Sostenibilità

Il pessimismo della vigilia

In arrivo i leader. Ma per il WWF "il testo negoziale di partenza sfiora il ridicolo"

di Redazione

Rio +20 si deve ancora aprire e già lo spettro sempre più reale che si sta materializzando è quello di un accordo debole.  Il testo negoziale diffuso dal Brasile  “è un colossale fallimento di leadership e visione da parte dei diplomatici – attacca Mariagrazia Midulla, responsabile Policy Clima ed Energia del WWF Italia, che è a Rio per seguire i negoziati – Dovrebbero vergognarsi della loro incapacità di trovare un terreno comune su una questione tanto cruciale come il nostro futuro. Dovranno essere i leader del pianeta, che si incontreranno per l’apertura ufficiale del vertice, a fare davvero sul serio per salvare il processo negoziale e garantire al mondo uno sviluppo sostenibile. Se approveranno questo testo senza cambiamenti significativi, condanneranno Rio+20 ad essere ridicolo.”

“Anche se alcune parole deboli sono state rimosse, i negoziatori le hanno sostituite con un linguaggio senza mordente, proponendo giri di parole come ‘impegnarsi alla progressiva realizzazione’ e promesse di ‘riconoscere’ problemi e soluzioni – continua Midulla – Hanno aggiunto alcune azioni positive sulla protezione degli oceani, ma il testo contiene molte parole che ‘impegnano’ le parti a non fare nulla, come ‘impegnarsi a promuovere’ e ‘impegnarsi a considerare sistematicamente’.”

 “Dopo due anni e una nottata di negoziati – conclude Midulla – i diplomatici a Rio stanno deludendo il pianeta. I leader hanno ancora tempo di mettersi in gioco e Dilma deve mostrare la via.”

Proprio Dilma Roussef, presidente brasiliana, apre la lista dei buoni e dei cattivi di questo negoziato compilata dal WWF.

I BUONI E I CATTIVI

La lista WWF dei “potenziali buoni” si apre con il Brasile, che in qualità di paese ospitante può guidare la conferenza verso un risultato positivo e fare pressione sul G20 per portare i colloqui tra i capi di Stato presenti in Messico a un più alto livello politico. Segue l’Unione Europea, che è stata storicamente leader su una serie di questioni ambientali: può dare l’esempio rompendo lo stallo politico dei negoziati, ma deve essere coraggiosa sulle nuove fonti di finanziamento, l’eliminazione dei sussidi perversi e nel far capire il legame tra lotta alla povertà, tutela ambientale e sviluppo sostenibile. Il Messico è parte della nuova leadership globale tra le economie emergenti e può agire da mediatore per la necessità di una nuova green economy che vada oltre il PIL e comprenda misure di sviluppo sostenibile. Mentre alcuni Paesi Africani stanno facendo progressi sui nuovi indicatori per misurare la salute dell’economia e sulla “Zero Net Deforestation” per la tutela delle foreste, ma devono a più presto riconoscere i ruolo della natura nella lotta contro la povertà.

Ad essere in bilico sono i leader del G20 riuniti in Messico, che possono avere un ruolo chiave per stimolare una svolta nei negoziati di Rio: non può esserci stabilità economica senza uno sviluppo sostenibile a lungo termine e secondo il WWF il G20 deve raggiungere un accordo per eliminare entro il 2020 i sussidi ‘perversi’ e definire nuovi indicatori nazionali che vadano oltre il PIL includendo il valore del capitale naturale. L’India può diventare leader su questioni come l’accesso all’energia e la gestione sostenibile dei fiumi, ma deve riconoscere che la tutela dell’ambiente è necessaria allo sviluppo sostenibile, al benessere umano e alla lotta contro la povertà, tutti obiettivi a cui il Paese aspira. La Cina ha riconosciuto la necessità di includere gli indicatori di qualità ambientale nella misura del proprio sviluppo complessivo e ha intrapreso numerose azioni per uno sviluppo più sostenibile; ora deve portare questa esperienza in questo consesso in modo da costruire una visione comune che consenta a tutti i Paesi di adottare metodologie comparabili a beneficio di tutti. Infine gli Stati Uniti, che possono diventare leader sulla contabilità verde e la protezione dei benefici forniti dalla natura, come acqua e aria pulita, ma finora hanno giocato un ruolo di disturbo in questo processo, chiedendo un esito debole e non impegnativo, in particolare bloccando l’implementazione di un accordo per proteggere la salute dei nostri oceani.

Tra i ‘cattivi’ che stanno bloccando il processo negoziale, spiccano i Paesi dell’OPEC, dall’America Latina al Medio Oriente, e in particolare Arabia Saudita, Venezuela, Equador e Qatar, che stanno bloccando l’accordo sull’eliminazione di sussidi perversi ai combustibili ‘sporchi’, che a livello globale valgono almeno 750 miliardi di dollari e di cui solo una piccola percentuale va a beneficio delle popolazioni più povere del pianeta. I governi dovrebbero invece indirizzare questi soldi verso una giusta transizione all’energia rinnovabile e ad alleviare la povertà. Il Canada, infine, si rifiuta di riconoscere qualunque differenza di responsabilità tra paesi sviluppati e in via di sviluppo, sta bloccando qualunque tipo di nuovo finanziamento e in generale sembra non volere fare alcuna concessione al negoziato. Il Canada sembra del tutto disinteressato a misure per salvaguardare l’ambiente. Ma allora – si domanda il WWF – , perché sono a Rio?

 

NEW: il Radio-diario di Mariagrazia Midulla da Rio è qui: www.wwf.it/rio

Il bollettino quotidiano dei negoziati è su http://www.iisd.ca/uncsd/rio20/enb/ 

Il dossier WWFper Rio+20 con dati e proposte: http://www.wwf.it/client/ricerca.aspx?root=31316&content=1

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