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Il Papa in Sinagoga, il dialogo e la memoria

Storico incontro con la comunità ebraica

di Franco Bomprezzi

Una domenica piena di commozione, di ricordi, ma anche di dignità, nell’incontro difficile ma positivo nella sinagoga di Roma, fra il Papa e la comunità ebraica italiana. Un avvenimento storico, capace di produrre frutti duraturi.

“Papa ed ebrei vince il dialogo”, questo il titolo di apertura del CORRIERE DELLA SERA che mette Haiti in taglio medio. «Ha vinto il dialogo fra Papa ed ebrei nella visita alla sinagoga di Roma. Benedetto XVI: eliminare l’antisemitismo. Di Segni: visioni condivise. Ma il silenzio di Pio XII – sostiene il CORRIERE – continua a pesare». I servizi interni sono alle pagine 2 e 3. “Una cammino comune” è invece il titolo del commento di Pierluigi Battista che rimanda a pag 34. Le due anime presenti nella comunità ebraica italiana sono rappresentate fin dalla titolazione attraverso le dichiarazioni del rabbino capo Riccardo Di Segni («Clima più sereno») e da quelle del presidente della comunità ebraica romana Riccardo Pacifici («il silenzio di Pio XII di fronte alla Shoah duole ancora come un atto mancato». Intanto Il rabbino emerito Elio Toaff sempre a pag 2 dice: «Bene, bene così». A pag 3 il retroscena di Gian Guido Vecchi in cui dà conto del colloquio riservato fra Di Segni e Ratzinger in cui il Rabbino ha chiesto al Pontefice la sorte dei «tanti bambini ebrei nascosti in istituti religiosi che dopo la guerra hanno vista cancellata la propria identità ebraica». Una richiesta verso cui il Pontefice si sarebbe dimostrato disponibile. Il CORRIERE pubblica anche alcuni passaggi della lettera che i sopravvissuti hanno consegnato a Benedetto in Sinagoga. Questo l’incipit: «La nostra presenza, in occasione della Sua visita alla Sinagoga di Roma,vuol significare la testimonianza della tragica sorte che milioni di ebrei hanno subito nei capi di sterminio. Noi sopravvissuti al tentativo di sterminio sistematico del nostro popolo da parte del nazismo, abbiamo resistito a quella che è stata la vera malvagità: la distruzione di una identità, mediante la distruzione di un intero popolo. Ci sono storie come le nostre, ma sono storie senza voce, sono storie mute, per questo, nel ricordo di coloro che non ci sono più, che non sono tornati come noi, lasciamo alla storia le nostre testimonianze, perché quello che è stato non sia più». Infine il fondo del vicedirettore Battista: «…Il muro dell’incomprensione tra ebrei e cattolici non si è rialzato, come molti temevano (e alcuni auspicavano). Ma nella cordialità di un incontro che ha conosciuto momenti di commozione (..) gli aspetti dolenti del dialogo fra ebrei e cattolici non sono stati sottaciuti». 

