Volontariato

Il non profit con profitto

Giorgio Fiorentini è stato il primo a credere che il tempio degli studi economici dovesse aprirsi al sociale.Dieci anni dopo...

di Francesco Maggio

Duro a morire come tutti i luoghi comuni, anche quello che attanaglia da tempo il bocconiano fa fatica a esser stemperato: figlio di papà, attento solo ai soldi e dedito a farne sempre di più, disinteressato a tutto il resto. Falsa leggenda. Peraltro molto simile, per dirne un?altra emblematica a proposito di cose economiche, a quella che perseguita da quasi 250 anni Adam Smith, il padre della moderna economia, di cui viene costantemente ricordata, per addebitargli completa assenza di ?sentimenti? sempre la stessa frase: «Non è dalla benevolenza del macellaio, del fornaio e del birraio che ci aspettiamo il nostro pranzo, ma dalla considerazione del loro interesse; non ci rivolgiamo al loro senso di umanità ma al loro egoismo e non parliamo loro delle nostre necessità ma dei loro vantaggi». Grazie a Capaldo Errore. O comunque, citazione forzata e incompleta. In quanto non solo appartiene al trattato sulla Ricchezza delle nazioni scritto nel 1776, ben 17 anni dopo il Trattato dei sentimenti morali. E poi perché il senso della frase si contrappone all?impossibilità a ?commerciare? degli animali (di cui Smith parla qualche riga prima), che evidentemente se vogliono qualcosa dall?uomo, per esempio il cane un osso da rosicchiare, non possono che mendicarlo. Idem, per quanto riguarda i bocconiani. Ben lontani, per intendersi, dalla parodia che di loro, negli anni 80, offriva la trasmissione Drive In, gli studenti dell?ateneo milanese, il tempio, per definizione, degli studi economici in Italia, sono sempre più attenti ai temi del non profit e dell?etica in economia. Ne sa qualcosa Giorgio Fiorentini, direttore del master Aziende non profit, cooperative e imprese sociali che, proprio in quegli anni, cominciava con spirito pionieristico a lanciare i primi corsi sul terzo settore e l?economia sociale: «Ricordo le difficoltà del periodo, soprattutto a far passare il concetto di azienda non profit. Ma dopo una fase iniziale di comprensibile ?smarrimento?, grazie anche al professor Pellegrino Capaldo che nel 1994 diede un contributo decisivo nello sdoganare il termine, subentrò negli studenti dapprima curiosità per la materia e poi, non di rado, entusiasmo». Quattro categorie Ma come sono oggi gli studenti della Bocconi? «I miei», risponde Fiorentini, «li dividerei in quattro categorie: gli entusiasti, appunto, e qui evidentemente c?è poco da aggiungere; i curiosi, quelli che si avvicinano al non profit un po? guardinghi ma anche attratti dal nuovo; i lavorativi, che pensano principalmente al posto di lavoro, che guardano al non profit solo come a un?opportunità per trovare occupazione avendo saputo che il settore ne crea costantemente; infine gli scettici che spesso, però, superate certe diffidenze, diventano entusiasti». «Ma la cosa davvero straordinaria», afferma Fiorentini, «è lo spirito di collaborazione che si crea tra questi gruppi e la qualità delle ricerche che svolgono, sintomo del fatto che si apprestano, consapevolmente, ad essere futura classe dirigente». Un concetto, questo, molto caro all?ex rettore Carlo Secchi: «Gli ultimi anni sono stati ricchi di fermenti. Da un lato l?università, che già con il mio predecessore Roberto Ruozi si era incamminata su questa strada, dall?altro l?esplodere di un malcostume finanziario diffuso in America e in Italia hanno contribuito ad avvicinare i giovani allo studio di materie come l?etica d?impresa. Nel frattempo hanno occupato il dibattito economico nuove linee di riflessione legate alla responsabilità sociale d?impresa e alle tematiche degli stakeholder». «Tutto questo» conclude Secchi, «sono convinto che darà una forte spinta alla formazione di una nuova classe dirigente consapevole che il suo compito non è solo quello di eccellere nella propria sfera di attività professionale ma anche di farsi carico di problemi che riguardano la società intera e, in particolare, i meno fortunati». Altro che luoghi comuni?.


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