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Il nuovo presidente Aoi: “Saremo capaci di innovare”

Intervista a Francesco Petrelli, nuovo presidente dell'Associazione ong italiane

di Emanuela Citterio

«Essere capaci di innovazione». Francesco Petrelli è appena stato eletto presidente dell’Assoociazione ong italiane (Aoi), e non ha dubbi circa le sfide che attendono le organizzazioni che si occupano di coooperazione internazionale. Attivo nel terzo settore dal 1992, Petrelli presiede l’ong Ucodep di Arezzo.

 

Qual è lo stato delle ong in Italia?

Hanno un patrimonio enorme in termini di conoscenze, partnership e reti costruite negli anni con la società civile in tutto il mondo. Tutto ciò è un valore per il nostro Paese, un antidoto alla chiusura e all’autorereferenzialità. Dobbiamo però saper comunicare di più il valore che rappresentiamo a un pubblico più vasto.

 

Ucodep ha scelto di allearsi con un’ong inglese, Oxfam, creando un ufficio campagne Oxfam International in Italia. È una strada possibile anche per altre ong italiane?

Ogni ong ha il suo percorso. L’importante è la capacità di innovare e creare relazioni, costruire alleanze nella società civile, sia in Italia che all’estero. Con Oxfam, Ucodep ha stabilito un partenariato per lavorare insieme sul fonte dell’adovocacy e delle campagne, soprattutto in occasione del G8. Ed è stata per noi una via feconda, che non ha fatto venir meno la nostra identità.

 

Da presidente dell’Aoi, ci sono altre strade che si sente di indicare come feconde e da percorrere?

Uno dei laboratori migliori nati in questi anni in Italia è la cooperazione decentrata, o per meglio dire la cooperazione fra comunità, che coinvolge diversi attori: le istituzioni locali, le ong ma anche le università, le aziende socio-sanitarie, le cooperative e le associazioni. Ovvero tutti gli attori interessati a collaborare per dar vita a un modello di sviluppo più umano e sostenibile. Credo che rafforzare queste reti sia essenziale, insieme alla costruzione di partenariati con altri soggetti della società civile in altri Paesi.

 

L’Aoi è diventata da poco un’associazione di terzo livello e ha incluso anche soggetti che non sono ong. Perché questa scelta?

Nasce dalla necessità di includere altri soggetti, sempre non profit, che si occupano di cooperazione internazionale ma non sono ong. Va nella direzione di costruire alleanze più vaste.

 

La cooperazione italiana. Un tasto dolente?

Dolentissimo. Il nostro Paese continua a tirare i remi in barca per quanto riguarda la cooperazione internazionale. L’Aiuto pubblico allo sviluppo è in costante calo, ora siamo allo 0,17% del Pil, nonostante l’impegno assunto ad arrivare allo 0,7%. Nonostante le dichiarazioni fatte al G8 dell’Aquila, il governo non ha neppure versato il suo contributo al Fondo gloabale per la lotta all’Aids.

 

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