Cultura

Il Papa: eliminare le cause strutturali della povert

I passi salienti del discorso di Benedetto XVI al Corpo diplomatico. Un intervento di grandissima importanza. Il Papa: «manteniamo l’impegno dello 0,7 per cento all’aiuto allo sviluppo»

di Redazione

Discorso al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, Sala Regia, Lunedì, 8 gennaio 2007

(?) All?inizio dell?anno, siamo invitati a dare uno sguardo alla situazione internazionale per esaminare le sfide che siamo chiamati ad affrontare insieme. Tra le questioni essenziali, come non pensare ai milioni di persone, specialmente alle donne e ai bambini, che mancano di acqua, di cibo, di un tetto? Lo scandalo della fame, che tende ad aggravarsi, è inaccettabile in un mondo che dispone dei beni, delle conoscenze e dei mezzi per porvi fine. Esso ci spinge a cambiare i nostri modi di vita, ci richiama l?urgenza di eliminare le cause strutturali delle disfunzioni dell?economia mondiale e di correggere i modelli di crescita che sembrano incapaci di garantire il rispetto dell?ambiente e uno sviluppo umano integrale per oggi e soprattutto per domani. Invito di nuovo i Responsabili della Nazioni più ricche a prendere i provvedimenti necessari affinché i paesi poveri, spesso pieni di ricchezze naturali, possano beneficiare dei frutti dei beni che appartengono loro in modo proprio. Da questo punto di vista, il ritardo nella messa in opera degli impegni presi dalla comunità internazionale nel corso di tutti gli ultimi anni è fonte di preoccupazione. E? necessario augurarsi la ripresa dei negoziati commerciali del «Doha Development Round» dell?Organizzazione Mondiale del commercio, come il proseguimento e l?accelerazione del processo di cancellazione e di riduzione del debito dei paesi più poveri, senza che questo sia condizionato a misure di aggiustamento strutturale, nefaste per le popolazioni più vulnerabili.

Nell?ambito del disarmo, ugualmente, si moltiplicano sintomi di una crisi progressiva, legata alle difficoltà di negoziati sulle armi convenzionali così come sulle armi di distruzione di massa e, d?altra parte, all?aumento delle spese militari su scala mondiale. Le questioni di sicurezza, aggravate dal terrorismo, che bisogna condannare fermamente, devono essere trattate in un approccio globale e lungimirante.

Per quanto concerne le crisi umanitarie, occorre notare che le Organizzazioni che le affrontano hanno bisogno di un più forte sostegno, affinché siano in grado di fornire alle vittime protezione e assistenza. Un’altra questione che acquista sempre più rilievo è quella del movimento di persone: milioni di uomini e di donne sono costretti a lasciare le loro case e la loro patria a causa delle violenze oppure per ricercare condizioni di vita più dignitose. E? illusorio pensare che i fenomeni migratori potranno essere bloccati o controllati semplicemente attraverso la forza. Le migrazioni e i problemi che esse creano devono essere affrontati con umanità, giustizia e compassione.

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Questo quadro preoccupante non impedisce però di percepire gli elementi positivi che caratterizzano la nostra epoca. Vorrei citare in primo luogo la presa di coscienza crescente dell?importanza del dialogo tra le culture e tra le religioni. Si tratta di una necessità vitale, in particolare a motivo delle sfide comuni riguardanti la famiglia e la società. Rilevo del resto le numerose iniziative in questo senso, che mirano a costruire le basi comuni per vivere nella concordia.

Si deve anche notare lo sviluppo della presa di coscienza della comunità internazionale nei confronti delle enormi sfide del nostro tempo, così come gli sforzi perché si traduca in atti concreti. In seno all?Organizzazione delle Nazioni Unite, è stato creato l?anno scorso il Consiglio dei Diritti dell?Uomo: occorre sperare che esso impernierà la sua attività verso la difesa e la promozione dei diritti fondamentali della persona, in particolare il diritto alla vita e alla libertà religiosa. Parlando delle Nazioni Unite, sento il dovere di salutare con gratitudine S.E. il Signor Kofi Annan per l?opera compiuta nel corso del suo mandato. Formulo i migliori auguri per il suo successore S.E. il Signor Ban Ki-moon, nel momento in cui assume le sue funzioni.

Nel quadro dello sviluppo, sono state lanciate diverse iniziative, alle quali la Santa Sede non ha mancato di portare il suo sostegno, richiamando in pari tempo che questi progetti non devono sopprimere l?impegno dei paesi sviluppati a destinare lo 0,7% del loro prodotto interno lordo all?aiuto internazionale. Un altro elemento importante nello sforzo comune per l?eliminazione della miseria richiede non solamente un?assistenza, della quale non si può non desiderare l?espansione, ma anche la presa di coscienza dell?importanza della lotta alla corruzione e la promozione del buon governo. Occorre anche incoraggiare e proseguire gli sforzi al fine di assicurare l?applicazione del diritto umanitario alle persone ed ai popoli per una protezione più efficace delle popolazioni civili.

Considerando la situazione politica nei diversi continenti, troviamo ancora motivi di preoccupazione e di speranza. Constatiamo in primo luogo che la pace è spesso fragile e anche derisa. Non possiamo dimenticare il Continente Africano: il dramma del Darfour prosegue e si estende alle regioni di confine del Tchad e della Repubblica Centroafricana. La comunità internazionale sembra impotente da ormai quattro anni, malgrado le iniziative destinate ad alleviare le popolazioni provate e a dare una soluzione politica. E? solamente attraverso una collaborazione attiva tra le Nazioni Unite, l?Unione Africana, i Governi interessati e altri protagonisti che questi mezzi potranno divenire efficaci. Invito tutti ad agire con determinazione: non possiamo accettare che tanti innocenti continuino a soffrire e a morire.

La situazione nel Corno d?Africa si è recentemente aggravata con la ripresa delle ostilità e l?internazionalizzazione del conflitto. Nel rivolgere un appello a tutte le parti in causa ad abbandonare le armi e a scegliere il negoziato, mi sia permesso di ricordare la memoria di suor Leonella Sgorbati che ha donato la sua vita al servizio dei più svantaggiati, invocando il perdono per i suoi uccisori. Che il suo esempio e la sua testimonianza possano ispirare tutti coloro che cercano realmente il bene della Somalia!

In Uganda, occorre auspicare il progresso dei negoziati tra le parti, in vista della fine di un conflitto crudele che vede persino l?arruolamento di numerosi bambini costretti a farsi soldati. Ciò permetterà ai numerosi profughi di ritornare nelle loro case e di ritrovare una vita degna. Il contributo dei capi religiosi e la recente designazione di un Rappresentante del Segretario Generale delle Nazioni Unite sono di buon auspicio. Lo ripeto: non dimentichiamo l?Africa e le sue numerose situazioni di guerra e di tensione. Occorre ricordare che solo i negoziati tra i diversi protagonisti possono aprire la strada ad una giusta composizione dei conflitti e fare intravedere dei progressi verso il consolidamento della pace.

La regione dei Grandi Laghi è stata insanguinata da anni da guerre senza pietà. E? con interesse e speranza che occorre accogliere i recenti sviluppi positivi, in particolare la conclusione della fase di transizione politica nel Burundi e più recentemente nella Repubblica Democratica del Congo. E? tuttavia urgente che i Paesi si impegnino per il ritorno al funzionamento delle istituzioni dello stato di diritto, per porre un freno a tutti gli arbitrii e per permettere lo sviluppo sociale. Mi auguro che in Rwanda il lungo processo di riconciliazione nazionale dopo il genocidio trovi il suo sbocco nella giustizia, ma anche nella verità e nel perdono. La Conferenza Internazionale sulla Regione dei Grandi Laghi, con la partecipazione di una delegazione della Santa Sede e dei rappresentanti di numerose conferenze episcopali nazionali e regionali dell?Africa centrale e orientale, lascia intravedere nuove speranze. Infine, vorrei menzionare la Costa d?Avorio, esortando le parti in causa a creare un clima di fiducia reciproca che possa condurre al disarmo e alla pacificazione, come pure l?Africa Australe: in questi paesi milioni di persone sono ridotte ad una situazione di grande vulnerabilità, che esige l?attenzione e l?appoggio della comunità internazionale.

Segnali positivi per l?Africa vengono anche dalla volontà espressa dalla comunità internazionale di mantenere questo continente al centro della sua attenzione, e anche dal rafforzamento delle istituzioni continentali e regionali, che testimoniano l?intenzione dei paesi coinvolti di diventare sempre più responsabili del loro proprio destino. Occorre anche lodare l?atteggiamento degno delle persone che, ogni giorno, s?impegnano con determinazione a promuovere progetti che contribuiscano allo sviluppo e all?organizzazione della vita economica e sociale.

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Anche il Medio Oriente è fonte di grandi inquietudini. Per questo ho voluto indirizzare una lettera ai cattolici della regione in occasione del Natale, per esprimere la mia solidarietà e la mia vicinanza spirituale con tutti, e per incoraggiarli a proseguire la loro presenza nella regione, sicuro che la loro testimonianza sarà un aiuto e un sostegno in vista di un futuro di pace e di fraternità. Rinnovo il mio pressante appello a tutte le parti in causa nel complesso scacchiere politico della regione, con la speranza che si consolidino i segni positivi tra Israeliani e Palestinesi registrati nel corso delle ultime settimane. La Santa Sede non smetterà di ripetere che le soluzioni militari non conducono a nulla, come si è potuto vedere in Libano l?estate scorsa. Il futuro di questo paese passa necessariamente attraverso l?unità di tutte le sue componenti e attraverso le relazioni fraterne tra i diversi gruppi religiosi e sociali. Ciò costituisce un messaggio di speranza per tutti. Non è possibile accontentarsi di soluzioni parziali o unilaterali. Per porre termine alla crisi e alle sofferenze che essa causa nelle popolazioni, bisogna procedere attraverso un approccio globale, che non escluda nessuno dalla ricerca di una soluzione negoziata e che tenga conto delle aspirazioni e degli interessi legittimi dei diversi popoli coinvolti; in modo particolare, i Libanesi hanno diritto a vedere rispettata l?integrità e la sovranità del loro paese; gli Israeliani hanno il diritto di vivere in pace nel loro Stato, i Palestinesi hanno il diritto ad una patria libera e sovrana. Se ciascuno dei popoli della regione vede le sue aspettative prese in considerazione e si sente meno minacciato, la fiducia reciproca si rafforzerà. Questa stessa fiducia si svilupperà se un paese come l?Iran, specialmente per quanto concerne il suo programma nucleare, accettasse una risposta soddisfacente alle preoccupazioni legittime della comunità internazionale. Dei passi compiuti in questo senso avranno senza alcun dubbio un effetto positivo per la stabilizzazione di tutta la regione, e dell?Iraq in particolare, mettendo fine alla spaventosa violenza che insanguina questo paese, e offrendo la possibilità di rilanciare la sua ricostruzione e la riconciliazione tra tutti i suoi abitanti.

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Le situazioni che ho voluto evocare costituiscono una sfida che ci riguarda tutti; si tratta di una sfida che consiste nel promuovere e consolidare tutto ciò che c?è di positivo nel mondo e a superare, con buona volontà, saggezza e tenacia, tutto ciò che ferisce, degrada e uccide l?uomo. Solo rispettando la persona umana è possibile promuovere la pace, e solo costruendo la pace si pongono le basi per un autentico umanesimo integrale. Qui si trova la risposta alla preoccupazione di tanti nostri contemporanei sul futuro. Sì, l?avvenire potrà essere sereno se lavoriamo insieme per l?uomo. L?uomo, creato ad immagine di Dio, possiede una dignità incomparabile; l?uomo è così degno d?amore agli occhi del Suo Creatore, che Dio non ha esitato a donare per lui il suo proprio Figlio. E? questo il grande mistero del Natale, che abbiamo appena celebrato e la cui atmosfera gioiosa si estende anche al nostro incontro odierno. Nel suo impegno al servizio dell?uomo e alla costruzione della pace, la Chiesa si pone al fianco di tutte le persone di buona volontà offrendo una collaborazione disinteressata. Che insieme, ciascuno al suo posto e con i suoi propri talenti, sappiamo lavorare alla costruzione di un umanesimo integrale che solo può assicurare un mondo pacifico, giusto e solidale. Questo augurio si accompagna con la preghiera che elevo al Signore per voi, per le vostre famiglie, per i vostri collaboratori e per i popoli che rappresentate.

Testo integrale:
www.vatican.va

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