Il Non Profit parla ai sostenitori in giapponese, con sottotitoli in arabo, anche se…

di Elena Cranchi

Accade a volte che, stremata, io voglia adagiarmi sulla stessa riva che mi accolse tanto tempo fa.
Immagino che quel vegliardo barbuto ed emaciato di nome Caronte, mi rivolga un sorriso, mi offra il suo affezionato remo e mi consenta nuovamente di attraversare il fiume, quello che separa tragicamente il mondo del Non Profit da quello Profit.
Sì. A volte lo sogno. Mosche e vespe di questo Girone danno il tormento, ve l’assicuro.
Poi però accade qualcosa e anche l’anima più persa (la mia) riprende a vagare con fare più fiducioso e dolce.
Il merito non è mio. Il merito è di cose come questa…

 

E questa..

 

Sono due video che “hanno emozionato la rete” (si legge sempre così), realizzati da SOS Villaggi dei Bambini Norvegia e da Save The Children.
Mi direte: “Belli e allora?”
Se l’avete detto non continuate a leggere.
Caronte probabilmente vi sta battendo con il remo perché vi attardate sulla riva. Quindi riposatevi e cercate di capire dove siate.
Se invece siete anche voi stati colti da un brivido, benvenuti!
Pongo quindi due domande (retoriche ovviamente) agli abitanti del mondo NON Profit.
E’ davvero così rassicurante replicare, come automi, gli stessi codici triti e ritriti ormai da anni? (Pancia gonfia, mosca al naso, lacrime etc etc)
E’ davvero impensabile provare a cambiare prospettiva e stravolgere il modo di leggere le emergenze? (Come i due video palesano)
E’ davvero così difficile copiare chi è riuscito a rendere primari dei bisogni finti, in quanto inventati? (E cioè copiare il Profit parlando al potenziale donatore dei vantaggi che LUI e solo LUI avrà).
Avete mai visto una pubblicità in cui Bianca Balti dice: “Comprate Preference! Regalate un sorriso e un futuro radioso agli azionisti di L’Oreal!”.
No, Mai.
Lei tace ma una scritta ci invita a…

ad avere il nuovo trend capelli per un effetto sfumato e naturale.
E noi?  Lo acquistiamo pensando che la beneficenza la stia facendo L’Oreal, inventando magiche formule per ridonare alle donne un effetto sfumato. Il non possedere “il nuovo trend” diventa un “dramma” sociale da sconfiggere.

Non mi parlate di Etica, per favore. L’Etica non ha nulla a che vedere con il nostro bisogno di sostenere i vulnerabili trovando un linguaggio universalmente conosciuto, chiaro, efficace.
Noi (scusate l’arrogante franchezza) parliamo ai nostri sostenitori in giapponese, con sottotitoli in arabo.
Il Profit invece parla in italiano, con sottotitoli personalizzati a seconda della provenienza regionale.
Io credo fermamente che occorra cambiare rotta, pena l’assuefazione globale a tematiche sempre più urgenti che però non trovano risposta.

E veniamo ora ai due esempi (che considero pleonastico raccontare).
Cosa c’è di sensazionale?
Il bambino vittima delle emergenze è sparito. Non c’è più. (Finalmente!)
Il Paese derubato della serenità, pace, vita, giustizia non c’è più. (Finalmente!)
Il video parla a TE, seduto comodamente sul divano. Ti scaraventa non in Siria, non in Africa, non nella vita dei bambini uccisi da guerra, fame, ingiustizie. Assolutamente NO. Ti scaraventa nella tua quotidianità, nella tua vita familiare.
Quel bambino sulla panchina, quella bimba, dapprima sorridente, non sono nient’altro che i tuoi figli, sono il futuro del tuo paese e qualcuno ti sta facendo notare che “Potrebbe capitare a te! Tuo figlio potrebbe non avere le sicurezze che ha ora. Le bombe potrebbero cadere sulla tua casa. Il gelo e l’abbandono potrebbero travolgere i tuoi cari. Chi ti dice che non sarai il prossimo?”.
Questo e nulla di più ha reso i due video un successo.
E’ banale, così tanto banale che nessuno lo fa abitualmente (nel non profit) e diventa quindi espressione di genialità.
A questi contributi unisco questa operazione di Action Aid con Eataly.
Guardate l’espositore che ospita le Adozioni a Distanza..

 

Ho letto alcune critiche ma io ho trovato in quell’espositore la bellezza, la stessa superficiale bellezza che attrae migliaia di donne davanti ad un espositore di mascara o rossetti.
Chi non vorrebbe aggiudicarsi quel “barattolo”? E’ un oggetto che potrebbe diventare irrinunciabile (lo auguro ad Action Aid e all’infanzia) perché raccontato nella stessa maniera degli oggetti must have (di design, di moda etc etc).
Viene glorificata la forma ma.. la sostanza? Quella c’è. Eccome se c’è.

Vi vedo. Scuotete la testa pensando di nuovo all’Etica.
Sbagliate.
L’etica non c’è ex ante,  in Noi consumatori, in Noi sostenitori.
Siamo pieni di mascara e telefonini ma facciamo una donazione una tantum.
Non critichiamo il bombardamento di messaggi inutili sul “dramma della cellulite” e degli “inestetismi della pelle”, ma ci avventiamo famelici contro le richieste di aiuto. Siamo felici di fare la coda per una maglia firmata, in saldo, ma ci scandalizziamo quando vediamo “per l’ennesima volta” la pubblicità di un sms solidale.

Quindi… non nascondiamoci dietro la parola ETICA solo per paura che prima o poi i bisogni reali vengano dipinti alla stessa stregua di quelli inventati. E’ l’unico linguaggio universalmente comprensibile.

p.s.
Caro Riccardo Bonacina, siamo tutti InMovimento forse..

 

 

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