Sostenibilità

Il Paesaggio diventa un bene culturale. Chi offre di più?

Green Files

di Angelo Ferrari

Carta bianca e carta verde Due nuove invenzioni contenute in due decreti ministeriali ora al vaglio della Conferenza Stato-Regioni. La lampadina si è accesa al ministro per le Attività produttive, Antonio Marzano. Lo scopo: incentivare il risparmio energetico (carta bianca) e incentivare l?uso delle fonti rinnovabili (carta verde). Una bella invenzione. E ai bollini blu si aggiungono altri due bollini. Ma ce da chiedersi se sia necessario inventare due nuovi bollini per fare ciò che il buon senso ci imporrebbe. Il buon senso che ci fa vedere cosa accade al nostro ambiente, all?aria che respiriamo. E lì da vedere e da annusare. Eppoi, provvedimenti che incentivano l?uso delle fonti rinnovabili ci sono già, ma non sono pubblicizzati, rimangono nel cassetto. E allora cosa fa il governo, che si era impegnato a sburocratizzare l?Italia? Inventa nuove norme e nuove carte. Ma certo. Chi ci governa è abituato a giocare con le tre carte. E tutto va bene. Nucleare sì, nucleare no Che dilemma amletico. Peccato che ci sia stato un referendum, in Italia, che ha già detto parole chiare. E allora dal nostro governo arriva una rassicurazione importante: oggi il nucleare non è una prospettiva concreta. Bella notizia, peccato che siamo assediati dalle centrali nucleari di Francia e Svizzera delle quali ci serviamo per le nostre forniture elettriche. I confini italiani, dunque, sono aperti e vulnerabili. Imprese italiane hanno definito accordi di partecipazione o di collaborazione con imprese di altri Paesi che sono impegnate in attività nucleari. Nuovi accordi di ricerca e di sviluppo potranno anche coinvolgere interessi italiani. Parola di Marzano: «Gli impianti nucleari richiedono grandi economie di scala e un contesto sociale e istituzionale favorevole». Non vogliamo fare i no global dell?energia, ma forse qualcosa sta cambiando. Con tutti i distinguo del caso, è pur sempre una notizia. Dopo i blackout arriva sempre la luce. Depenalizzazione dei reati a danno del paesaggio Non ci sarà. La rassicurazione arriva dal senatore di Alleanza nazionale, Pino Specchia, relatore del disegno di legge delega in materia ambientale. E tutto con un emendamento all?articolo 32. Prima notizia. Seconda notizia: il paesaggio diventa un bene culturale. Ma, auguriamoci, che non venga svenduto o venduto per fare cassa come accade ai beni culturali. Il paesaggio, forse, è l?unico patrimonio che appartiene a tutti e che non deve essere ?liberalizzato?. Deve, semmai, essere tutelato. Ma andiamo per ordine. La novità consiste in questo: se una costruzione realizzata su aree protette (addirittura mai autorizzata) verrà dichiarata compatibile con i piani paesaggistici, non comporterà più alcun reato penale. Il Testo unico dei beni culturali del 1999 prevedeva l?arresto fino a due anni e la condanna a ripristinare lo stato e i luoghi a spese del condannato. Cancellato il reato penale purché non vi sia aumento di superfici e volumi. Fatta la legge, trovato l?inganno. E in epoca di condoni c?è poco da stare allegri. E il danno è fatto.


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