Cultura

Il nostro impegno per la ricerca

«Ci accusano di non metterli a disposizione. Ma i farmaci brevettati richiedono enormi investimenti in ricerca. Se i paesi sviluppati ci dessero una mano...»

di Paolo Manzo

«Le farmaceutiche sono sempre al centro delle polemiche perché portano sul mercato farmaci e la gente accetta malvolentieri che ci sia un rapporto tra la salute e il denaro». Sfoggia un?abilità da sindacalista Emilio Stefanelli, vicepresidente di Farmindustria che, in effetti, come lui stesso ammette, «è innanzitutto un sindacato di categoria». Proprio per capire le logiche che muovono Farmindustria oltre a problematiche e punti di forza del settore – generici, brevetti, ricerca – Vita lo ha intervistato. Vita: A che punto siamo con la ricerca nel settore farmaceutico? Emilio Stefanelli: Premettiamo che in Italia la ricerca è finanziata per il 90% dal privato, e cioè dalle stesse imprese farmaceutiche. Il totale dell?investimento è di circa un miliardo di euro, pari al 10% del fatturato e all?8% delle risorse umane impiegate. Nel settore, dunque, la ricerca e sviluppo (R&S) è dieci volte la media del settore industriale italiano, che si aggira attorno all?1% del fatturato. Inoltre, nel 2005 l?investimento in R&S è aumentato del 10% rispetto al 2004. Detto ciò, in valore assoluto siamo ancora parecchio indietro rispetto non solo agli Stati Uniti ma anche a Germania e Francia. Vita: Come mai? Stefanelli: Per due motivi. Il primo è che il brevetto in Italia è nato relativamente tardi. Il secondo è che da noi non ci sono industrie grandissime, ma solo ?abbastanza? grandi. Pensi che la numero uno è la Menarini, che fattura circa 2,5 miliardi di euro e, ovviamente, questo pesa negli investimenti in R&S. Vita: Parliamo di generici. Come mai non ce n?è una grande distribuzione, nonostante siano numerosi in Italia? Stefanelli: Non sono d?accordo: il mercato dei generici comprende in senso lato tutti quei farmaci che ormai non godono più della protezione brevettuale e nel nostro paese sono il 13% del totale. Inoltre da qualche anno sta avendo uno sviluppo che, a mio giudizio, in due o tre anni raggiungerà le percentuali di Germania, Francia e Inghilterra, dove la percentuale dei generici è pari al 20-25%. Ed è probabile che anche lì aumenterà perché i grandi farmaci che hanno davvero cambiato la salute delle persone, parlo dei farmaci per le patologie diffuse, stanno pian piano ?uscendo di brevetto?. Vita: C?è una grossa diatriba a livello internazionale sul tema dei brevetti per i farmaci anti Aids. Qual è la sua posizione? Stefanelli: Qui il problema è annoso, perché spesso il mondo accusa il sistema farmaceutico di non mettere a disposizione questi farmaci brevettati, che hanno necessità di grandissimi investimenti in ricerca. In Africa il problema principale è che manca una cultura d?approccio a queste malattie. Certo il farmaco è una delle componenti, ma poi se non ci sono determinate cose, il farmaco da solo non è sufficiente. A mio giudizio sull?Aids si possono e devono fare cose concrete per aiutare l?Africa, salvaguardando però anche l?economia delle aziende che hanno investito in termini di denaro in questi prodotti. I paesi sviluppati potrebbero ad esempio studiare formule per restituire i soldi dell?investimento all?azienda, affinché quest?ultima possa andare avanti nelle ricerche…

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