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Il pastore, il suo popolo E il peccato

di Redazione

Piazza. Nonostante la fantasia degli amici della Coldiretti, tutto è stato meno che un Papa day. Il Regina Coeli di domenica 16 maggio, cui hanno partecipato pellegrini da tutta Italia organizzati dalle associazioni laicali e dai movimenti, non è stata la giornata dell’orgoglio cattolico. Semmai la mattinata di un popolo che si è stretto con affetto al suo padre, un padre che ha saputo ricordare a tutti che «il nemico è il peccato». Non c’era la stampa internazionale che pure ama criticare la Chiesa e vorrebbe Ratzinger alla sbarra per i tanti casi di pedofilia. In piazza San Pietro si è pregato per le vittime degli abusi, per i pastori, per tutta la comunità ecclesiale. Il Papa ha indicato il cielo, prendendo spunto dal giorno dell’Ascensione. Non dimenticando i problemi che si affollano su questa terra.
Schiena. Triste pari opportunità per Cristina Buonacucina, la soldatessa italiana rimasta ferita nell’attacco militare subito in Afghanistan dai nostri militari. Con lei un altro ferito e due ragazzi morti. Ma è alla soldatessa che sono andati i nostri pensieri perché è il simbolo di un cambiamento culturale. Una volta le donne erano la più straordinaria risorsa contro la guerra. Madri e mogli che restavano a casa e che semmai erano vittime nelle città bombardate. Oggi ci sono le donne soldato, anche in prima linea. Cristina è stata ricoverata d’urgenza all’ospedale americano di Ramstein in Germania, è stata colpita alla schiena e rischia di rimanere paralizzata. Beato il Paese che non ha bisogno di eroine.
Dose. Ha deposto in tribunale Natalie, il viado che era con Marrazzo nel luglio scorso. Il viado brasiliano ha raccontato i dettagli dei suoi incontri a base di sesso e droga con Marrazzo («La mia storia con lui la racconto da dopo il 3 luglio, quello che c’era prima non lo dico»). Particolari che gli sono costati un’imputazione per cessione di stupefacenti.
Barella. Indagando sui cosiddetti cold case, i casi irrisolti del passato, la squadra speciale della Questura di Roma ha identificato un presunto serial killer che sarebbe stato responsabile di almeno dieci omicidi nella capitale e nell’hinterland. L’uomo, che lavora come infermiere, si trova attualmente in carcere per un altro reato. In sostanza, l’uomo avrebbe agito seguendo un impulso umanitario, una sorta di “angelo della morte”. Per lui sussiste solo l’accusa di aver ucciso una collega. Indagando sono stati riaperti alcuni casi, compreso quello in cui la morte di un malato terminale era stata fatta passare per naturale. La speciale squadra della Questura avrebbe trovato un filo conduttore che legherebbe le vittime.

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