Cultura
Il Papa esalta la tradizione sufi, ma Navarro-Valls…
Il Papa esalta la tradizione sufi di Abai Kunanmbai, sottrae il cristianesimo a una identificazione tout court con la cultura occidentale. Ma intanto Navarro-Valls...
di Paul Ricard
Cristiani e Islam “veri” per un incontro fra oriente e occidente
È stata una festa della cultura kazaka, celebrata con canti, musiche e poesie, l’incontro del Papa con i rappresentanti della cultura, dell’arte e della scienza, tenutosi nella Congress Hall della capitale. Ma è stato anche un invito a ricercare il vero e il bene, riscoprendo la radice religiosa delle culture. Solo questa, secondo Giovanni Paolo II, è la via per far collaborare cristianesimo e Islam, sconfiggendo l’odio e il terrorismo che “profanano il nome di Dio e sfigurano la vera immagine dell’uomo”.
Il Papa invita a riscoprire le radici religiose della cultura kazaka, esaltando la tradizione sufi di Abai Kunanmbai, citato più volte dal Pontefice, le cui domande sulla conoscenza confinavano sempre con le domande più radicali dell’uomo religioso. Ma proprio a causa di questo essenziale rapporto fra cultura e fede, invita a dar spazio alle religioni nella società e nella legislazione. In Kazakhstan ogni manifestazione pubblica della fede (perfino le decorazioni natalizie o le processioni) sono proibite o permesse sotto strettissime condizioni. Per questo il Papa ha chiesto che lo stato laico garantisca ai credenti non solo la libertà di credere ma anche di esprimere pubblicamente la fede.
Il problema più urgente è conservare la vitalità della cultura kazaka e consegnarla al futuro, ai giovani. Per questo la cultura attuale dei kazakhstani deve sfuggire alla “sovrabbondante conformità” alla cultura occidentale, grande “nel campo scientifico e tecnico”, ma povera “nel campo umano e spirituale”. Abish Kekilbayev, Segretario di Stato, nel suo saluto al Papa aveva ricordato tutte le piaghe del paese, inquinamento, armi nucleari, schiavitù, create dalla scienza e dalla cultura sovietica, ma presenti in molte parti del pianeta.
Con questo il Papa di fatto sottrae il cristianesimo a una identificazione tout court con la cultura occidentale. Nello stesso tempo Giovanni Paolo II domanda all’Islam, maggioritario nel paese, di rifiutare espressioni violente. Diventa chiaro allora che il Pontefice, mentre guarda alla cultura kazaka, pensa alla situazione internazionale, dove in troppi rischiano di provocare una “guerra” religiosa fra cristianesimo e islam, fra occidente e oriente.
Il Papa riafferma l’apertura e la stima della Chiesa cattolica per l’Islam , “per l’autentico Islam, quello che prega e si mostra premuroso verso i bisognosi”. Egli chiede a tutti i credenti di superare gli errori del passato, anche recente, e far sì che “Dio non sia reso ostaggio delle ambizioni umane”. E condanna l’odio, il fanatismo e il terrorismo che “profanano il nome di Dio e sfigurano la vera immagine dell’uomo”.
Attraverso la riscoperta delle radici religiose della cultura, il Kazakhstan rimarrà “fedele alla sua vocazione eurasiatica, continuerà ad essere una terra di incontro e di accoglienza”.
Alla fine, dopo alcune esecuzioni musicali, il Papa ha aggiunto a braccio: “Grazie di avermi fatto incontrare la vostra cultura. La cultura è il cuore di un popolo. Grazie per avermi aperto il vostro cuore”.
Intanto in esclusiva ad un’agenzia di lingua inglese il portavoce vaticano, Navarro-Valls “spiegava” come si dovevano “intendere” gli interventi del Papa. Ah, i portavoce….
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