Attivismo

Il pacifismo italiano in un diario da scrivere insieme

È online il portale che ricostruisce la storia del movimento pacifista italiano, uno dei più importanti al mondo. Promosso da Arci, Un Ponte Per e Sbilanciamoci, è dedicato a Tom Benetollo, figura centrale di questa straordinaria esperienza democratica partecipata

di Daria Capitani

«Una coerente strategia di pace, condivisa, manca. Manca soprattutto in una prospettiva “di governo”. Sarebbe importante scriverla sulle strade, bene in vista, così che si veda dal Palazzo. Per il presente e per il futuro». È il marzo 2004. Tom Benetollo, l’allora presidente Arci, firma su Il Manifesto un articolo intitolato “20 marzo: contro gli inganni e le infamie a servizio della lotta per la pace”. A leggere quella riflessione oggi, vent’anni dopo, vien da pensare a tutte le guerre che si sono consumate e si consumano ancora. È una delle frasi (e dei contenuti) disponibili sul portale Pace in Movimento, presentato l’11 dicembre di fronte a parlamentari, esponenti del pacifismo e della società civile, nella sala stampa della Camera dei Deputati a Roma. Un sito vivo e partecipato, in grado di preservare e coltivare la memoria della storia del movimento pacifista italiano, che è uno dei più importanti al mondo. Un posto fertile in cui sostare tra i cassetti del web, dedicato proprio a Benetollo, figura centrale del movimento, fino alla sua morte, avvenuta vent’anni fa.

Perugia-Assisi, 1981. Fotografia di Mario Boccia.

Uno sguardo plurale

Tre promotori – Arci, Un Ponte Per e Sbilanciamoci -, il desiderio fortissimo di trasmettere alle nuove generazioni gli ideali di una lotta collettiva per la pace e la giustizia, e un comitato di redazione composto da figure di spicco della società civile e del movimento pacifista (vale la pena conoscerle, le trovate qui). Tra queste, c’è Raffaella Bolini, vicepresidente dell’Arci, attivista sociale dagli anni ‘80 a oggi, nella fase iniziale del movimento antirazzista, nel movimento altermondialista e in tante reti unitarie nazionali, mediterranee, europee e globali. «È un progetto in cui abbiamo creduto molto», ha detto ieri mattina alla presentazione alla Camera, il luogo istituzionale che è stato all’incrocio di diverse vicende ricostruite nel portale. «Un sito che è scritto ed esplorabile in modo molto semplice. Un archivio in divenire che si rivolge ai giovani, strutturato per rendere facilmente accessibili documenti inediti ma anche materiali già presenti online e incoraggiare la partecipazione collettiva».

La vicepresidente dell’Arci Raffaella Bolini durante il suo intervento alla Camera dei Deputati.

Al modello corale adottato per organizzare e strutturare i materiali (che tra documenti, fotografie, video, articoli, audio e testimonianze raggiunge il migliaio) Bolini fa riferimento da subito: «Un collettivo di persone che lavora insieme da quarant’anni si è messo al servizio di un progetto che nel nome riprende la testata del bollettino del Coordinamento dei Comitati per la pace nei primi anni ‘80», racconta, «con il preciso intento di non disperdere un’esperienza democratica partecipata di tanta parte della società civile italiana in questi decenni». Il risultato è uno sguardo plurale e inclusivo sul pacifismo nel nostro Paese: una storia di nonviolenza attiva, di impegno e di tante, singole persone che hanno lavorato per un mondo più giusto. «La maggior parte delle persone oggi è contro la guerra, lo dicono i sondaggi, ma si sta diffondendo l’idea che tutto sommato non possiamo farci niente, che è difficile muoversi affinché le cose cambino. Invece noi pensiamo che sia fondamentale tenere a mente quanto i singoli individui, quando si mettono insieme e provano a cambiare la storia, spesso e volentieri i risultati li ottengono».

Tre immagini dal diario dei ricordi

Sfogliare l’archivio di Pace in Movimento è veder scorrere una serie di immagini che hanno toccato le vite degli italiani. Bolini ne ha in mente alcune più vivide di altre: ognuna è una lezione del pacifismo di ieri alla lotta di oggi contro la guerra.

