europa terrorizzata» a segnare il passo è stato il premier inglese Gordon Brown. E’ lui che «ha tirato fuori dal cappello la formula audace, eretica e forse miracolosa, la statalizzazione delle banche che adesso tutti dovranno copiare, compresa la Francia» scrive in un bel pezzo l’inviato Domenico Quirico. Oggi infatti Londra nazionalizza Hbos e Rbs, due dei maggiori istituti di credito del Paese. In pratica il governo supporta le banche in cambio di una partecipazione, con questa misura il governo inglese ssalirebbe a 70% in Hbos e al 50% in Rbs.


Anche il Giornale dedica l’apertura  alle Borse. Il piano dei leader  europei «prestiti garantiti per un anno, ma non faremo regali». Berlusconi: «Italia tranquilla, da ricapitalizzare solo Unicredit».  A pag. 2  (oltre alla foto di gruppo dove Berlusconi, incredibile,  non è in prima fila, è in seconda e per di più non è al centro, ma defilato all’esterno) Alessandro Caprettini  analizza le difficoltà della Ue  a trovare un accordo sulla base delle stesse dichiarazioni del premier che ha detto: «siamo in 27 paesi senza le regole che si erano stabilite con il trattato di Lisbona. Con un presidente che cambia ogni sei mesi, e con il voto all’unanimità…». Logico quindi, considera Caprettini, che quando il discorso si fa scottante le voci diventino singole e attente agli interessi in gioco nel proprio Paese come accade in Germania dove nel 2009 la Merkel  si ricandida.  Tanto che Sarkozy ha definito storica l’ unità che ha dimostrato la Ue. 
a pag. 5 Gavino Sanna dà un consiglio alle banche: «l’unico spot possibile è dire tutta la verità. I consumatori devono avere buonsenso. I politici devono  dire la verità e far capire di essere in grado di lavorare adeguatamente per  risolvere i problemi». Dalla prima Vittorio Macioce firma un fondo dal titolo “adesso il mondo ha bisogno di Carisma” perchè è l’unica cosa che ferma il panico  e la sfiducia.

Come sempre il lunedì niente attualità stretta per il Sole 24 Ore, ma apertura dedicata ai «titoli che hanno resistito alla crisi». Quali sono? In Italia il migliore in assoluto è Bastogi (+38% da inizio anno), seguito da Immobiliare Lombardia (+31) e Banca popolare di Intra (+27, vedi a internazionalizzarsi?). I peggiori, Cell Therapeutics (-97%), Risanamento (-90) e Eutelia (-88). Interessante la pagina dedicata alla crisi dei mutui e quindi alle rate che salgono: i proprietari non ce la fanno più a pagare e il risultato si vede, +17% di pignoramenti in sei mesi. La città più colpita è Bari, poi Bologna e Bolzano. A pag. 13 ampio spazio alle briciole dell’8 per mille e gestione statale, solo 3,5 milioni (record storico negativo).


