Welfare

Il Parlamento all’unanimità approva mozione sulla discriminazione multipla alle donne con disabilità

Lisa Noja ha illustrato in Parlamento le ragioni e l'urgenza della mozione e il Parlamento unito ha risposto. Una bella e rara pagina

di Redazione

Questa mozione (in allegato a fondo pagina) parla di decine di migliaia di donne e ragazze. Parliamo di quasi 2 milioni di cittadine con disabilità, che sono esposte ogni giorno al rischio di subire una discriminazione particolarmente invasiva e odiosa, perché è multipla, ossia generata da due fattori: la disabilità e l'essere donna. Questi due fattori combinati insieme si espandono con un effetto moltiplicatore infinito nelle vite di queste donne e in ogni aspetto della loro quotidianità.

È una discriminazione che parte, talvolta, dalla stessa negazione del diritto delle donne con disabilità alla loro femminilità. Spesso la visione che si ha delle donne con disabilità è di eterne bambine o di esseri angelicati, senza una femminilità, senza una dimensione sentimentale e sessuale, senza una dignità al pari delle altre, quindi. Non si riconosce che le donne con disabilità hanno tutte le stesse aspirazioni delle altre donne: essere madri, essere mogli, avere una carriera appagante.

Avere consapevolezza della propria femminilità è estremamente difficile per tutte le donne, averla quando il proprio corpo non può rispondere ai parametri di perfezione imposti dalla nostra società è ancora più difficile.

Qualche mese fa, una star della televisione americana scrisse su Twitter che non poteva immaginare nulla di più triste di una donna attraente su una sedia a rotelle. Immaginate come possa sentirsi una ragazzina con disabilità che legge parole come queste. È anche per parole come queste che tante donne con disabilità hanno paura di non essere credute quando subiscono violenza (Applausi), perché dominare sessualmente una donna con disabilità è più facile, sia dal punto di vista fisico, che dal punto di vista psicologico.

Abbiamo voluto con forza questa mozione, non solo per gli impegni concreti che chiede al Governo sul tema della discriminazione multipla ai danni delle donne con disabilità – impegni che riguardano il contrasto alla violenza sessuale, la parità di accesso alla medicina di genere, il diritto di autodeterminazione anche rispetto alla sfera della sessualità e dell'affettività, il diritto all'inserimento lavorativo e alla maternità -, noi abbiamo voluto questa mozione anche, e forse prima ancora, perché, ogni volta che un tema entra in questo Parlamento, diventa un dibattito pubblico. Su questo tema il confronto, ad oggi, è relegato a nicchie, piccole, è relegato al mondo delle associazioni di persone con disabilità o alle associazioni di donne, ma non è ancora diventato un patrimonio di discussione per tutti (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva, MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).

La discriminazione, però, non è nicchia, è una bestia nera che rovina le vite delle donne e determina spesso, senza possibilità di ritorno, il loro presente, ma soprattutto il loro futuro. Che diventi un dibattito pubblico è fondamentale per sensibilizzare tutto il nostro Paese, ma soprattutto per dare forza alle ragazzine con disabilità che sono là fuori e ci guardano, la forza e il coraggio di rivendicare i loro diritti e di sentirsi donne a pieno titolo, capaci di chiedere di poter realizzare il loro progetto di vita, fondato su relazioni rispettose e paritarie.

I numeri che citiamo nella mozione nascondono la negazione di questi diritti, e il dolore e il senso di esclusione di migliaia di donne del nostro Paese. Per cercare di comprendere di cosa parliamo, vi chiedo di provare ad immaginare cosa c'è dietro a quei numeri. Quando l'Europa ci dice che le donne con disabilità hanno una probabilità di subire una violenza da due a cinque volte superiore alle altre, proviamo ad immaginare di essere una ragazza che dipende, non solo economicamente, ma anche per lo svolgimento delle attività della vita quotidiana – vestirsi, lavarsi, mangiare – da altre persone, di aver subito violenza, magari dalle stesse persone che ogni giorno ci aiutano a svolgere quelle attività, e di chiedere aiuto a strutture che a volte non sono nemmeno accessibili fisicamente, che non sono preparate a raccogliere quelle difficoltà. Come troveremo il coraggio, se temiamo di non poter avere un luogo in cui rifugiarci, dove si possano prendere cura di noi, anche per tutte quelle attività della vita quotidiana legate alla nostra non autosufficienza (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva, MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico)?

