Politica

Il «pagherò» di Berlusconi arriva in ritardo di 2 giorni

Una direttiva del premier raccomanda tempi rapidi

di Maurizio Regosa

Una raccomandazione
a sbloccare i pagamenti arrivata 48 ore dopo
la scadenza. E solo per le amministrazioni centrali. Nessuna novità per enti locali e le Asl che sono titolari della maggior parte dei debiti Che i ritardi nei pagamenti alle aziende fornitrici di beni e servizi alla Pubblica amministrazione costituisse un problema per le imprese, era cosa nota. Persino la Banca d’Italia, nel suo recente Rapporto sull’economia regionale, vi ha fatto esplicito riferimento, precisando che l’attesa media, nel settore biomedicale e per il 2008, si è assestata a quota 296 giorni.
In tal senso si è mosso anche il presidente del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi, con una direttiva firmata in luglio ma pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 3 agosto. Considerata la situazione economica, le amministrazioni dello Stato devono adottare – si legge nella direttiva – «con la massima celerità ogni opportuna iniziativa, anche di natura organizzativa, funzionale e procedurale, finalizzata a rendere tempestivi i pagamenti in favore di imprese private delle somme dovute per somministrazioni, forniture e appalti». «A tale scopo le predette amministrazioni provvederanno a emettere non oltre il 1° agosto prossimo venturo, i titoli di pagamento per crediti esigibili vantati dalle medesime imprese».
Curiosamente, ma diciamolo non è un bel segnale, la direttiva è stata pubblicata due giorni dopo il termine ultimo per emettere i dovuti titoli di pagamento. Ma non è questo che preoccupa Franco Tumino, che per Legacoop siede al Taiis (il Tavolo interassociativo imprese dei servizi). «Questa direttiva», commenta, «riguarda le amministrazioni centrali, i cui ritardi sono solo un pezzo del problema. Decisamente molto più rilevanti, ed è preoccupante non si riesca mai a quantificarli, sono i ritardi degli enti locali, delle Asl ad esempio. La sanità, che concentra la stragrande maggioranza dei debiti, è esclusa da questa iniziativa». Dunque, la direttiva agostana, a giudizio di Tumino, «va sì nella direzione giusta, ma è solo un piccolo passo mentre sono da percorrere migliaia di chilometri. Sono insomma segnali di fumo».
Qualche elemento d’incertezza in effetti permane. Ad esempio non è affatto chiaro a quanto ammontino complessivamente i debiti cui la direttiva si riferisce. È vero che precisa che i titoli di pagamento dovranno essere emessi «non appena saranno rese disponibili le occorrenti risorse finanziarie» e che il ministero dell’Economia dovrà mettere a disposizione «un iniziale ammontare» «pari a 7 miliardi di euro», ma non si capisce se, superata la scadenza del 1° agosto, ne esista un’altra. Inoltre, chiede Tumino, «se questi fondi non dovessero bastare? Questa direttiva è il regolamento attuativo del decreto legge n. 78 del 1° luglio che, per quanto riguarda il passato, all’articolo 9 si riferisce a crediti liquidabili nei limiti delle risorse». Nei limiti, appunto, delle risorse.


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