E invece Avvenire il lunedì non c’è, ma nell’edizione di domenica ha affrontato il tema con il titolo di apertura: “Ci prova anche il G7. Piano in cinque punti”. “Tremonti: serve una nuva Bretton Woods” (pag.4). Il ministro chiede un “tavolo il più possibile allargato”. Il progetto è già in fase avanzata e per dargli nuovo impulso conta sulla vicina presidenza italiana del G8 nel 2009. Gli strumenti adottati per rispondere alla crisi hanno mostrato che la strategia non può essere frazionata e vanno riconosciuti alcuni errori. Tremonti ne cita due: “Gli Iass, il sistema contabile internazionale, sono stati forse un errore e Basilea 2 (l’accordo contenente i criteri in base ai quali le banche devono concedere prestiti) è morta. Tutte le banche fallite erano in regola con Basilea 2, evidentemente c’è qualcosa che non va”.  Non concorda Draghi, secondo cui Basilea non è morta ma va resuscitata in altre forme. Ma almeno sugli Ias ha concordato sulla necessità di una coerenza fra Europa e Stati Uniti. Tace invece Berlusconi dopo la baraonda sollevata con i suoi “consigli per gli acquisti”. Ovviamente minimizzano i suoi ministri (Frattini: Credo che abbia solo dato un segnale generale di sicurezza e fiducia”; Brunetta: “E’ nell’interesse collettivo che ha detto quel che ha detto”).
Quel che conta, secondo Frattini, è altro: da questa tempesta bisogna ricavare anche una lezione etica. Alla base degli atti che hanno portato alla crisi c’è infatti “il disprezzo  per la dignità della persona umana come filosofia d’azione”, lo stesso riscontrato in  “chi ha speculato sui prezzi  alimentari”.
E mentre Emma Marcegaglia annuncia che occorrerà rivedere al ribasso le stime sul Pil nel 2009 (da +0,4% a – 0,5%), il Piano anticrisi del G7 lascia perplessi molti investitori (pag.5). Se infatti si conferma un impegno a tenere a galla le banche con infusioni di nuovi capitali, però, non si fissano nè modi né tempi. Lo sforzo di definire un piano c’è stato e alcune proposte sono state avanzate, ma forse in un momento di panico generale come quello attuale qualcuno si aspettava più polso. L’amministrazione Usa si è portata avanti, varando ieri (l’altro ieri) il piano di salvataggio, annunciando che il governo entrerà nell’azionariato di alcune istituzioni finanziarie (ma non si sa quali). Il piano anticrisi ha incassato il via libera dell’Unione Europea e Almunia, commissario europeo agli affari economici ha definito la crisi attuale “la più seria del 1930”. Però da più parti si promette che nessuna banca sarà lasciata fallire. Segue a pag. 6 una fotografia dei danni già fatti dalla crisi: 14.300 miliardi di dollari bruciati in un anno, con Milano la peggiore borsa d’Europa.


Italia Oggi entra nello specifico e propone un ampio servizio di due pagine,  ( pag 4 e 5) con le singole iniziative di ogni governo in Europa ed emerge che si è uniti nella malattia ma divisi sulla cura. Alcuni esempi. Irlanda: aumento della garanzia sui depositi da 20.000 a 100.000 euro, che equivale a una impegno finanziario da parte del governo stimato intorno ai 4000 miliardi di euro. Islanda: interruzioni delle contrattazioni di borsa fino ad oggi. Domani l’Islanda chiederà un prestito alla Russia dal valore di 4 miliardi di euro. Il Governo a nazionalizzato il colosso del credito Landsbank mentre Glitnir Bank è stata messa in amministrazione controllata. Francia: lo stato interverrà a condizione di avere facoltà di cambiar i vertici delle banche se necessario. Creazione di un ente autonomo con la facoltà di acquistare quote di banche messe a rischio dalla crisi. Delibera di un finanziamento al colosso franco-belga per 3 miliardi di euro per evitarne il finanziamento. Nessun intervento invece per innalzare i limiti di garanzia pubblica sui depositi in conto corrente che restano così tutelati fino a 70mila euro. Germania. Sostegno illimitato alla garanzia pubblica totale sui depositi privati. Questo prevede un esborso potenziale di 1.600 miliardi di euro per il governo tedesco.  Gran Bretagna: il piano punta a provvedere alle esigenze di liquidità a breve termine, mettendo a disposizione degli istituti di credito almeno 2000 miliardi di sterline. Spagna: creazione di un piano da 30 miliardi di  euro destinato all’acquisto di attività bancarie con rating tripla A e innalzamento delle garanzie sui depositi in conto corrente da 20mila a 100mila euro.

E inoltre sui quotidiani di oggi:

Fascisti in Bulgaria
La Repubblica – Il quotidiano diretto da Ezio Mauro dedica due pagine ai fatti bulgari (richiamandoli in prima): “Cinque ultrà italiani fermati a Sofia La Russa: «Dobbiamo vergognarci»”. La cronaca della figuraccia, il parere dei tecnici della nazionale (Riva, «non abbiamo bisogno di tifosi così», e Lippi, «se questi fatti si ripetono sporcano l’immagine dell’Italia») e un focus sui protagonisti firmato da Enrico Currò: “Noi, quelli dei saluti romani abbiamo difeso il tricolore”. Il cronista parla con un ultrà, fascista senza nasconderlo: «I canti e il saluto romano? Quelli ci stanno. Però in Italia si butta sempre tutto in politica. è stato un normale episodio come tanti,tra ultrà, e guardate che anche i bulgari sono di destra»…

