Leggi

Il non profit ha peso d’oro. Intervista a Massimo Fioruzzi, ricercatore

Il valore aggiunto del III settore è stato valutato al 36%. Una cifra che dimostra come l’erario avrebbe solo da guadagnarci liberando risorse e stimolando le donazioni.

di Benedetta Verrini

Gli italiani che donano? Venti volte di più di quelli che risultano al Fisco. Non ha dubbi, Massimo Fioruzzi, responsabile del Piano ricerche del Summit della Solidarietà. In una ricerca attenta e rigorosa (che lo ha condotto, insieme a Stefano Cima e Luca Gandullia, a realizzare il libro Quanto vale il non profit italiano?, Franco Angeli, 15 euro) ha sondato il ?sommerso? dei cittadini che versano denaro per solidarietà. E ha scoperto che il non profit vale più di quanto appaia nelle cifre ufficiali. Vita: Esiste effettivamente un consistente sommerso di donazioni? Massimo Fioruzzi: I fatti puntano tutti a dimostrare che esiste un notevole sommerso composto da due gap paralleli: il primo misura il fatto che le donazioni nelle dichiarazione dei redditi sono all?incirca un decimo di quelle rilevate nello stesso anno da Istat attraverso i questionari alle organizzazioni non profit; il secondo gap, anche esso un ?fatto?, rileva che queste donazioni Istat sono consistentemente inferiori a quelle rilevate dai questionari ai cittadini, all?incirca per un 50%. In definitiva il sommerso potrebbe essere di 20 volte la realtà rilevata dal Fisco e il doppio di quella delle statistiche ufficiali. Nel nostro libro abbiamo cercato in modo assolutamente preliminare di ricostruire anche alcune delle componenti principali che compongono il totale delle donazioni e queste proporzioni ci sembrano confermate: il gap c?è anche nei numeri quando diverse fonti sono confrontate. Vita: Perché gli italiani che donano non approfittano delle detrazioni fiscali? Fioruzzi: La risposta spiega gran parte delle ragioni presumibili per il primo gap (differenza tra donazioni Istat e quelle del ministero delle Finanze): molte donazioni sono di pochi euro o decine di euro ciascuna, distribuite durante tutto l?anno, quindi è per molti poco pratico ricordarsene al momento della dichiarazione dei redditi; le donazioni totali poi (circa 100-150 euro all?anno per persona in media) offrono comunque solo pochi euro di risparmio fiscale che non paga nemmeno il costo della registrazione da parte del commercialista! Le incentivazioni fiscali, oltre a essere poco incentivanti, sono poco note come dimostrano, anche qui, le risposte dell?indagine Summit della Solidarietà-Irs e altre analoghe. Vita: E la differenza tra le donazioni secondo gli individui che le pagano e le organizzazioni che le ricevono come si spiegano? Fioruzzi: Anche tra le persone che fanno donazioni al non profit ci sono inevitabilmente evasori fiscali e, anche se non abbiano idea di quanti essi possano essere, ricordiamoci comunque che il sommerso nazionale è del 12-14% del Pil; e si può presumere in parallelo che ci sia una quota delle organizzazioni non profit stesse che non registrino tutte le entrate o nelle categorie adeguate (quanti di noi si ricordano di chiedere la ricevuta dei contributi fatti ai tavolini delle tante promozioni in piazza?); altre organizzazioni possono avere avuto problemi nella comprensione delle classificazione Istat. Infine è ancora molto fluida la differenza tra donazione, sponsorizzazione, marketing sociale, contributo alle spese: quindi alcune entrate possono essere considerate diversamente da chi le fa e chi le riceve. Vita: Come potrebbe cambiare lo scenario della donazione con il via libera alla proposta + Dai -Versi? Fioruzzi:Questa campagna ha il grande merito, tra gli altri, di far conoscere meglio ai cittadini l?importanza delle donazioni per la sopravvivenza del non profit . Nel nostro libro cerchiamo di dimostrare come la crescita costante delle donazioni sia l?unico futuro ?sostenibile? oltre che virtuoso perché porta ?efficienza nella trasparenza? per il Terzo settore. Tutto questo dovrebbe facilitare la crescita delle donazioni generose, sistematiche e responsabili, che io chiamo donazioni ?consapevoli?. Vita: Le politiche fiscali possono servire a far crescere il non profit? Fioruzzi: Le analisi quantitative per la prima volta fatte nella nostra ricerca da Luca Gandullia dell?Università di Genova dimostrano proprio che anche se pochi, poco focalizzati e confusi, gli incentivi fiscali attuali sono già adesso efficaci. Ma ci spingiamo oltre: nell?ultimo capitolo illustriamo la tesi che in determinate condizioni l?erario, dal sostegno massiccio al non profit serio, possa anche guadagnarci realizzando soprattutto considerevoli risparmi specialmente se si passasse con maggior coraggio al finanziamento diretto (ovvero non intermediato dallo Stato che raccoglie, controlla e distribuisce) dai privati (famiglie e imprese soprattutto) alle organizzazioni non profit. Del resto la dimostrazione fatta nella ricerca di Stefano Cima, che il ?valore aggiunto sociale? del non profit è già ora del 36% sui costi totali, significa avere a disposizione un potenziale ritorno immediato da qualunque investimento aggiuntivo da parte dell?Erario a sostegno del Terzo settore. Non male in tempi come questi dove i rendimenti sono scesi al 2% e molta liquidità non si sa dove mettere!


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA