Sostenibilità

Il paese degli eco furbi

Altro che condono leggero: 360mila abusi sanabili, raffinati metodi per farla franca e disonesti che si fregano le mani.

di Francesco Agresti

Se non fosse un marchio già registrato dal noto albergo caprese, la scritta Quisisana potrebbe campeggiare sulle porte degli uffici comunali che si apprestano a ricevere le migliaia (secondo il Cresme sono oltre 362.676 gli edifici abusivi realizzati dopo l?ultima sanatoria), domande di condono. Per gli ecofurbi non sono stati giorni facili: le inchieste dei quotidiani, le proteste degli ambientalisti e la ridda di cifre e voci devono aver fatto penare coloro che questo condono lo attendevano, forse, da quando hanno imbucato la scheda nell?urna elettorale. Delle tre sanatorie edilizie della storia della Repubblica, le ultime due portano la firma del governo Berlusconi. Tre sanatorie in nove anni Tra condoni edilizi e associazioni ambientaliste non è mai corso buon sangue, ma questa volta, dichiara a Vita Gaetano Benedetto, segretario aggiunto del WWF e presidente del Parco dell?Appia Antica (c?è il suo zampino nell?abbattimento lampo della villa costruita nell?area protetta romana), “la misura è colma”. “Se il primo condono, del 1984, era legato a una riforma urbanistica che ha introdotto anche responsabilità penali, (l?abuso edilizio è un illecito amministrativo e un reato penale per cui un condono è anche un?amnistia); se quello del 1994, introdotto con la legge Finanziaria del 1995 dal primo governo Berlusconi, rientrava nella logica di chiusura del cerchio, perché era dimostrata l?incapacità di abbattimento; questo terzo è una truffa organizzata a danno degli onesti e delle tasche degli italiani che premia chi, con dolo, ha commesso un reato”. Per addolcire la pillola si è fatto ricorso a neologismi, lo si è chiamato ?condonicchio?, e a eufemismi: “Sarà leggero”, come se il cemento sanato avesse un peso specifico inferiore. La ricerca del caso con le inchieste e le denunce apparse sui giornali è servita per contenere l?ambito di applicazione del condono, però ha tenuto nascosto il meccanismo procedurale che, come spiega Benedetto, “è a tutto vantaggio dei proprietari abusivi”. Chi controlla i controllori? L?esperienza di questi anni, e dei due condoni precedenti, dimostrano in maniera inequivocabile che una volta che il Comune riceve la richiesta di condono, la pratica viene seguita solo dal punto di vista amministrativo senza controllo sul campo. “Gli uffici comunali”, prosegue il segretario del WWF, “non sono in grado di inviare un vigile o un tecnico per constatare la veridicità di quanto dichiarato, quindi una volta accertato che la domanda è nei termini, che l?abuso è condonabile, che sono stati pagati gli oneri accessori, che l?opera non è in un?area vincolata, si rilascia il condono. Questa situazione ha portato a un?applicazione del genio italico sul cavillo giuridico, per cui abbiamo chi ha richiesto il condono senza aver commesso gli abusi (ci si anticipa il lavoro, tanto non controlla nessuno!); chi si cela dietro l?abuso-apparenza: condono una finestra e considero scontato che anche la camera con quella finestra sia in regola; e chi ricorre al condono frazionato, o ?a matrioska?: per cui una struttura è separata in blocchi, ognuno dei quali avrà una pratica di condono: l?insieme non è condonabile, ogni pezzo sì”. Ripristinare la tassa sulle successioni Il meccanismo raggiunge imprevedibili gradi di perversità quando si tratta di sanare abusi in aree sottoposte a vincolo, che rappresentano il 46% del territorio italiano. La tutela paesaggistica è compito dello Stato che delega le Regioni che a loro volta delegano i Comuni, per cui gli enti locali sono allo stesso tempo i controllori e i controllati: da un lato, infatti, devono rilasciare il condono, dall?altro esprimere parere vincolante sulle opere abusive costruite in un?area su cui grava un vincolo paesaggistico. “Queste procedure”, riprende Benedetto, “dovrebbero essere disgiunte, e invece questo meccanismo ha permesso di eludere i limiti a tutela delle aree vincolate”. Bisogna far cassa, si dice, e allora bastava chiedere al WWF che la ricetta c?è l?ha già pronta: “Conti alla mano”, conclude Benedetto, “per racimolare il denaro che il governo spera di raccogliere con il condono sarebbe stato sufficiente ripristinare l?imposta sulle successioni”. Una delle poche promesse, in fatto di tasse, mantenute dal governo. Info: Sardegna Quelle ville sui vigneti La Sardegna è una delle regioni dove gli effetti del condono saranno più evidenti, gli appetiti edilizi sono tantissimi e riguardano soprattutto le aree costiere”. Luca Pinna è il segretario regionale del WWF che ogni anno, con il supporto della Guardia di Finanza, nell?ambito del ?Progetto coste? realizza un monitoraggio aereo sui 1.800 chilometri di costa alla ricerca di nuovi abusi. “Negli ultimi mesi c?è stata una corsa sfrenata alla costruzione di manufatti abusivi”, dice allarmato Pinna. Il WWF ha attivato un sito (Emergenza Coste Sardegna) che aggiorna gli utenti sui nuovi abusi e raccoglie le segnalazioni dei cittadini. Proprio grazie a diverse segnalazioni e alla conseguente denuncia del WWF alla magistratura, la Procura di Oristano ha disposto il sequestro di 53 ville di lusso costruite al posto dei vigneti e degli uliveti sulla costa di Magomadas, tra le località di Turas e Santa Maria del Mare, su terreni che risultano essere destinati ad attività agricole. “Casi come questi non sono isolati”, conferma Pinna. “È possibile registrare in tutta l?isola le aggressioni compiute negli ultimi mesi anche ai danni delle località naturalistiche più pregiate, che stanno alterando in maniera irreversibile il paesaggio. Difficile riuscire a individuare i gruppi di interesse più attivi; quello che è certo è che la maggior parte delle società che commettono reati non sono sarde ma del Nord Italia”.


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