Politica

Il padrone di casa a Napoli è sempre il boss

Salvatore uccise la giovane Annalisa nei vicoli di Forcella e ancora oggi la sua famiglia vive tranquillamente in una casa del Comune. Casi analoghi a Ponticelli e in tutta la provincia

di Redazione

Al numero 31 di vico Carbonara, nel quartiere napoletano di Forcella, c?è un bell?appartamento con due balconi che danno sul centro storico. All?ufficio del Catasto è registrato come proprietà del Comune di Napoli. è uno dei beni del potente clan di camorra dei Giuliano, che lo Stato ha confiscato e destinato ad uso sociale.

Nell?elenco dell?Agenzia del Demanio risulta che in quell?appartamento è attivo un Osservatorio sui giovani. Niente del genere. Dentro quella casa abitano ancora i Giuliano. Per la precisione vi abita la famiglia di Salvatore Giuliano, che circa tre anni fa, proprio in uno dei vicoli di Forcella, durante una sparatoria con un clan rivale, uccise Annalisa Durante, una ragazzina di 14 anni.

Annalisa è diventata, in questi anni, il simbolo di quel tessuto di associazioni che sta fiorendo a Forcella e che, insieme alla parrocchia guidata dal giovane sacerdote Luigi Merola, sta provando ad organizzare (e ricostruire) la speranza nel quartiere. Proprio sul nome di Annalisa, però, a Forcella va in scena la beffa più bruciante. In una casa del Comune, confiscata alla camorra, continua a vivere, indisturbata, la famiglia dell?assassino. Eppure l?appartamento risulta confiscato dal 1997. Da quattro anni è stato approvato anche il decreto di destinazione dell?immobile. La casa però non è stata mai sgomberata.

Libera non si arrende

Non è un caso isolato. Lo stesso scenario si apre anche a vico Zuroli, sempre a Forcella. Altro appartamento confiscato ai Giuliano, già destinato ad uso sociale, e ancora occupato. La scena non cambia a Ponticelli, dove al rione Villa e in via Ottaviano, due appartamenti del clan Mazzarella sono stati confiscati e destinati ma nessuno li ha mai liberati. In tutta la città di Napoli gli immobili confiscati, destinati e mai effettivamente liberati sono 44. Un segnale devastante nei quartieri di camorra: il segno che anche quando lo Stato arriva e confisca, i camorristi, e le loro famiglie, restano al loro posto. Nessuno li tocca.

Una ricerca di Libera, condotta per conto dell?amministrazione provinciale proprio sul tema dei beni confiscati alla camorra nell?area metropolitana del capoluogo campano, mette il dito nella piaga.

«La confisca dei beni non rappresenta la soluzione, né per lo sviluppo, né per la coesione sociale, né per la sconfitta della criminalità organizzata», si legge nel dossier, «ma può diventare un momento centrale per il tema a noi caro della costruzione partecipata della responsabilità. Permettere agli immobili di camorra di rinascere sotto altre spoglie è un momento di lotta culturale oltre che patrimoniale. Per questo, fermarsi un attimo prima della fine, bloccare il tutto nel momento di liberare gli immobili è un segno di debolezza devastante».

La Provincia insieme a un gruppo di Comuni dell?area metropolitana ha fondato un consorzio chiamato Sole che, insieme a Libera, si assumerà il carico di monitorare e gestire la situazione degli immobili confiscati alla camorra.

Una legge sulla carta

In 24 anni di applicazione della legge Rognoni-La Torre sono stati sottratti ai clan, in tutta Italia, ben 6.556 immobili (appartamenti, box, locali vari) e 671 aziende. Degli immobili, quasi la metà (3.220), però, non sono stati mai nemmeno destinati e vivono in una sorta di sonno burocratico: sono ancora abitati dai vecchi residenti (per lo più familiari dei clan). I 2.962 immobili destinati ad uso sociale, in molti casi, non si trovano in condizioni diverse. Molti di questi, pur essendo stata individuata la destinazione sociale (servizi alla persona, caserme e alloggi di servizio per forze dell?ordine, sedi di associazioni), in realtà non sono mai stati sgomberati. In Campania, la situazione complessiva risulta ancora più grave rispetto alla condizione del resto del Paese. Tra Napoli e provincia sono concentrati la maggior parte dei beni confiscati sul territorio regionale. Si tratta di 1.105 immobili e 178 aziende. Sul versante immobili, non sono stati mai destinati ad uso sociale ben 461 appartamenti; quanto alle aziende, ne restano in ?sonno?, e quindi nelle mani dei clan nonostante la confisca, 148. A conti fatti, sono stati destinati ad uso sociale solo 544 immobili e 30 aziende. Non tutte le destinazioni, per giunta, sono andate a buon fine. Come abbiamo visto, anche gli immobili destinati spesso (si calcola nella misura del 57 % circa) non sono stati effettivamente sgomberati o ristrutturati. In sostanza, di tutti i beni sottratti alla camorra, ne è stata veramente riconvertita solo una minima parte.

Per la soddisfazione dei familiari e del portafoglio dei boss.

Info:
web.rcm.napoli.it/consorziosole
www.libera.it
www.provincia.napoli.it/osservatorioillegalita


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