Cultura
Il parroco fa da sportello. Decollano le diocesi solidali
Arrivano i primi contributi alle famiglie in difficoltà
3,5 milioni di euro raccolti a Milano. 800mila a Bologna. Gli otto vescovi umbri hanno messo uno stipendio nel fondo. E ora si iniziano
a distribuire i primi aiuti. L’80% delle richieste viene da famiglie italiane
Massima discrezione. In tutte le diocesi italiane che hanno attivato un fondo speciale per l’emergenza povertà, queste sono le parole d’ordine. «Perché è molto delicato intercettare famiglie che da un momento all’altro si ritrovano a non farcela più: c’è in gioco il loro orgoglio, e tanta vergogna». A descrivere con tinte forti la situazione attuale di migliaia di famiglie italiane è Michele Consiglio, vicepresidente nazionale delle Acli. I patronati delle associazioni sono, assieme ai centri di ascolto della Caritas, le due maggiori antenne “sul campo” delle varie diocesi nella realizzazione degli interventi anti crisi. Che per ora sono almeno 102, divisi in varie tipologie e diffusi in altrettante diocesi italiane. «Le azioni in atto, sia quelle economiche sia di orientamento per chi ha perso il lavoro», prosegue Consiglio, «sono più concentrate nel Centro-Nord, dove ci sono i poli industriali». In molte città del Sud, infatti, si sono per ora potenziate le iniziative (soprattutto di microcredito) già attive. Ma è solo questione di tempo, «anche perché il peggio deve ancora arrivare».
Se la modalità di intervento di ogni azione varia da una diocesi all’altra, quello che rimane costante è l’ultimo, fondamentale passaggio della catena: l’elargizione dei contributi alle famiglie. «Sarà il parroco a consegnarli direttamente a chi ha bisogno, in privato e in completa discrezione», spiega Paolo Mengoli, direttore della Caritas di Bologna. Proprio la diocesi bolognese è una delle prime realtà che, avendo iniziato qualche mese fa la raccolta dei fondi, è già quasi pronta a staccare i primi assegni: «Ad oggi abbiamo raccolto 800mila euro, che con vari bonifici destineremo ai 40 parroci della diocesi in cui sono presenti le situazioni più difficili». Ogni parroco ha vagliato una media di 20 richieste, per un totale iniziale, quindi, di almeno 800 famiglie e un contributo sui mille euro ciascuno. «Dipenderà da caso a caso, che verrà comunque seguito anche dopo il primo contributo», continua Mengoli, «la cosa importante è che tutti i soldi raccolti andranno a destinazione, infatti non ci saranno spese di segreteria».
Finiranno anche nelle tasche di qualche furbo? «Lo escluderei, la nostra presenza sul territorio è ben radicata e capillare, in grado di conoscere a fondo le varie situazioni famigliari», garantisce Gianni Bottalico, presidente delle Acli di Milano, nella cui diocesi il fondo di contrasto alla povertà, lanciato dall’arcivescovo Tettamanzi, ha raccolto finora un migliaio di domande da famiglie. «L’80% delle quali è italiana»: un dato preoccupante perché in controtendenza con il dato nazionale Caritas, dove le famiglie straniere superano, anche se di poco, quelle italiane. «Sono spesso nuclei “normali”, con almeno due figli, che diventano all’improvviso monoreddito, con mutui e altri debiti insostenibili», aggiunge Bottalico.
A Milano e a Bologna una prima distribuzione partirà subito dopo Pasqua. Intanto, proprio grazie al successo di queste iniziative territoriali (tra cui si segnala quella delle otto diocesi umbre, i cui vescovi hanno avviato un fondo comune donando un mese del loro stipendio, 1.400 euro), si è mossa la Cei (vedi rubrica di Lucio Brunelli). Anche in questo caso, Caritas e Acli avranno un ruolo centrale nell’intercettare il disagio. Dal basso.
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