Non profit

Il partito che non c’è è arrivato a Palazzo

Da Nord a Sud, nei consigli o nelle giunte comunali e regionali. Chi sono e cosa fanno quelli che dalle associazioni e dall'impegno sul campo ora governano un pezzetto d'Italia.

di Gabriella Meroni

Ieri volontario, oggi assessore. Dalla jeep all’auto blu, dalla sala riunioni alla sala consiliare, il passo è breve, anzi brevissimo. Negli ultimi anni molti esponenti del volontariato o dell’associazionismo sociale hanno fatto il grande salto verso la politica locale (non solo in amministrazioni di Centro-sinistra) e sono diventati consiglieri, assessori, sindaci… anche grazie alle loro qualità umane e all’esperienza sul campo. Sono talmente tanti che il nostro elenco non ha pretese di essere completo, anzi. Ma documenta con esempi un trend in crescita. Appena eletto, Piero Badaloni finì su tutti i giornali con il fazzoletto al collo e il cappello di feltro in testa. Sì perché lui, il presidente della Regione Lazio, è stato per anni capo scout dell’Agesci. Tutto targato Agesci era fino a un anno fa il comune di Ascoli Piceno, dove il sindaco Roberto Allevi e l’assessore alle politiche sociali Nazareno Firmani nel tempo libero indossavano i calzoncini corti. E che dire di Gianfranco Bettin, prosindaco di Venezia noto per le sue battaglie sociali da volontario di quartiere?
Nelle grandi città l’assessore impegnato è un fiore all’occhiello. Così a Torino l’assessore alle politiche sociali Stefano Lepri viene dal Cgm; Amedeo Piva a Roma è stato presidente del Movi; il dottor Pannuti, a Bologna, è presidente dell’Associazione Nazionale Tumori (Ant); a Genova, Carlo Rossetti viene dalle ong, come l’assessore provinciale di Bergamo Walter Milesi, che è stato in Brasile a fare il volontario per la ong Cesvi.
A Reggio Calabria l’assessore alle politiche sociali Pensabene è un altro ex Movi esattamente come il collega Andrea De Simone alla Regione Campania. Restando al Sud, a Caserta, nella giunta precedente era l’associazionismo cattolico il serbatoio degli assessori: ben due, Pasquale Sarnelli e Felicio Corvese, si dividevano tra Acli e Caritas. E a Palermo il presidente della Commissione Affari sociali della giunta Orlando (anche lui con un passato associazionistico), è Francesco Di Giovanni, volontario dei movimenti Tau dei Francescani. Sempre in Sicilia, due sindaci donne entrambe impegnate nel volontariato: Graziella Ligresti a Paternò (membro attivo del Gruppo volontari donatori sangue) e Marilena Samperi a Caltagirone (operatrice della comunità per tossicodipendenti “l’Oasi”).
Risalendo verso Nord, troviamo ancora due primi cittadini e un assessore: i sindaci Minervini a Molfetta (di Pax Christi) e Viero di Recoaro (impegnato in una cooperativa di servizi per minori e disabili), e Stefano Vitali a Rimini (collaboratore di don Oreste Benzi). Una fucina di amministratori è la Comunità Incontro di don Gelmini, da cui sono usciti almeno 50 candidati alle elezioni. Tra questi, Fabrizio Cirilli (assessore ai servizi sociali di Latina), il vicesindaco di Goro Francesco Ferrara, e Carmelo Patti assessore a Messina, costretto poi alle dimissioni proprio per la sua storia di ex tossico. E l’elenco potrebbe continuare: Maurizio Belloni consigliere alla provincia di Milano (ex Comunità Nuova di don Gino Rigoldi), Flavio Postacchini assessore a Fermo (da Capodarco), Vladimiro Boccali a Gubbio (presidente dell’Arci regionale), Piero D’Argento a Conversano (Cnca)… G. M.

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