Cultura
Il Papa: Il Giubileo tocchi le tasche
«Se il giubileo non arriva alle tasche, non è un vero giubileo. Avete capito?». Lo ha detto Bergoglio in udienza. Poi ha spiegato che misericordia vuol dire condivisione. La Bibbia raccomanda infatti che queste occasioni siano un “condono generale”
![](https://www.vita.it/wp-content/uploads/2023/07/7c7e549f-6c3b-4b92-b67b-1a6fdfa674f6_large.jpg.jpeg)
Man mano che passano le settimane l’Anno santo di papa Francesco precisa i suoi contorni. Oggi all’udienza del Mercoledì delle ceneri, ha lanciato un’altra di quei pensieri che lasciano il segno prendendo un po’ di sprovvista. Ha detto che il Giubileo è una forma di “condono generale”, facendo riferimento al testo del Levitico: «Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nella terra per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia […] In quest’anno del giubileo ciascuno tornerà nella sua proprietà». In sostanza, ha detto il Papa, la Bibbia insegna che «se qualcuno era stato costretto a vendere la sua terra o la sua casa, nel giubileo poteva rientrarne in possesso; e se qualcuno aveva contratto debiti e, impossibilitato a pagarli, fosse stato costretto a mettersi al servizio del creditore, poteva tornarsene libero alla sua famiglia e riavere tutte le proprietà».
E poi ha continuato: «Con il Giubileo, chi era diventato povero ritornava ad avere il necessario per vivere, e chi era diventato ricco restituiva al povero ciò che gli aveva preso. Il fine era una società basata sull’uguaglianza e la solidarietà, dove la libertà, la terra e il denaro ridiventassero un bene per tutti e non solo per alcuni, come accade adesso, se non sbaglio…». La conclusione non è affidata a mezze parole: «Se il giubileo non arriva alle tasche, non è un vero giubileo. Avete capito?».
Il Giubileo di papa Francesco assume quindi caratteristiche sempre più concrete: misericordia, lui dice, è sinonimo di condivisione. E quindi diventa inaccettabile che l’80% delle ricchezze del pianeta siano in mano al 20% della popolazione. Ed è inaccettabile che migliaia di famiglie siano nelle spirali dell’usura. («La Sacra Scrittura esorta con insistenza a rispondere generosamente alle richieste di prestiti, senza fare calcoli meschini e senza pretendere interessi impossibili»).
Il Giubileo sta poi sempre più diventando il Giubileo della confessione. E anche in questo caso il Papa prende alla sprovvista, perché invece che preoccuparsi dei fedeli si è preoccupato dei “ministri”. Come a dire: il problema oggi non è dalla parte di chi si confessa, ma di chi confessa. Per questo ha voluto convocare oltre 700 sacerdoti confessori da tutto il mondo, proprio nei giorni in cui i corpi di due santi, grandi confessori, erano arrivati a Roma: padre Pio e Leopoldo Mandic. Anche in quest’occasione ha coniato una nuova categoria: li ha ribattezzati missionari della misericordia. E ha dato loro questa indicazione: «Qualunque sia il peccato che viene confessato, ogni missionario è chiamato a ricordare la propria esistenza di peccatore e a porsi umilmente come canale della misericordia di Dio». La direzione è quella di tenere aperte le porte. Di far sentire chiunque si avvicini al confessionale come avesse trovato «un padre». «Non è con la clava del giudizio che riusciremo a riportare la pecorella smarrita all’ovile, ma con la santità di vita che è principio di rinnovamento e di riforma nella Chiesa».