Cultura

Il padiglione svizzero e quell’esperimento sociale

La Svizzera propone a Expo un edificio di scatole contenenti generi alimentari. Chiunque può portare a casa ciò che vuole. I prodotti però sono in numero limitato. Quindi qualcuno, prima della fine di Expo, rimarrà senza cadeau

di Lorenzo Maria Alvaro

Quattro torri piene di acqua, sale, caffè e mele. I visitatori accedono con gli ascensori e, una volta arrivati in cima, possono servirsi nelle quantità di provviste che desiderano. Man mano che le torri si svuotano, le piattaforme sui cui poggiano si abbassano.

È il Padiglione Svizzera. Una sorta di metafora della limitatezza delle risorse architettonica.

L’idea è piuttosto semplice. L’intero edificio è pieno di scatole contenenti una serie di generi alimentari. Questi possono essere tranquillamente presi dai visitatori e portati a casa nella quantità desiderata. Solo che le risorse in questione sono in numero limitato e nel corso di Expo non verranno ripristinate. Il che comporta un rischio: i visitatori che verranno più in là potrebbero rimanere senza. Man mano che le scatole vengono svuotate, anche la struttura muta, il pavimento interno infatti si abbassa.

«Man mano che le torri si svuotano le piattaforme sui cui poggiano si abbassano, modificando la struttura del Padiglione stesso», sottolinea Dante Martinelli, commissario generale della Svizzera, chiarendo come, «saranno il comportamento di consumo e la responsabilità personale di ognuno a stabilire quanto resterà per chi viene dopo e per quanto tempo. I quattro prodotti selezionati per le torri rappresentano una Svizzera sostenibile, responsabile, innovativa e fedele alle proprie tradizioni».

Il messaggio è chiaro: se si utilizzano o sprecano le risorse in quantità elevate, quelli dopo di noi rimarranno a bocca asciutta.

A disposizione dei visitatori ci sono quattro beni di consumo: caffè solubile, fettine di mele secche, sale e acqua. 

Il progetto dei  4.432 metri quadri  è dello studio Netwerch GmbH Brugg

 


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