«Nei dieci anni delle guerre balcaniche ci siamo impegnati moltissimo per rispondere alla crisi umanitaria», ricorda. «Spesso è difficile farsi carico della complessità delle situazioni, sarebbe più facile cedere alle semplificazioni, dividere il mondo tra buoni e cattivi. Non cedere alle dinamiche della geopolitica significa schierarsi dalla parte delle vittime e di chi si ribella alle ingiustizie».

Lo racconto spesso ai ragazzi nelle scuole: se vuoi fare l’unità nella pluralità, trova una parola forte abbastanza da smuovere coscienze provenienti da culture differenti

Raffaella Bolini, vicepresidente dell’Arci

La seconda immagine risale al 2002. «Centinaia di attivisti pacifisti e altermondialisti parteciparono ad Action For Peace in Palestina e all’interposizione nonviolenta per difendere i civili e gli ospedali di Ramallah. La pace è schierata dalla parte dei più deboli».

E poi c’è una data. 15 febbraio 2003: 110 milioni di persone manifestano lo stesso giorno in tutti i continenti contro la guerra. Tre milioni di persone soltanto a Roma. Enormi cortei nel Regno Unito e negli Stati Uniti. Le bandiere della pace sventolano ovunque. È la più grande mobilitazione di massa mai realizzata al mondo, tanto che il New York Times definirà il movimento come “la seconda superpotenza globale”. «La piattaforma di quella manifestazione globale si riconobbe in un appello di sette righe che diceva soltanto no alla guerra in Iraq perché volevamo che scendessero in piazza tutti. Se avessimo scritto una parola in più, avremmo perso qualcuno. Lo racconto spesso ai ragazzi che incontro nelle scuole: se vuoi fare l’unità nella pluralità senza rinunciare alla radicalità della tua posizione, trova una parola forte abbastanza da smuovere coscienze provenienti da culture differenti».

I giovani

Sono al centro dei pensieri di chi ha ideato e costruito il portale. «Questo progetto l’abbiamo fatto non per dare lezioni ai giovani. Sono le nuove generazioni che insegnano a noi. Ci hanno insegnato a considerare elemento essenziale della battaglia pacifista il principio della giustizia climatica, che non c’è pace senza l’accoglienza dei migranti e senza diritti democratici. L’unica cosa che desideriamo fare è consegnargli la nostra storia. Riuscire a comunicargli che fanno parte di un percorso molto lungo».

Dedicato a un grande pacifista

Il portale è suddiviso in sezioni temporali, scandite dai decenni, con un focus sulle radici e uno sull’oggi. Una sezione è dedicata alle storie di testimoni e una è dedicata a Tom Benetollo, morto a 53 anni esattamente vent’anni fa: «Non abbiamo trovato un modo migliore per ricordarlo. Benetollo è stato un grande pacifista. Era convinto che nel sociale si dovessero organizzare le forze per cambiare la società e fare una politica all’altezza delle sfide globali. Leggere la sua storia e il suo pensiero oggi può essere utile non soltanto per avvicinarsi a lui e alla sua epoca, ma anche per assaggiare un modo giusto e possibile di agire nella società e nel mondo. Rileggere quello che scrivevamo trenta o vent’anni fa offre l’occasione per riflettere sull’epoca che stiamo vivendo: un eterno presente in cui non c’è un prima e non c’è un dopo, non ci sono cause né conseguenze e nessuno ha responsabilità».

Tom Benetollo, Irlanda 1981. Fotografia di Mario Boccia.

Realizzato grazie al supporto dell’Istituto Buddista italiano Soka Gakkai e ai fondi dell’8 per mille, Pace in Movimento invita chiunque possieda materiali legati alla storia del pacifismo a contribuire, per rendere il portale un archivio vivo e in continua evoluzione, «per alimentare il coraggio di nuove lotte». Fabio Alberti, Pietro Barrera, Mario Boccia, Raffaella Bolini, Luciana Castellina, Eva Fratucello, Chiara Ingrao, Giulio Marcon, Alfio Nicotra, Sara Nunzi e Mario Pianta che compongono il comitato editoriale hanno scelto una frase di Tom Benetollo in grado di racchiudere il senso di un percorso che è soltanto all’inizio: «Arrendersi al presente è il modo peggiore per costruire il futuro».

In apertura, “Time for Peace Sarajevo”, parte della delegazione dei pacifisti italiani a Kiselijak, prima di entrare a Sarajevo nel gennaio 1993. Le fotografie a corredo dell’articolo sono del portale Pace in Movimento. L’immagine di Raffaella Bolini alla Camera è di Arci (Fb).

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