Volontariato

Il non profit contro il piano casa di Alemanno

Appello di fondazioni e associazioni contro il bando sull'housing sociale

di Redazione

Raccolta di firme delle Fondazioni erogative, delle associazioni di volontariato e di singoli cittadini impegnati a vario titolo nel sociale, per chiedere conto al Sindaco Gianni Alemanno delle misure promosse per il Piano Casa del Comune di Roma. A sottoscriverla Fondazione Charlemagne, Fondazione Talenti, Dedalus, Medici per i diritti umani, Un ponte per…, il Centro Sociale Vincenziano, l’Associazione Avvocati di strada e il Movi.

Il prossimo 3 agosto scade infatti il Bando approvato dalla Giunta capitolina «per la realizzazione di alloggi in Housing sociale, mediante cambi di destinazione d’uso di zone urbanistiche non residenziali». Non si contesta la logica dell’espansione abitativa, ma la previsione di una netta separazione tra aree di residenzialità ordinaria (per il 60%) e unità abitative destinate a uso sociale (per il 40%) ovvero destinate a soggetti portatori di svantaggio sociale o economico. Sotto accusa il comma 3 dell’articolo 6 del bando che dice: «La parte di edilizia residenziale sociale (o di housing sociale), corrispondente alla quota di Edilizia abitativa in locazione a canone sociale, deve essere realizzata in una o più unità edilizie possibilmente distinte dall’edilizia abitativa libera».

I sottoscrittori dell’appello si chiedono il perché di questa separazione: «Quello che non riusciamo a capire – scrivono – è la logica secondo la quale questo bando sembra voler creare uno stato di separazione, piuttosto che di integrazione. In Europa housing sociale significa includere le persone in difficoltà; prima ancora di essere curato, il disagio può essere prevenuto, e questo solo grazie all’integrazione. Lei, che è il Sindaco della nostra città – prosegue l’appello – non sembra vederla così e al contrario punta alla separazione: da una parte quelli ‘normali’, dall’altra quelli ‘sociali’».

Le Fondazioni non profit e le associazioni di volontariato credono sia possibile rimediare con apposite misure, ma occorre una volontà politica rispettosa dei valori dell’inclusione e chiedono al Sindaco una sede di confronto per affrontare la questione dell’housing come risposta al disagio sociale nella città di Roma. «I muri e le distanze previste nel bando di Alemanno non potranno mai costituire le basi di una politica abitativa adeguata ai nostri tempi e siamo convinti tradiscano i valori dell’inclusione sostenuti dalla stessa Unione Europea – sottolineano i promotori – Siamo disponibili a mettere a disposizione dell’amministrazione capitolina le nostre competenze per fare in modo che quanto previsto non si verifichi e comunque non venga realizzato con le modalità previste».


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