I talk televisivi, gli account social, sono pieni di gente che proprio non ce la fa a criticare l’autocrate del Cremlino, Putin. Non bastano le immagini, le testimonianze e i racconti di tanti nostri bravissimi inviati (Francesca Mannocchi, Nello Scavo, Stefania Battistini, per cirane solo alcuni), non bastano neppure i risultati resi noti poche settimane fa dalla squadra di esperti Onu di ritorno dall’Ucraina che mostrano prove e testimonianze di un catalogo sterminato degli orrori commessi, da Bucha a Hostomel: esecuzioni, torture e stupri in maniera indiscriminata, commettendo violenza su vittime di età compresa tra 4 e 84 anni. “Erano trent'anni che l'Europa non si trovava davanti a tanta brutalità, dal tempo dei massacri in Bosnia”, scrivono nel report.
No, insistono i distratti in cattiva fede, rilanciando le veline del Cremlino o inventandosi cospirazioni varie nonostante il ritmo degli orrori e delle sofferenze non dia, purtroppo, tregua.
L’intervista che oggi Giuseppe Conte ha rilasciato usando una testata come “Avvenire” ne è un esempio, un esempio chiarissimo di equivocità, di neutralismo viscido, di suggestione ingannevole. Provate a leggere con me le le sue affermazioni: “mi piacerebbe che i cittadini che vivono con preoccupazione l'escalation militare in corso potessero ritrovarsi a manifestare per invocare una svolta negoziale che ponga fine al conflitto. Credo siano tanti, anche tra gli elettori del centrodestra. L'ossessione di una ipotetica vittoria militare sulla Russia, che nel frattempo continua nella sua efferata e ingiustificata politica di aggressione, non vale il rischio di un'escalation con un folle ricorso a testate nucleari e armi non convenzionali nonché il rischio di una severa recessione economica che può ulteriormente schiacciare le nostre economie. Se questa mobilitazione si concretizzerà, il Movimento ci sarà, anche senza bandiere. (…)Desta perplessità poi la decisione ultima di Zelensky di bandire la pace con decreto”.
Putin non è mai citato a differenza di Zelensky, sono evocate le paure, direi sollecitate, dalla guerra nucleare alla recessione, e si invoca una manifestazione per la pace che non solo è velleitaia ma è persino sbagliata. L’unica iniziativa seria, oggi proprio di fronte all’escalation provocata dai referendum truffa fatti in Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia (che guarda a caso Conte non nomina) sarebbe quella di una manifestazione davanti all’ambasciata russa e ai consolati per chiedere un immediato cessate il fuoco.
Il rischio è che questo appello venga preso sul serio da tanti pacifisti ideologici che, come Conte, non riescono a condannare in modo netto e non equivoco, l’arbitrio, la brutalità, il calpestare ogni regola della convivenza internazionale della Russia, il suo aver sdoganato lo scenario nucleare in patria e nel mondo (basta scorrere tanti loro account).
Che venga preso sul serio l’appello di chi nei suoi tre anni di Presidenza del Consiglio (con la destra prima e poi col Pd) ha aumentato più di tutti le spese militari, tra il 2018 e il 2021, i suoi due governi hanno aumentato le spese militari da 21 a 24,6 miliardi di euro l'anno, con un aumento del 17%. Una crescita incontestabile, realizzata nel pieno della pandemia e senza alcuna limitazione dovuta alle difficoltà di allora delle famiglie. Corrisponde proprio a quell'epoca la vasta mole di ordini che ha riguardato l'ammodernamento del nostro sistema di Difesa. 766 milioni di euro sono serviti per l'acquisto di droni, 900 milioni sono stati destinati all'acquisto di elicotteri "multiruolo". Mentre oltre 600 milioni sono stati spesi per l'acquisti di nuovi sistemi cacciamine di ultima generazione.
Sempre Conte poi fu il premier che confermò l’obiettivo tendenziale del 2% di spese militari chieste dalla Nato. Il 12 luglio 2018 quando l'allora Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nel corso della consueta conferenza stampa di fine vertice (NATO, Bruxelles 11-12 luglio 2018), a commento della richiesta avanzata da Donald Trump di portare il contributo dei paesi membri dal 2 al 4% rispondeva che “l’Italia ha ereditato degli impegni di spesa per quanto riguarda il contributo alla Nato che noi non abbiamo alterato“, aggiungendo che “oggi non abbiamo deliberato di offrire ulteriori contributi rispetto a quello che è già predeterminato da tempo”, rispettando di fatto il “Defence Investment Pledge (impegno per gli investimenti nella difesa) varato nel 2014”. Aggiungendo “però il problema sollevato dal presidente Trump esiste”, disse e non solo, ribadì che “voglio dichiarare pubblicamente che nel momento in cui gli Stati Uniti dicono che loro contribuiscono alle spese per la difesa in modo eccessivamente gravoso per la loro nazione rispetto ai contributi degli altri paesi, dicono qualcosa che corrisponde alla realtà. Di fatto è un contributo di gran lunga più rilevante”.
Insomma un Conte che non lasciava al 2% ma addirittura si spingeva oltre: “il problema posto di un riequilibrio economico non possiamo dire che non esiste, anche perché la NATO nel corso degli anni ha subito un’evoluzione, ha visto evolvere la sua fisionomia, ma anche la sua vocazione, la sua struttura organizzativa e anche le strategie operative, e – disse Conte – giustamente gli Stati Uniti dicono «oggi la NATO è molto concentrata anche sulla difesa degli interessi europei, e quindi non ci sembra del tutto proporzionato mantenere questa forma di contribuzione secondo questo criterio proporzionale».
Pacifisti veri attenti a queste sirene ignobili.
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