Nessuna certezza (ancora) sulla nuova Tasi per il non profit. O meglio, una certezza (piccola) c’è: saranno sicuramente esenti dalla tassa sui servizi indivisibili – che potrà aumentare dello 0,8 per mille rispetto alla vecchia Imu – solo 25 edifici appartenenti alla Chiesa ed esplicitamente indicati nei Patti Lateranensi (tra questi, le Basiliche di S.Maria Maggiore, di S. Paolo e l’università Gregoriana), mentre su tutti gli altri immobili di proprietà di enti senza fini di lucro (non solo la Chiesa, dunque, ma tutto il non profit) si dovrà attendere la pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale.
In assenza di una “carta che canti”, via libera dunque alle interpretazioni, dichiarazioni e presunte anticipazioni. L’Ansa si distingue in queste ultime, assicurando di “essere in possesso” del testo dell’articolo 5 del decreto Salva Roma – in cui sono contenute appunto le norme Tasi – in cui si stabilisce che presupposto della Tasi è "il possesso e la detenzione a qualsiasi titolo" di un immobile, senza specificare i distinguo tra fini commerciali o non commerciali che segnavano il confine per l’esenzione Imu. Avvenire, da parte sua, si affida alle dichiarazioni del vicepremier Graziano Delrio, che ha assicurato “che scuole, ospedali e altre attività senza fini di lucro” non pagheranno la tassa e ha confermato che la disciplina per il non profit resterà quella della vecchia Imu. Avvenire cita poi anche fonti di Palazzo Chigi, secondo le quali nel testo (che ripetiamo, ancora non è stato pubblicato) “tornerà la distinzione fra gli immobili destinati ad attività commerciali – sui quali si pagherà anche la Tasi – e gli altri”.
Anche dopo la pubblicazione del decreto, saranno ogni caso Camera e Senato a disegnare nei dettagli il nuovo prelievo considerando anche che la prima scadenza, come per l'Imu, dovrebbe essere fissata al 16 giugno prossimo. Ci sono quindi 3 mesi di tempo.
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