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Il Parlamento europeo dice sì alla tracciabilità obbligatoria dei minerali di conflitto

Con 400 voti a favore, 285 contrari e 7 astensioni, ieri gli eurodeputati hanno approvato un emendamento alla proposta della Commissione europea che introduce la tracciabilità obbligatoria per le imprese dell'UE che utilizzano stagno, tungsteno, tantalio e oro - minerali presenti in aree di conflitto - nella fabbricazione di prodotti di consumo.

di Joshua Massarenti

«Sono fiera di appartenere ad un Parlamento che dice no ai minerali del sangue». Questo il commento rilasciato ieri sera a Vita.it da Maria Arena, eurodeputata del Gruppo dei socialisti e democratici europei poche ore dopo il voto avvenuto in sessione plenaria al Parlamento UE sulla tracciabilità dei minerali.

Con 400 voti a favore, 285 contrari e 7 astensioni, gli eurodeputati hanno approvato un emendamento alla proposta della Commissione europea che introduce la tracciabilità obbligatoria per le imprese dell'UE che utilizzano stagno, tungsteno, tantalio e oro – minerali presenti in aree di conflitto – nella fabbricazione di prodotti di consumo. «Questo risultato ricompensa tutti gli sforzi forniti dalla sinistra europea e dalla società civile per rompere il legame tra i conflitti e il commercio dei minerali”, sottolinea Arena, la deputata europea maggiormente impegnata in questa battaglia. “Perché di battaglia si tratta contro chi nega l’evidenza. Oggi nel mondo milioni di persone vivono in aree geografiche dove gruppi armati si finanziano attraverso il traffico dei minerali commettendo violenze di ogni genere contro le popolazioni civili».

L’obiettivo del progetto di regolamentazione dell’UE è di rompere il legame che, per per mancanza di vigilianza, le imprese europee alimentano tra lo sfruttamento illecito di minerali utilizzati in apparecchiature elettroniche e il finanziamento di gruppi armati. Molti dei conflitti africani passati o attuali sono legati al traffico di minerali sporchi di sangue. E l’Africa detiene il 30% delle risorse minerarie mondiali.

«È un circolo vizioso che va rotto», assicura a Vita.it Santiago Fischer, responsabile delle campagne di sensibilizzazione dell’ong belga Justice et Paix. «E questo voto, inatteso, può contribuire a romperlo». Inatteso perché fino alla vigilia del voto in pochi avrebbero immaginato possibile che il Parlamento UE, dominato dai conservatori e dai liberali, potesse votare a favore di un testo che renderebbe obbliagoria anziché volontaria la necessità da parte delle imprese europee di verificare la provenienza dei minerali importate da aree di conflitto. «Siamo stati in grado di convincere una buona parte dei liberali che in in commissione Commercio avevano votato un testo molto più favorevole al mondo industriale». Un mondo che secondo Arena «ha esercitato pressioni enormi nei confronti degli eurodeputati attraverso il loro principale gruppo di rappresentanza a Bruxelles, Business Europe», la Confederazione delle industrie UE diretto da Emma Marcegaglia.

Proprio ieri, Business Europe ha reagito subito dopo la votazione definendola “molto deludente”. «Assistiamo con grande dispiacere al risultato di un voto avvenuto sulla base di emozioni, ignorando fatti e lezioni appresi nell’implementazione del dovere di diligenza basato sui prodotti”, sostiene il Direttore Generale di Business Europe, Markus Beyrer. “Purtroppo il sistema così come è stato votato dal Parlamento Europeo non è applicabile dagli operatori del settore, nè fornirà soluzioni concrete ai conflitti in atto».

Di tutt’altro parere è Gianni Pittella, capogruppo dei Socialisti e Democratici al Parlamento UE, che ieri in conferenza stampa a Straburgo ha voluto esprimere «la gioia immensa che questo voto mi ha regalato e spero di tornare presto in Congo-Rdc», dove si è recato in aprile per denunciare lo sfruttamento ilegale di minerali nell’Est del paese, “per informare di persona coloro che mi hanno chiesto di battermi fino in fondo”. «È una vittoria dell'Europa e di coloro che si battono per il rispetto dei diritti umani», ha aggiunto Pittella. «Il mio pensiero va ai tanti congolesi sfruttati dalle milizie armate che lucrano sull'estrazione mineraria. Oggi si apre un nuovo capitolo nei rapporti fra Africa e Europa».

«Ha prevalso il voto della coscienza e della responsabilità, oltre l’appartenenza politica», ha detto Cecile Kyenge, europarlamentare del PD. «Una coscienza e una responsabilità che sono stati più forti delle indicazioni di voto e delle pressioni esterne degli interessi in gioco. I nostri cellulari, tablet e computer, non possono più essere macchiati del sangue di migliaia di persone innocenti, nell’indifferenza dell’Europa. Con questo regolamento l’intera filiera dovrà certificare la provenienza dei minerali immessi nel commercio, evitando che i proventi siano utilizzati per alimentare  guerre e conflitti».

Ma la battaglia contro i minerali del sangue non finisce qui. «Ora bisogna andare a negoziare gli Stati membri e discutere nuovamente con la Commissione europea, che è all’origine dalla proposta legislativa», ricorda Maria Arena. «Ci vorrà un anno di discussioni e negoziati prima di adottare un testo finale». 

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