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Il non profit si è perso nelle nebulose fiscali

Presentato a Milano il lavoro dei dieci esperti riuniti da "Vita" che hanno vagliato più di 200 quesiti inviati dalle organizzazioni del Terzo settore.

di Riccardo Bonacina

L’ Osservatorio Fisco & non profit, promosso nel marzo di quest’anno, dal settimanale Vita, dalle decine di associazioni che formano il suo Comitato editoriale e dal Forum Permanente del Terzo settore, è stato un osservatorio tecnico e non politico. Il suo scopo è stato quello di dare un punto di riferimento indipendente e tecnicamente autorevole, capace di raccogliere, catalogare, tipicizzare l’enorme mole di quesiti e dubbi fiscali che ormai da troppo tempo complica e deprime la vita di decine di migliaia di enti non profit nel nostro Paese. Chiamati a questo lavoro di interpretazione e di catalogazione i massimi esperti di economia e fiscalità del non profit: Salvatore Pettinato, Adriano Propersi, Giorgio Fiorentini, Antonio Deidda, Valerio Melandri, Giuliano Rossi, Davide Maggi e Andrea Petrucci. Un anno di approfondimenti per circoscrivere il problema della “interpretabilità” della legge e delle sue norme, e delle ricadute che l’impianto normativo della 460/97 ha avuto sulla vita delle organizzazioni non profit. Ed è stato un compito arduo considerato che, oggi, Centri di servizio del volontariato, uffici delle stesse autorità erariali, studi e società di consulenza specializzate, la redazione del nostro Osservatorio, da ultima, sono intasati da quesiti provenienti anche da fior di esperti commercialisti e fiscalisti. In soli sette mesi di operatività alla segretria di questo Osservatorio sono giunti 204 quesiti fiscali ed è significativo che a inviarceli siano stati per quasi il 54% proprio coloro che erano deputati a chiarire ogni sorta di dubbi e questioni per la propria professionalità (vd. commercialisti) o per funzione pubblica (vd. Centri di servizio). E in molti casi si tratta di dubbi cui non si può dare risposta univoca perché la legge 460, che deve essere l’unico parametro di riferimento in merito, non lo consente, lasciando scoraggiato chi deve decidere di un certo passo o deve indicare qualcosa su un divieto, su una liceità, su un obbligo. In un anno di interventi sulle pagine di Vita (l’Osservatorio ne ha redatte 8), cercando gratuitamente di assolvere a una funzione di informazione cui nessuna istituzione deputata ha ritenuto di assolvere, abbiamo cercato di chiarire (dove è stato possibile) solo una parte dei problemi di incertezza interpretativa emersi. Coscienti di avere tra le mani una legge che per certi versi irride il mondo non profit. Se, infatti, da una parte addirittura non prevede nessuna soglia di ingresso nel nuovo inquadramento fiscale iscrivendo gli enti di diritto o per propria autocertificazione, ne disciplina poi , con un’incertezza direttamente proporzionale alla rigidità, inquadramenti, adempimenti, prelievi e sanzioni tributarie . Questo e non altro è, allora, il senso delle Nove nebulose (nove tra tante) che abbiamo fotografato, già nella copertina di questo Rapporto, dal terrazzo dell’Osservatorio, guardando alla complicata vita dell’universo del non profit e dialogando con tutte le sue articolazioni. Lo sanno o no, i tecnici della legge che peraltro devono ancora emettere vari decreti attuativi, che già i primi accertamenti della Guardia di Finanza sono iniziati, trovando, in un corpo così friabile, materia facile per piazzare bordate contestative micidiali? Come i più hanno rilevato siamo di fronte a un’altra legge fiscale all’italiana: rigorosa, afflittiva, assolutistica e iper-responsabilizzante, perciò, dunque, i suoi destinatari sono come minacciati dal loro solo esistere. Per ciò che poi riguarda le scelte di ispirazione erariale presenti nella legge, con la scusa della storica “paura dei furbi”, il Terzo settore è stato guardato come un evasore potenziale da arginare: il che si poteva anche “intellettualmente” accettare se lo strumento regolatore fosse stato definito e precisabile, ma non lo è in presenza di un corpo di norme che ora smentisce le sue scelte di fondo (art. 6, che fa prevalere la quantità di attività commerciali su una qualifica che l’art. 1 sembra aver poggiato sulla qualità statutaria), ora non si capisce nella stesse definizioni base (attività connesse e accessorie per natura, in rapporto alle attività istituzionali delle Onlus) ora è squilibrato nelle concessioni (es. qualifica Onlus per la cultura finanziata dallo Stato o per le attività ambientalistiche) ora non comunica col resto del sistema (es. Onlus e volontariato, serie di obblighi statutari posti in modo formale e vincolato a livello civilistico), e ancora che non chiarisce, ma anzi complica, il campo delle attività delle Onlus (vd. art. 10). Come non sottolineare poi che nel ’98/99 solo lo 0,9% di coloro che hanno fatto donazioni in occasione delle principali raccolte fondi abbia chiesto la documentazione per la prevista detrazione fiscale? Occorrerà fare qualche considerazione in merito alla non informazione e alla pochezza dell’agevolazione prevista. Lo scorso 30 novembre, a Milano l’Osservatorio ha presentato i risultati del lavoro, risultati che il Forum porterà anche all’attenzione del Governo il 3 dicembre a Roma, perché qualcosa cambi. L’obiettivo della razionalizzazione e della semplificazione della normativa fiscale è stato fallito in modo disarmante. E, purtroppo, il sistema non si è fermato neanche al D.lg 460/97: i decreti sulle Fondazioni bancarie e quelli sull’associazionismo sportivo hanno aggravato i problemi con norme che giustificano altre interpretazioni rigide, secondo l’esasperato rigore che vige in Italia in materia fiscale. L’insegnamento tecnico che l’Osservatorio consegna a chi lo voglia ascoltare è che la regolamentazione fiscale del non profit ha bisogno di nuove e più radicali soluzioni, il Terzo settore non può essere guardato con l’atavica cultura del sospetto propria del Fisco italiano, il settore non profit chiede controlli preventivi per l’ingresso a regimi fiscali agevolati, piuttosto che l’ingresso libero in territori che prevedono poi un pericoloso coprifuoco fiscale. L’Authority che si insedierà ne tenga conto.


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