Cultura

Il Papa non sostiene la guerra? Dategli sei righe

Così la grande stampa ha silenziato le posizioni di Benedetto XVI

di Lucio Brunelli

A leggere i maggiori quotidiani italiani, lunedì 24 luglio, si restava francamente sconcertati. Fra il Corriere della sera e La Stampa non più di sei righe, in tutto, erano concesse alla netta e articolata presa di posizione del Papa sulla guerra in Medio Oriente. Con il forte appello alle parti per un ?cessate il fuoco? immediato, la denuncia delle «inermi popolazioni civili ingiustamente colpite», l?indicazione dei diritti che ogni futuro negoziato dovrebbe tener presente, non ultimo «il diritto dei palestinesi a una patria libera e sovrana». Va bene, Ratzinger forse non ha lo stesso vigore comunicativo di Wojtyla. Il papa polacco forse avrebbe urlato i passaggi chiave del discorso, avrebbe inventato qualche gesto simbolico, inviando propri messi a Beirut e Gerusalemme. Quasi forzando i mass media a dare risalto agli interventi della Chiesa. Benedetto XVI ha un?altra indole, non alza la voce, è un Papa mite e discreto. Ma i contenuti, accidenti, non erano quelli di una innocua e scontata predica parrocchiale. Erano e sono contenuti forti. Politicamente, e quindi anche sotto il profilo delle ?news?. Certamente il Papa non sottovaluta la minaccia degli Hezbollah e i pericolosi risvolti della Siria-connection. Ma si è fatto interprete di quei libanesi (i più, e non solo i cristiani maroniti), secondo cui la reazione militare di Israele ad una indubbia provocazione non è stata proporzionata, sta provocando una catastrofe umanitaria e rischia di infiammare tutta la regione. Forse alcuni osservatori si erano fatti davvero l?idea che questo sarebbe stato un Papa teo-con, e si attendevano una brusca virata in senso filo israeliano e anti arabo della diplomazia della Santa Sede. Delusione ad esempio palpabilissima negli scritti di Sandro Magister, vaticanista-faro dei cattolici della nuova destra religiosa e fino ad oggi entusiasta sostenitore in tutto e per tutto del nuovo pontificato. Ma la stessa delusione, con ben maggiore visibilità, è affiorata anche nelle pagine del Corriere. Il quotidiano di via Solferino prima ha puntato il dito contro le dichiarazioni ufficiali del cardinale Sodano e poi, quando gli stessi concetti sono finiti in bocca al Papa, ha scelto di dare il minor rilievo possibile alle parole di Benedetto XVI. Salvo poi usare qualche commentatore cattolico, in questo caso il brillante storico Melloni, per dipingere un Papa malinconicamente solo con il suo pianoforte, privo di una vera politica estera, armato unicamente di preghiere e soprattutto incapace di capire le ragioni di Israele. Opinioni naturalmente più che legittime ma che, inserite nel contesto appena descritto, fanno sorgere un dubbio. Che si affermi ora che questo Papa non ha una ?linea? solo perché non segue la linea auspicata, per la Chiesa, dal direttore Mieli e dalla sua squadra.


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