Cultura
Il peso della società civile
Luci e ombre di un settore sempre più in crescita (specie al sud) nel report di Cittadinanzattiva
Società civile italiana del 2008, quanto vali? A rispondere alla domanda ci ha provato Cittadinanzattiva, il movimento per i diritti del cittadino che proprio quest’anno compie 30 anni di vita, festeggiati con la presentazione, a fine settembre, del suo bilancio sociale e con la pubblicazione de “La società civile tra eredità e sfide”, volume di 250 pagine sullo stato attuale della società civile nostrana. Un lavoro intenso, frutto di molte mani, «che ha il merito di mettere in risalto luci ed ombre di quella che possiamo definire “il complesso di forze di cittadini che si fanno carico del bene comune”», spiega Renato Frisanco, responsabile del settore studi e ricerche della Feo-Fivol, che ha partecipato ai gruppi di lavoro della ricerca.
Diffuse al 51% al nord e al 27% al sud, con il 51% di donne attive che però occupano solo il 30% dei ruoli dirigenziali, le 220mila organizzazioni non profit attuali (a cui, per completare il quadro della società civile, sono da aggiungere altri enti più informali, il cui numero però non è quantificabile) sono cresciute del 119% dal 1996 al 2000, con il picco a sud del 200%. «Gli aspetti positivi sono quelli di un fenomeno cresciuto molto negli anni, con meno squilibri e una buona distribuzione sul territorio, nonostante permangano le differenze nord-sud», commenta Frisanco, «le ombre invece sono essenzialmente due: la poca propensione a realizzare un vero fund raising, che porta a problemi strutturali di risorse finanziarie, e l’eccessiva frammentazione, intesa come incapacità a tessere reti che abbiano un impatto concreto sul territorio». Un impatto che, seppur riconosciuto dall’opinione pubblica, «che riversa sugli enti della società civile molta fiducia, non esitando a fare donazioni e ad appoggiare campagne», manca di punti di riferimento extraterritoriali e, soprattutto, di rappresentatività politica a livello nazionale.
«C’è il Forum del Terzo settore che funziona bene, ma potrebbe incidere in modo maggiore se fosse più unitario», aggiunge Frisanco. A conti fatti, comunque, i risultati della ricerca fanno ben sperare: «Grazie al costante aumento della “cittadinanza attiva”, quella parte di società che si informa e sa far valere i propri diritti, oggi il capitale sociale italiano cresce senza sosta», continua il responsabile studi di Feo-Fivol, «siamo quindi al momento del “si può fare di più”». In particolare, «la società civile deve perseguire maggiore autonomia dalle istituzioni, essendo per queste ultime un interlocutore alla pari, sussidiario e non sussidiato». In questo senso, i dati raccolti dalla ricerca parlano chiaro: oggi il 40% dei fondi delle associazioni e il 59% di quelli delle cooperative sociali arrivano dallo Stato.
Info: www.cittadinanzattiva.it
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