Cultura

Il Patriarca di Gerusalemme: colpite le chiese non le case

Lettera per la Quaresima schok, rivolta ai soldati israeliani

di Redazione

“Distruggete le nostre chiese, ma risparmiate le case dei nostri fedeli”: è l’appello che Sua Beatitudine Michel Sabbah rivolge ai soldati israeliani in occasione del suo Messaggio Quaresimale 2001. “Se vi serve a tutti i costi una punizione collettiva o un riscatto, per ridonare tranquillità ai bambini innocenti e alle famiglie, egli continua, noi offriamo le nostre chiese: distruggetele”.
La Lettera Quaresimale di mons. Sabbah è una richiesta dolorosa e accorata per la pace nella Terrasanta, in un momento di grande tensione. Prima di scriverla, il 67enne Patriarca latino ha visitato parrocchie, comunità e autorità civili della Palestina. Pur essendo un documento per la Quaresima cristiana, in molti punti esso si rivolge direttamente anche ai musulmani e agli ebrei.
La preoccupazione primaria è quella della situazione politica: “strade chiuse, assedio imposto a villaggi e città, mancanza di lavoro, bombardamenti continui”. Questa situazione senza speranza spinge molti cristiani ad abbandonare il paese. “Fratelli e sorelle, dice il Patriarca, non lasciate la vostra terra. Abbiate pazienza. Dio vi vuole credenti in lui e testimoni di Gesù Cristo nella sua terra. Rimanete stabili attorno ai Luoghi Santi! Perché lasciate che altri costruiscano il vostro avvenire?”.
Parlando di una “guerra che ci è imposta”, il Patriarca chiede a tutti i cristiani gesti di amore e carità, di fronte alla miseria che dilaga nei Territori: “invitiamo tutti a condividere il pane con chi ne ha bisogno, sia invitandoli alla loro tavola, sia donando alla Caritas o altra organizzazione simile la somma uguale a quella spesa da voi per il cibo di una giornata”.
Il Patriarca propone agli israeliani di distruggere piuttosto le chiese, purché vengano risparmiate le case dei fedeli; ai militanti palestinesi domanda di “salvare le case degli innocenti” e di non trasformare “le case tranquille in una linea di fuoco”. Le parole del Patriarca si riferiscono agli scontri che avvengono a Gilo e Beit Jala, due insediamenti rispettivamente israeliano e palestinese (in maggioranza cristiano) usati dalle truppe e dai militanti come scudo per attaccare il fronte opposto.
Ancora rivolgendosi agli israeliani, mons. Sabbah, dice.” Cercate di vedere che il palestinese, cristiano o musulmano, non è il terrorista né l’uomo che vuole odiare e uccidere! Ricordatevi che anche voi[in passato] avete reclamato la vostra libertà e emesso lo stesso grido di oppresso. Ciò che voi chiamate misure di sicurezza è soltanto l’invito a una maggiore violenza. Ridonate la terra ai suoi proprietari, ridonate loro la loro libertà.”
Rivolgendosi poi ai palestinesi il Patriarca ricorda loro “il comandamento difficile, l’amore del nemico. L’amore – egli prosegue – non è debolezza né una fuga. E’ la visione del volto di Dio in ogni uomo, il palestinese e l’israeliano. L’israeliano che detiene la nostra libertà rimane portatore dell’immagine di Dio”.
La lettera si conclude con un invito a fare della preghiera e del digiuno quaresimale una domanda continua a Dio perché doni la forza e lo spirito dell’amore, assieme alla giustizia e alla pace.

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