Welfare

Il nostro grazie a Caponnetto

Il nostro ricordo del giudice che guidò il Pool antimafia.

di Riccardo Bonacina

Nella basilica della Santissima Annunziata di Firenze, domenica 8 dicembre lo hanno salutato in migliaia. Gente comune cui vogliamo unirci nel saluto pieno di stima. Pochi i rappresentanti istituzionali, nessun rappresentante del governo. Il giudice Antonino Caponnetto aveva 82 anni, era nato a Caltanissetta nel 1920. Uomo gentile, ma solo all’apparenza fragile, fu un simbolo della lotta a Cosa nostra e per la legalità dopo la morte degli amici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: per loro fu una sorta di padre spirituale, guidandoli nel famoso Pool antimafia di Palermo.Era il 1983, Antonino Caponnetto aveva 63 anni ed era sostituto procuratore generale presso la Corte d’appello di Firenze. La morte di Chinnici, ucciso con la scorta dalla mafia il 29 luglio di quell’anno, spinse Caponnetto a fare domanda al Csm per sostituirlo. Gentile e coraggioso, mite e insieme tosto, il giudice Antonino Caponnetto lo era stato anche rispetto a Vita. Nel 1994, a settembre, in una piazza di Cassino, gli parlammo del progetto del settimanale, di un settimanale delle organizzazioni della società civile. E il giudice Caponnetto fu tra i primi a incoraggiarci con un abbonamento sulla fiducia e con la promozione che ne fece in interviste e convegni.


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