Oggi LA REPUBBLICA fa una doppia apertura: sulla sinistra la notizia del dialogo inter-religioso (“Il Papa in Sinagoga «Mai più antisemitismo» Gli ebrei: troppi silenzi”); sulla destra l’aggiornamento dai Caraibi (“Haiti, linciati gli sciacalli «La situazione è disperata»). I servizi su Benedetto XVI in Sinagoga da pagina 2 alla 4. Inizia Orazio La Rocca riferendo alcuni passaggi del discorso del Papa: «superare ogni forma di incomprensione e pregiudizio tra ebrei e cristiani nel cammino tracciato da Giovanni Paolo II… Perdono per le piaghe dell’antisemitismo e dell’antigiudaismo causate nel corso della storia dai comportamenti dei cristiani… Rievocazione del dramma della Shoah e del tentativo nazista di schiacciare tutto il popolo ebraico… Ricordo della deportazione nazista del 16 ottobre 1943 degli ebrei romani, una tragedia di fronte alla quale molti rimasero indifferenti, anche se tanti, tra i quali molti cattolici, aiutarono gli ebrei braccati e fiuggiaschi». Affermazioni cui hanno corrisposto quelle del presidente della comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici che ha ricordato come molti istituti religiosi si siano impegnati durante la guerra a favore degli ebrei: «per questo il silenzio di Pio XII di fronte al dramma della Shoah duole ancora come un atto mancato». In effetti che Benedetto XVI con gli “indifferenti” si riferisse anche al suo predecessore non si sa. «Difficile affermarlo» secondo il cardinale Kasper, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso. Analogamente per monsignor Paglia, vescovo di Terni e presidente della Commissione ecumenica della Cei, «quel riferimento all’indifferenza verso la Shoah ci deve far riflettere per far sì che il cammino accanto ai nostri fratelli ebrei prosegua sempre più speditamente sulle tracce della Bibbia. Un cammino biblico iniziato significativamente proprio ieri nella Sinagoga di Roma». Il riferimento all’indifferenza è del resto apprezzato sia da Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, che da Claudia De Benedetti, vicepresidente Unione comunità ebraiche. Duplice il commento: di Gad Lerner (“L’ombra di Pio XII”) e di Giancarlo Zizola (“Ma indietro non si torna”). In particolare il secondo sottolinea che per Papa Benedetto «la dottrina del Concilio Vaticano II sugli Ebrei costituisce un punto irreversibile. Impegno che si traduce nel riconoscimento del valore permanente delle deliberazioni conciliari, tanto più ragguardevole in un’ora in cui vengono raggiunte da processi involutivi… Questa Sinagoga bis del papato prova che il dialogo ebraico-cristiano si radica nella struttura istituzionale del mondo ebraico e della Chiesa romana».

“Il Papa abbraccia gli ebrei ma non cita Israele” è il titolo in copertina de IL GIORNALE che annuncia tre servizi alle pagine 12 e 13. Il titolo è anche la sintesi dell’intervento di Fiamma Nirenstein che sottolinea: «ieri ebrei e cattolici erano davvero seduti insieme come fratelli, ma il passato punge ancora».  “Applausi per il Papa, è la visita del disgelo” si intitola il pezzo di Andrea Tornielli che mette in evidenza il botta e risposta fra pontefice e rabbino. Di Segni infatti  fa un riferimento indiretto a Pio XII «il silenzio dell’uomo non sfugge al giudizio» e Il Papa risponde: «Spesso la Santa Sede aiutò di nascosto. La chiesa ha già chiesto perdono per l’antigiudaismo». Tornielli firma anche un’analisi : «la novità per il futuro è l’impegno comune sull’ambiente, un ‘ecologia umana che non idolatra la natura, ma è cosciente che l’uomo è il vertice della creazione. La difesa della famiglia cellula fondamentale della società, la tutela  della vita fin dal  suo inizio, la difesa dei più deboli e dei più poveri, della dignità umana ancora oggi così calpestata  nel mondo». Intervista a Franco Cardini che dice: “Evento storico. E’ il segno che c’è dialogo. E’ il segno di una linea di continuità con Giovanni Paolo II di una larga apertura reciproca e di una forte simpatia. Anzi nel pontificato di Benedetto XVI il rapporto è ancora  più cordiale che con il suo predicessero, anche se lui era molto amato». 

“Il Papa: basta antisemitismo”. L’apertura de LA STAMPA di oggi è tutta sulla visita di Benedetto XVI alla sinagoga di Roma. Da segnalare il bell’editoriale di Lucia Annunziata: “Quella voce tedesca nel tempio”. «Non è politicamente corretto dirlo e nessuno lo ha ufficialmente detto, ma il fatto che un accento tedesco sia risuonato in Sinagoga, è stato ieri una parte vera, palpabile, e drammatica di un grande evento». «Se la razionalità trova sempre una strada per farsi comprendere, non così il cuore», scrive l’editorialista. «Sulla base di questo assunto si può così riassumere l’incontro di ieri: il Ghetto ebraico ha accolto Papa Benedetto con intensità e riconoscimento, ma non con facilità». Alla fine nella comunità ebraica è prevalsa la gioia per un altro incontro con un Papa, dopo la visita di Giovanni Paolo II nell’86. E’ stato un incontro senza melassa, quello con il Papa tedesco, «ma è possibile che, proprio per questo, sia una tappa per grandi risultati». 

