Non profit

Il non profit che verr

Zamagni dixit, nel 1999.

di Redazione

L?economia? Nel 2004 sarà civile. Questa la previsione espressa da Stefano Zamagni, il padre della legge sulle onlus, sul numero di Vita che il 5 novembre 1999 festeggiava il quinto compleanno del magazine del non profit. Una tesi fondata sulla precarietà delle due definizioni più consuete: non profit e Terzo settore. “L?espressione non profit”, scriveva il professore bolognese, “non è adeguata, perché la distribuzione degli utili a fine esercizio non è di per sé condizione né necessaria né sufficiente per identificare la natura delle organizzazioni di cui stiamo parlando, ovvero la capacità di generare socialità attraverso la produzione e l?erogazione di specifici beni relazionali”. D?altro canto “l?espressione Terzo settore è pure fuorviante, perché essa veicola l?idea di qualcosa di residuale che viene dopo il mercato privato e lo Stato”. Bocciate le due espressioni di origine straniera, Zamagni, ricordando come le radici di ?non profit? e ?Terzo settore? affondino nelle tradizioni angloamericana e francese, immaginava una sorta di “via italiana al non profit”. Un senso unico obbligato dall?unicità dello scenario domestico: “Il nostro è un Paese la cui struttura produttiva è dominata dalla presenza della piccola e media impresa, al contrario di quanto avviene in Usa, Inghilterra e Germania. Da noi si registra una correlazione molto stretta fra sistemi locali di piccole e medie imprese e fioritura di iniziative non profit”. Secondo Zamagni, la controprova di questa specificità sta nel movimento cooperativo, “una realtà che non ha riscontro nel Nordamerica”. Ma non basta. L?Italia si distingue anche per mettere al centro del sistema l?associazione e non la fondazione. Illustrava Zamagni: “L?associazione, in quanto centrata sul patto associativo, è sempre espressione di un libero convergere della volontà di tanti soggetti su un progetto comune, esprime una reciprocità per sua natura bidirezionale”; al contrario la fondazione, perno del sistema anglosassone, “si esprime in un?azione unidirezionale”, in altre parole “il filantropo americano non si aspetta nulla in cambio e dunque non si preoccupa di favorire la possibilità di reciprocazione da parte di chi riceve”. Ma cosa significa economia civile nel 2004? Cinque anni fa Zamagni individuava due obiettivi da centrare. “Da un lato, quello di concorrere a umanizzare l?economia”: il professore già allora riteneva che “la difesa delle ragioni della libertà esige che il pluralismo venga difeso non solo nella sfera del politico, il che è ovvio, ma anche in quella dell?economico”. Il secondo compito è infine quello di promuovere il principio di sussidiarietà “soprattutto in un ambito quale quello del nuovo modello di welfare”.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.