Sostenibilità
Il partito dei consumatorisenza i consumatori
la polemica Pioggia di no sull'iniziativa del senatore Manzione
di Redazione
È finito il 14 febbraio scorso, proprio a San Valentino, l’idillio tra Roberto Manzione e le associazioni dei consumatori. Erano state rose e fiori da quando il senatore di Unione democratica presentò, assieme al collega Willer Bordon, l’emendamento alla Finanziaria 2008 che istituiva la class action, molto apprezzata da quasi tutte le associazioni di consumatori. Poi, il 14 febbraio, l’improvvida dichiarazione: «Qualora non fosse possibile registrare sintonie condivisibili, Unione democratica per i consumatori, che gode dell’appoggio e delle simpatie di molte associazioni, continuerebbe da sola la sua corsa».
Gode dell’appoggio di chi? «Non mi ricordo nemmeno di che partito è», dichiara causticamente Carlo Pileri dell’Adoc. «È millantato credito», gli fa eco Paolo Landi di Adiconsum, che al senatore ha inviato una lettera per chiarire che la sua associazione «non ha mai appoggiato né lui né nessun altro partito».
Le associazioni, insomma, sono sul piede di guerra: più che al partito di Manzione dicono no ad un qualsiasi allineamento politico. «La tutela dei consumatori non è né di destra né di sinistra», è la reazione più comune. Ma per Lorenzo Miozzi del Movimento Consumatori è soprattutto una questione di principio: «Quando una parte di società si costituisce in un partito politico, diventa corporazione. Sono due cose strutturalmente diverse: da un lato, la democrazia rappresentativa, i partiti; dall’altra, i portavoce della società civile, portatori di interessi specifici su determinate tematiche. Se questi due ruoli coincidono si rischia un cortocircuito di democrazia». E allora «usare il nome dei consumatori in maniera strumentale per ottenere voti, genera confusione», denuncia.
«A prescindere dal nostro giudizio sul lavoro di Manzione (non ho problemi a riconoscere che è stato fondamentale per approvare la class action), il movimento dei consumatori politicamente non si schiera con nessuno», chiarisce Rosario Trefiletti di Federconsumatori. Loro ce l’hanno scritto nero su bianco sullo statuto che «Federconsumatori è autonoma e indipendente da partiti e dal governo». Impossibile, dunque, sostenere un partito: «Al massimo possiamo schierarci a favore o contro uno o più provvedimenti», conclude Trafiletti.
«Il movimento consumerista è forte solo se è trasversale, se rappresenta tutti», fa notare dal canto suo Pileri. Senza contare un calcolo brutalmente numerico: «Su quanti voti può contare l’Unione democratica?», si domanda Landi. «L’1 o il 2%, probabilmente: io credo che i consumatori valgano di più».
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