E inoltre sui giornali di oggi:

 

HAITI
CORRIERE DELLA SERA – Il quotidiano dedica una pagina al tema dell’adozione dei bambini di Haiti. Un’operazione su cui il governo ha già stanziato un milione di euro, stornato dal fondo per le adozioni. «Il dilemma è: portare via i bimbi soli da Haiti, o sostenerli lì?». Sul punto gli enti si dividono: Fondazione Rava e Unicef sostengono la necessità di evitare lo sradicamento, mente Aibi sottolinea il bisogno di avere una famiglia. Frattini si dice anche pronto a cancellare il debito di Haiti verso l’Italia (40milioni di euro). Il CORRIERE sente anche la scrittrice afroamericana Toni Morrison che dice «Un’Italia migliore con gli orfani di Haiti».

LA REPUBBLICA – Peggiora la situazione nell’isola caraibica, si intensificano gli assalti e i saccheggi fra le rovine, la polizia spara sugli sciacalli. Port au Prince è attraversata da gang armate di mazze da baseball, machete; vi sono pure reazioni durissime degli abitanti: due ragazzi sono stati uccisi da sedicenti guardie in borghese perché rubavano; è stato proclamato lo stato d’emergenza fino al 31 gennaio e un mese di lutto nazionale. Quanto agli aiuti, stanno arrivando – in particolare l’acqua – ma il problema vero è la distribuzione: gli americani la fanno solo via elicottero, i caschi blu non arrivano dove può essere pericoloso, il coordinamento per gli aiuti del governo italiano è una burocrazia lenta e inefficiente. Cominciano a sorgere polemiche contro il coordinamento americano. LA REPUBBLICA edita una lettera di Bill Clinton e George W. Bush, incaricati di Obama: “Così vi aiuteremo a far tornare la vita nella vostra isola”.

LA STAMPA – “Adozioni, Roma in prima linea”. L’Italia è pronta a partecipare a un piano internazionale di adozioni per i bambini scampati al terremoto di Haiti e rimasti senza famiglia. Ma prima di tutto, scrive il quotidiano di Torino, occorre un censimento per capire quanti di loro sono davvero rimasti soli al mondo. Il presidente della Commissione per le adozioni internazionali Carlo Giovanardi ha annunciato che sarà stanziato un milione di euro e sarà definito un «piano straordinario, d’intesa con altri Paesi che come l’Italia già adottano bambini da Haiti».

NON PROFIT
SOLE4ORE – Nella pagina dedicata dell’inserto Affari privati si parla del futuro delle ong, e in particolare di quello che faranno di fronte «al drastico calo dei fondi pubblici». Le 256 organizzazioni riconosciute dal Mae (erano 181 solo nel 2005) affrontano pure il calo «congiunturale» delle donazioni private, quindi tocca a loro reinventarsi un futuro economico. Come? Essenziale, per il SOLE, è il «brand» dell’organizzazione, «il marchio di qualità» e la scelta di puntare sempre di più sulle aziende private, le imprese che, secondo Guido Barbera del Cipsi, «hanno bisogno di trovare altri mercati e creare sviluppo».

CURE DENTARIE
ITALIA OGGI – Focus sul diffondersi del franchising per abbassare i costi delle cure odontoiatriche, salutate con favore da Rossella Miracapillo del Movimento Consumatori, poiché «prezzi contenuti non sono sinonimo di minor qualità ma il risultato di politiche di efficientamento dei costi». Oltre ai network internazionali come Vitaldent c’è anche un programma ad hoc (il programma Boccasana) dei dentisti dell’Ansoc e l’esperienza della cooperativa La fenice-Dentalcoop di Treviso che assicura prezzi inferiori del 30-35% al mercato.


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