Non profit

Il paese delle case vuote

A Bruxelles la prima Settimana del social housing. L'Italia se ne esce male: abbiamo il record delle abitazioni sfitte: sono ben il 24%. E solo il 5% di affitti a canone moderato

di Christian Benna

«La casa deve diventare un diritto universale per tutti i cittadini». A dirlo è Angelo Grasso, ex presidente di Federabitazione e oggi numero uno di Cecodhas, il comitato europeo di coordinamento per l?abitazione sociale, con sede a Bruxelles, che garantisce 21 milioni di alloggi in 19 paesi diversi e che rappresenta 22mila enti non profit. Dall?11 al 14 ottobre il Cecodhas ha organizzato al parlamento europeo la prima settimana dedicata alla casa sociale, uno strumento fondamentale per dare un aiuto a persone svantaggiate (disabili, immigrati, giovani coppie, disoccupati, famiglie monoreddito).

L?incontro è stata l?occasione per fare il punto sulle politiche abitative nel vecchio continente, dove si stima ci siano ancora 3 milioni di senza tetto e altri 15 vivono in strutture non adeguate. E in Italia le cose non vanno meglio: il Bel Paese è uno dei paesi che investe meno nel settore, detiene il primato di case sfitte (il 24% sul totale degli appartamenti) e solo il 5% degli affitti è a canone moderato.

Vita: Presidente Grasso, perché l?Italia è così indietro rispetto agli altri paesi europei?
Angelo Grasso: Malgrado l?emergenza continua, alimentata dall?ingresso di nuovi cittadini immigrati e dalla precarietà del lavoro, mancano completamente i fondi. L?attività delle cooperative, e delle associazioni non profit, pur utilissime, non sono sufficienti a colmare questo gap. Una volta almeno c?erano i contributi dell?ex fondo Gescal. Oggi bisogna assolutamente creare queste risorse. Il nostro obiettivo, come organizzazione europea, è quello di promuovere politiche per gli alloggi, di sviluppo sostenibile e di coesione
sociale.

Vita: Quali sono le esperienze virtuose da imitare?
Grasso: Nel Nord Europa, la casa è da sempre considerata un servizio sociale, mentre nella cultura mediterranea l?immobile è un fine, motivo di patrimonializzazione. Per certi versi anche la Francia può essere considerato un modello, perché i Comuni hanno l?obbligo di destinare il 20% dei fabbricati a persone svantaggiate. Ma non dimentichiamo i roghi di Parigi che sono divampati in alloggi fatiscenti delle periferie. Alloggio sociale non significa luoghi dove ammucchiare persone.

Vita: Qual è il primo passo da compiere?
Grasso: Si tratta di una mossa di carattere politico. La casa deve diventare un diritto fondamentale nella vita del cittadino. E poi è necessario incrementare il parco alloggi. Certo non possiamo obbligare i privati ad affittare, ma il fatto che il 24% degli immobili sia vuoto, inutilizzato o talvolta solo per turismo, è un dato che lascia riflettere sullo stato di salute di un Paese.

Vita: Va proprio così male l?Italia in questo campo?
Grasso: Sono più di 15 anni che non ci sono vere politiche abitative. Eppure la società è cambiata: in Europa si è aperto un grande dibattito sul modello sociale da adottare, noi abbiamo una politica del welfare che risale negli anni 70 che non prende in considerazione l?evoluzione del lavoro e delle famiglie, che sono sempre più spesso composte da una sola persona. Noi crediamo che anche Bruxelles debba impegnarsi destinando i fondi strutturali, non solo per l?economia, ma anche per il problema della casa. Inoltre bisogna agevolare gli affitti a canone moderato: abitazioni dignitose a prezzi accessibili.

Info: www.cecodhas.org

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