Welfare

Il Papa a Lampedusa? «Uno schiaffo alla politica»

Lunedì 8 luglio Papa Francesco per la sua prima visita in Italia sceglie un suo confine, Lampedusa. Lì l'incontro con gli isolani accoglienti e la messa per le vittime dei viaggi della disperazione: "una rivoluzione, ora nessuno oserà più chiudere gli occhi su ciò che accade", sentenzia il primo cittadino

di Daniele Biella

“Politici, funzionari, agenzie internazionali, avete capito bene? Il Papa, alla sua prima visita ufficiale, sceglie Lampedusa, i suoi 5mila abitanti e i migranti che attorno a questi mari rischiano ogni giorno di perdere la vita”. Non nasconde l'entusiasmo Giusy Nicolini, sindaco dell’isola, nel commentare a caldo la notizia resa nota questa mattina dal Vaticano: lunedì 8 luglio l’argentino Mario Bergoglio, nominato Papa Francesco il 13 marzo 2013, approda a Lampedusa per incontrare la popolazione locale e officiare una messa dedicata ai protagonisti delle migrazioni disperate. Vale la pena ricordare che dal 1988 a oggi sono morte lungo le frontiere dell'Europa almeno 18.673 persone. Di cui 2.352 soltanto nel corso del 2011. Il dato è aggiornato al 10 novembre 2012 e si basa sulle notizie censite negli archivi della stampa internazionale degli ultimi 24 anni.

Sindaco, se l’aspettava la visita del Papa sulla sua isola?
Sapevo che Francesco aveva risposto in modo positivo all’invito del nostro parroco don Stefano Nastasi. Ma di certo non mi aspettavo questa tempestività, è un evento eccezionale che mi ha riesmpito di stupore e gioia, così come sta emozionando le persone dell’isola.

Quale significato le attribuisce?
È uno schiaffo per i politici, che hanno lasciato sola Lampedusa e il suo dramma senza dare il giusto significato al suo essere al centro di un fenomeno migratorio fondamentale per la storia moderna. La visita del papa rivoluziona tutto un modo di guardare all’isola e alla tragedia delle morti dei viaggi della disperazione: dopo il suo passaggio nessuno potrà più chiudere gli occhi su quanto avviene oramai da troppo tempo, né l’Europa, né l’Africa.

Come vi state preparando ad accogliere Francesco I?
Con semplicità e molta voglia di partecipare. Staremo naturalmente al protocollo vaticano, che prevede poche soste ma significative. So che il papa vuole vedere Lampedusa così com’è, con i sui problemi e con l’abbandono e la trascuratezza che purtroppo oggi è la realtà isolana. Durante la funzione che celebrerà sull’isola lancerà un messaggio universale sull’importanza dell’accoglienza.

Il papa incontrerà i migranti?
È previsto un incontro con un gruppo di migranti, se le condizioni del centro in cui sono ospitate le persone, che normalmente non possono uscire dalla struttura, lo permetteranno: in questi giorni il trasferimento dall’isola ad altre sedi italiane di seconda accoglienza sta funzionando bene, e il Cpsa, Centro di primo soccorso e accoglienza, è quasi vuoto. Ma naturalmente non si può sapere con anticipo, data l’irregolarità degli sbarchi.

Quale ricaduta avrà la visita papale?
Lampedusa sarà finalmente riconosciuta come un punto centrale nell’Europa di oggi, e mi auspico che da quel momento tutti saranno coscienti di quello che accade, senza più ipocrisie o strumentalizzazioni. Se un papa, per la sua prima tappa del primo giro di visite per il mondo del suo pontificato, sceglie una piccola ma significativa isola in mezzo al Mediterraneo, è il segno che questo luogo non sarà più il confine, il punto terminale e drammatico di un continente, ma si tramuterà in un nuovo inizio, una nuova visione storica del fenomeno migratorio.

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