Oppure immaginiamo di essere una donna con difficoltà cognitive, che subisce violenza da chi si prende cura di noi e ci convince che ciò che abbiamo subito non è nulla di che, è un gesto affettuoso. Immaginiamo – quando leggiamo che le donne con disabilità si sottopongono a screening diagnostici nel 15 per cento di volte in meno delle altre – di essere una donna che va a fare la mammografia o il pap-test. Conosciamo tutte l'ansia e l'angoscia con cui si affrontano quegli esami; ebbene, immaginiamo di aggiungere a quell'angoscia l'imbarazzo, perché il macchinario di screening è pensato solo per persone in grado di camminare, e allora bisogna arrampicarsi sul macchinario, storcersi le spalle, le braccia, sperare che l'esame sia fatto bene e che non rimanga nulla di nascosto; e quindi a volte si rinuncia a fare quell'esame. Oppure immaginiamo di non poter salire da sole sul lettino ginecologico, di avere sempre bisogno di qualcuno che entri durante la visita con noi per aiutarci in quella scalata. Immaginiamo di incontrare enormi ostacoli per trovare un lavoro e che gli stessi ostacoli che trova una donna siano moltiplicati per mille. A voi probabilmente nessuno chiederà se siete sposate o intendete avere figli, perché nessuno immagina nemmeno che possiate avere tali aspirazioni. Poi, però, se avrete figli, immaginate di dover riorganizzare la vostra vita, ma per voi sarà tutto più difficile: non si tratterà solo di trovare l'asilo, di trovare un aiuto per poter continuare a lavorare; si tratterà di sconvolgere la vostra vita e quando chiederete maggiore flessibilità, la possibilità di lavorare da casa spesso vi sarà detto di no. Immaginate di essere una ragazza che desidera, come tutte le sue coetanee, di potersi recare a un consultorio e immaginate di non poterlo fare in autonomia e di avere sempre bisogno che qualcuno entri con voi durante visite così intime, così riservate e parli per voi con i medici perché, per esempio, nessuno è in grado di parlare la lingua dei segni o di usare la comunicazione aumentativa. Infine, immaginate di vedere ogni giorno campagne di sensibilizzazione sulla parità di genere e di non vedervi mai riflesse in esse: mai una donna in carrozzina, mai una donna non vedente, mai una donna non udente, mai una donna con difficoltà cognitive; tutte donne dimenticate. Immaginate tutto questo e si comprenderà che gli impegni che stiamo chiedendo al Governo sono importanti perché possono avere un impatto fondamentale nella vita di tante donne ma, soprattutto, di tanti giovani ragazze con disabilità che da questi impegni potranno trarre forza per il loro futuro.

Votando questa mozione – e io ringrazio anche tutti i gruppi delle opposizioni che, con le loro mozioni, hanno arricchito gli impegni che il Governo assumerà – noi diamo forza a tutte quelle donne e onoriamo le donne combattenti che, in anni in cui era molto difficile, hanno iniziato questa battaglia da vere e proprie pioniere per portare il tema della discriminazione multipla ai danni delle donne con disabilità all'attenzione del mondo. Sono donne che spesso hanno faticato a farsi ascoltare, non solo dal mondo, ma anche dalle stesse associazioni che difendono i diritti delle persone con disabilità, ma anche da quelle che difendono i diritti delle donne. Oggi in quei due mondi esiste una coscienza condivisa e forte che deve diventare ora patrimonio di tutti noi, di tutto il Paese. Per questo votando la mozione e votando le altre mozioni onoriamo quelle donne ma le onoreremo davvero solo se il Governo darà seguito agli impegni e se ciascuno di noi che siede in quest'Aula si sentirà responsabile e sarà garante dell'implementazione e del rispetto di quegli impegni, perché nessuno mai più osi dire che una bella donna con disabilità è la cosa più triste che si possa vedere (Vivi e prolungati applausi).

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