Mondo
Il patibolo mediatico
L'esecuzione di Saddam Hussein: nessuno è riuscito a saltare a cuor leggero sul carro del boia
L?esecrazione dei media italiani per l?orribile fine di Saddam Hussein è misurabile, sui media italiani, un tanto al chilo. Pagine e pagine quelle dedicate all?evento, diventato subito gogna mediatica prima ancora che fisica, tra i giorni a cavallo tra anno vecchio e anno nuovo. Tutti, oggi, si stracciano le vesti e riscoprono Beccaria, dopo aver seguito con occhio distratto e scarsa rilevanza le varie fasi di un processo a senso unico, dove la sentenza era già scritta. Curioso, e un po? farisaico, per dire del caso più illustre, l?editoriale («Mai più patiboli, per nessuno motivo») scritto da Paolo Mieli, direttore del Corriere della Sera, e pubblicato il 31 dicembre 2006. L?impiccagione di Saddam, per Mieli, è «un episodio lugubre destinato a pesare sulle coscienze di tutti. Di tutti sì, persino su quelle di chi nel 2003 si dissociò senza indugi dal conflitto mesopotamico». E no, caro Mieli, qualcosa non va: a chi si dissociò da quella guerra (il Papa, la Francia, il movimento pacifista internazionale) la coscienza non rimorde: già allora si chiedeva di sottoporre il dittatore iracheno a un processo regolare, secondo i dettami del diritto internazionale, e in sede Onu, non certo di stanarlo come un topo, gettarlo in catene e fagli subire un processo-farsa. Ecco perché la conclusione di Mieli («Mai più. In nessuna circostanza. Per nessun motivo») suona speciosa.
D?altra parte, nessuno, nemmeno i giornali della destra, da Libero al Giornale, sono riusciti a saltare a cuor leggero sul carro del boia: hanno tentato di rifarsi solo quando il governo iracheno ha rinfacciato a Prodi, che ha condannato con forza l?esecuzione e giustamente chiesto all?Onu la moratoria sulla pena di morte, la fine di Mussolini, quasi parteggiando per il premier iracheno che sbeffeggiava l?Italia sulla base del fatto che «il duce fu processato in un solo minuto». Con Saddam ci hanno messo di più, ma solo per allungare – ad uso e consumo della cattiva coscienza americana, che doveva andare ad elezioni – la macabra farsa.
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