Donne immigrate
Corriere della Sera – Il focus del Corriere oggi è dedicato al ruolo delle immigrate nel processo di integrazione degli stranieri in Italia. L’indagine è della Fondazione Farefuturo, diretta da Adolfo Urso e presieduta da Gianfranco Fini. Le donne immigrate sono il principale agente di inserimento dei loro gruppi etnici nel nostro Paese «poiché svolgono una funzione di confronto e stimolo sia nei confronti della propria comunità, che della nostra, quella ospitante». Risultato? L’80% degli immigrati che ha un lavoro si sente «molto» o «abbastanza integrato». Quanto ai numeri nel 92 la presenza femminile era di 66 donne ogni 100 uomini, oggi sono 102. Dice il sociologo Marzio Barbagli: «le statistiche però dimostrano che per un’immigrata il rischio di essere uccisa è più elevato che per un’italiana. Un quarto delle donne assassinate in Italia sono straniere e in un quinto degli omicidi è straniero l’uomo ucciso.

Congo invaso
La Stampa – Domenico Quirico firma oggi su La Stampa un reportage magistralmente scritto sull’invasione del Congo da parte delle truppe filo-ruandesi, un pezzo che fa capire cosa si muove nel più grande Stato dell’Africa, pieno di petrolio e risorse minerarie, e che usa come filo conduttore l’incredibile figura del generale Nkuda, leader militare e pastore evangelico in guerra da dieci anni per costruire un grande impero tutsi tra Ruanda ed Est Congo.


Leggi ad personam
La Repubblica – Adesso tocca a Carnevale, giudice famoso come “ammazza-sentenze” (a favore della mafia, per vizi formali). Per lui cambiata la norma che prevede il pensionamento a 75 anni (che già non sono pochi), per rimanere in servizio fino a 83. «Al Csm sono basiti» riporta Liana Milella.

Eluana
La Repubblica – A pagina 17 (ma con richiamo in prima), Piero Colaprico su “Tettamanzi: silenzio su Eluana, decida il medico”. Cronaca basata sulle dichiarazioni del cardinale e le reazioni. «Mai come in questo momento si capisce che Eluana è viva», dice Roccella. «Nessuno ha mai detto che sia morta», ribatte il legale della famiglia Englaro: il punto sono le cure invasive… Di spalla intervista a Mario Riccio, il medico che staccò la ventilazione meccanica a Welby: trasfusioni ed alimentazione artificiale «sono la stessa cosa: sono entrambi trattamenti sanitari»…

Il Giornale – «Non curare Eluana  è omissione di soccorso» L’ordine dei medici  non approva la decisione di non bloccare  l’emorragia e di non eseguire la trasfusione. Nuove polemiche  sul caso della donna in coma da 16 anni».  Intervista  faccia a faccia. Eugenia Roccella dice « non è un fantasma: si è ripresa dalla crisi, vuol dire che è viva». Antonietta Coscioni: «Ma quale vita. Io che l’ho vista dico:  lasciatela morire». l’arcivescovo di Milano mons. Tettamanzi « Silenzio,  questa tragedia va rispettata».

Cofferati papà
Corriere della Sera – Marco Imarisio intervista Cofferati, dopo l’annuncio di non ricandidarsi a sindaco di Bologna per stare vicino al figlio. «A 60 anni ho deciso consapevolmente di fare un secondo figlio. Simone, il mio primogenito ha 36 anni, ed è nato quando io ne avevo 24. La nostra vita insieme ha un percorso molto lungo. Con Edoardo non sarà così. Il tempo che passerò con lui è molto più breve. Quando avrà 36 anni, come oggi suo fratello, io non so se ci sarò ancora».

Medici senza frontiere
Sole 24 Ore – Sul fronte non profit, anticipazione del bilancio di Medici senza frontiere che viene presentato oggi a Milano: le donazioni erano a quota 36 milioni nel 2007, +9% rispetto al 2006.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA