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Il Papa, Bush e il pacifismo

Un lettore s'interroga sulla posizione del Papa rispetto alla guerra in Iraq

di Riccardo Bonacina

La Congregazione della dottrina della fede ha pubblicato alcune settimane fa la Nota dottrinale circa alcune questioni riguardante l?impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica. Indirizzata a tutti i cattolici impegnati nella vita pubblica e politica, la Nota ha rappresentato l?occasione per fare chiarezza nelle molteplici convinzioni (talvolta, se non spesso errate) dei cattolici in materie sociali, morali e politiche. Il testo, al capitolo quarto, rileva il monito a guardarsi da un troppo facile irenismo, che può finire per «secolarizzare il valore della pace» o per cadere in un «sommario giudizio etico, dimenticando la complessità delle ragioni in questione»; che «la pace è sempre frutto della giustizia ed effetto della carità»; che essa «esige il rifiuto radicale e assoluto della violenza e del terrorismo e richiede un impegno costante e vigile da parte di chi ha la responsabilità politica». Inoltre sul concetto della guerra il paragrafo 2308 del Catechismo della Chiesa cattolica afferma: «Una volta esaurite tutte le possibilità di un pacifico accomodamento, non si potrà negare ai governi il diritto di una legittima difesa». La sensazione, però, desunta ascoltando i vari mezzi di comunicazione, è che tutto il corpo della Chiesa sia compatto nel sostenere le ragioni di un netto no alla guerra, ed un sì incondizionato alla pace. Siamo di fronte ad un?evidente contraddizione in seno alla Chiesa? C?è quindi un contrasto tra la Nota dottrinale rispetto alle posizioni del Papa? gianni.toffali@inwind.it Caro Toffali, un grande e saggio teologo, von Balthasar, diceva che «la verità è sinfonica», anche nella Chiesa. Il punto di vista ?cattolico? sulla realtà allena la ragione umana a considerare fatti e problemi nella loro globalità, possibilmente senza dimenticare nulla. Per questo non solo sono legittime le diverse sottolineature, ma necessarie. Di certo, però, in queste settimane la decisa opposizione del Papa alla dottrina bushista della ?guerra preventiva? ha mandato su tutte le furie l?amministrazione americana che ha reso oggetto di una vera e propria iniziativa diplomatica-teologica il Vaticano. Invitato dall?ambasciatore americano presso la Santa Sede, lo scorso 10 febbraio è sbarcato a Roma Michael Novak, lo studioso cattolico dell?American Enterprise Institute che è andato giù pesante sostenendo che: a) la guerra preventiva non solo è giusta ma addirittura «moralmente obbligatoria»; b) la Chiesa è a volte «umana, troppo umana»; c) la responsabilità di una guerra è dei governanti e «non di lontani commentatori» (il Papa?). Il temerario e presuntuoso attacco dottrinale è però fallito. La Chiesa bushista in Italia è una piccola setta.


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