Europee 2024

Il Pd in cerca di garanzie sociali (ma il Terzo settore non sembra strategico)

Alla vigilia dell’8 e 9 giugno mettiamo sotto la lente i programmi elettorali dei principali partiti e alleanze in vista del voto. Ognuno riletto intorno a cinque parole chiave. Dopo la Lega di Salvini, è il turno del Partito Democratico

di Stefano Arduini

Scorre per una cinquantina di pagine la piattaforma elettorale del Partito Democratico intitolata “L’Europa che vogliamo”. Il Pd è il partito che accoglie fra le sue liste il maggior numero di esponenti provenienti dall’associazionismo organizzato (vedi qui l’elenco in coda all’intervista). La cui sensibilità è certamente riflessa nel programma firmato dai candidati a uno scranno al Parlamento Ue. Quali sono dunque i tratti caratterizzanti dell’Europa immaginata dai democrats? Proviamo a rispondere, malgrado il programma-omnibus in cui si fatica a far emergere le priorità, ancorandoci a cinque parole chiave come abbiamo già fatto per la Lega di Salvini

  1. Per un’Europa sociale, ci vuole più coraggio. Parte da qui il documento programmatico, un’ammissione esplicita del fatto che sul piano sociale l’Europa finora ha marciato con il freno a mano tirato. Il primo punto in agenda è il nodo del lavoro povero (che come i lettori di VITA sanno riguarda in molti casi i lavoratori della filiera della cura): occorre quindi integrare la direttiva sui salari minimi con una direttiva sui salari equi e eliminare gli stage gratuiti.  
  2.  Quattro Garanzie. Il Partito Democratico chiede un nuovo sistema di welfare basato su quattro Garanzie: “La Garanzia dell’Infanzia, per spezzare le varie forme di povertà infantili (abitativa, alimentare, scolastica), la Garanzia Giovani, per prevenire la disoccupazione di lungo periodo, una Garanzia Universale per il lavoro che funzioni come schema comune di assicurazione per tutelare lavoratrici e lavoratori di tutte le età e infine una Garanzia per le persone con disabilità”. 
  3. Economia sociale e Terzo settore, basta la citazione?. In cinquanta pagine la dizione “economia sociale” ricorre una sola volta, riferendosi alla necessità di valorizzare il “grande contributo dell’economia sociale e del mondo della cooperazione nello sforzo comune di sviluppare le politiche industriali europee”. Un po’ poco: ricordiamo che lo sviluppo e l’implementazione del Piano per l’economia sociale sarà uno dei compiti del prossimo Parlamento Ue in collaborazione con quelli nazionali). “Terzo settore” ricorre invece due volte. Il primo passaggio è molto significativo: serve “un’inclusione attiva delle reti della società civile e del Terzo settore nel processo decisionale dell’Ue”. Uno spunto che non viene sviluppato in alcun modo, meno che mai in una logica sistemica (vista la lunghezza del documento programmatico lo spazio ci sarebbe stato). Il secondo è un riferimento è alla partecipazione del Terzo settore alla stesura del programma, al pari delle parti sociali, dei sindacati, delle imprese… e a “tutti gli interlocutori che desiderano un’Europa nuova, sociale, verde e giusta”. La sensazione è che il Terzo settore compaia perché non poteva essere altrimenti (e a guardare i competitor è cosa apprezzabile), ma non emerge una visione strategica basata su un approccio al welfare in senso comunitario e di sussidiarietà circolare, superando il modello oggi ancora dominante di fornitura di servizi da parte dei soggetti sociali.
  4. Corpi civili di pace europei, un impegno scritto nero su bianco. Dice il programma del Pd: “Ci impegniamo per l’istituzione dei Corpi civili di pace europei, che dovranno essere strumento di mediazione e prevenzione dei conflitti, un investimento sulla coscienza collettiva delle nuove generazioni e sulla costruzione di un mondo pacifico e sicuro”. Battaglia sacrosanta e su cui alcuni esponenti del Pd, come Patrizia Toia, stanno lavorando da tempo.
  5. Un’Ucraina europea. Sul fronte ucraino il documento del Pd è molto chiaro e netto (molto di più rispetto al dibattito interno emerso in campagna elettorale): “Vogliamo un’Europa che continui a sostenere la resistenza del popolo ucraino di fronte all’aggressione russa…Rafforzare l’impegno politico e diplomatico per una pace giusta non significa la resa di fronte all’aggressore ma assumere le ragioni dell’aggredito e del diritto internazionale, da far valere agli occhi del mondo”.

    Abbiamo dedicato il numero di VITA magazine “L’Europa da rifare” ai più rilevanti temi sociali da approfondire in vista delle elezioni europee del prossimo giugno. Se sei abbonata o abbonato a VITA puoi leggerlo subito da qui. E grazie per il supporto che ci dai. Se vuoi leggere il magazine, ricevere i prossimi numeri e accedere a contenuti e funzionalità dedicate, abbonati qui.

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