Già l’Italia è piuttosto ferma, se poi si disattivano i telepass delle ambulanze e le inchiodiamo in fila al casello rischia veramente di bloccarsi proprio tutto.
Dal 2 luglio Società Autostrade, a meno di ripensamenti ma pare proprio di no, disattiverà circa 3000 telepass che dal 1999 permettevano ai mezzi di soccorso gestiti dalle associazioni di volontariato di oltrepassare i caselli autostradali nel loro servizio. Prima dovranno pagare, poi solo dopo aver accertato che erano trasporti di urgenza potrà essere applicata l’esenzione. Per carità, non è che a Società Autostrade siano contro le facilitazioni da fornire a chi fa trasporto di urgenza, è che credono, a ragione secondo loro, che debbano essere applicate solo ai viaggi di emergenza e non per esempio al trasporto per ricoveri, dimissioni, trattamenti radioterapici e chemioterapici o dialisi.
Non è servita una manifestazione nazionale con sciopero delle ambulanze del 3 aprile scorso e una delegazione ricevuta sbrigatamente sulle scale, non è servita una risoluzione parlamentare, non serve pare nemmeno la posizione del ministro dei trasporti Maurizio Lupi, anche se il governo potrebbe semplicemente diramare una circolare e lasciare tutto come è stato fino ad oggi.
Non serve fermare 3000 ambulanze, non serve che il governo sia contrario, non serve appellarsi al buonsenso, non serve che il Parlamento prenda una decisione, non serve una sentenza della Corte di Giustizia Europea recepita dalla recente sentenza del Consiglio di Stato (afferma in pratica che i servizi di soccorso comprendono sia i servizi di trasporto medico d’urgenza sia servizi di trasporto sanitario ordinario come, ad esempio, il soccorso portato alle persone dializzate).
Insomma, pare che non serva fare nulla di fronte ad una decisione di pochi che impatta una moltitudine. Non serve nemmeno che dirigenti delle associazioni, come il presidente di Anpas Fabrizio Pregliasco, impieghino molto tempo a cercare di difendere diritti minimi acquisiti da chi svolge un servizio pubblico gratuito. Tempo che sarebbe utile e prezioso per fare altro.
Allora questa decisione fa arrabbiare ancora di più: perché è presa sulla base di valutazioni meramente e utilmente tecniche da parte di Società Autostrade; perché nessuno vuole usare i propri strumenti per fermarla; perché costringe chi svolge un servizio gratuito e solidale a dover difendere qualcosa che non comporta alcun privilegio in mezzo ad un Paese che vive ancora di privilegi scandalosi e nascosti; perché allontana ancora di più i cittadini che decidono di fare volontariato dalla sfera pubblica; perché in sostanza fa inutilmente arrabbiare e complica la vita di chi cerca di rendere migliore e più coeso questo Paese.
Ma la cosa più scandalosa non è il fatto che le ambulanze dal 2 luglio dovranno pagare il pedaggio e poi arrampicarsi in una ulteriore babele burocratica per dimostrare il diritto all’esenzione limitato ad una parte di casi e spesso per pochi euro distribuiti su tanti viaggi.
La cosa più scandalosa è che non ci sia nessuno che abbia la forza di fermare una decisione tecnica avvolta da un mantello di immoralità, ingiustizia, diseducazione che invece di motivare il tessuto sociale dell’Italia a fare la sua parte per migliorare il Paese lo disillude ancora di più.
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