Famiglia
Il nido più bello che ci sia
Sono le madri di giorno, aprono le loro case per accudire i bambini, con una flessibilità che incontra i bisogni delle famiglie.
L?etichetta è tedesca, ma non lasciatevi ingannare: è l?asilo più dolce in cui possa finire un bambino. Il modello ?Tagesmütter? (in tedesco significa ?madri di giorno?) infatti è un modello che oggi tanti vorrebbero imitare, ma che si fonda su un know how molto preciso, dal punto di vista organizzativo e da quello culturale. Basta ascoltare Caterina Masè, vera ?pasionaria? delle Tagesmütter, per rendersene conto. Trentina, sposata, tre figli, in realtà non ha mai fatto la ?madre di giorno?. Ma è grazie a lei e alla sua convinzione che le Tagesmütter sono diventate una realtà anche italiana: sino a ieri presenti a Trento, ma da questo settembre su piazza anche a Milano. Caterina Masè ebbe la prima idea, con alcune amiche, nel 1998 e da allora le Tagesmütter ne hanno fatta di strada: in provincia di Trento gestiscono 82 asili nido e dal 2003 hanno anche una legge provinciale che le riconosce a tutti gli effetti.
Ma chi è esattamente la Tagesmütter? è una donna che, a casa sua, si prende cura, oltre che del proprio bambino (se ne ha), di altri piccoli per qualche ora al giorno. «Qualcuno lo chiama asilo familiare», spiega Masè, «ed è infatti una famiglia che apre le porte della propria casa per accogliere massimo cinque bambini contemporaneamente. Qui giocano, fanno attività creative, hanno momenti di relax e consumano il pranzo e le merende». Rispetto ad un asilo, però, il servizio Tagesmütter è molto più flessibile. «Nascono per rispondere all?esigenza dei genitori che lavorano su turni che mal si conciliano con gli orari degli asili», spiega Caterina Masè. Non solo: «Il servizio Tagesmütter non ha un?iscrizione annuale, ad esso ci si rivolge anche una sola volta alla settimana o al mese e si pagano le ore di ospitalità. Insomma i genitori portano i figli dalle tages quando hanno effettivo bisogno di lasciarli in un ambiente protetto».
Per garantire un?organizzazione così sofisticata ci vuol naturalmente molta professionalità. Ed è quella garantita dalla cooperativa sociale Il Sorriso che oggi conta 170 socie e che gestisce le 82 Tagesmütter che al mese accudiscono tra i 400 e i 500 bambini. Caterina Masè, che è la fondatrice e la presidente della cooperativa, precisa un punto assolutamente essenziale: «Le Tagesmütter in Trentino, per legge, non possono essere libere professioniste ma devono appoggiarsi a una struttura abilitata. Questo, oltre a rappresentare una forma di controllo e una verifica, costituisce l?opportunità di lavorare in rete. La cooperativa o l?associazione non profit a cui devono essere legate diventa un punto di riferimento per rispondere a contingenti problematiche, per l?aggiornamento professionale e la formazione continua».
Questo è quanto prevede la legge trentina approvata nel 2003 e oggi considerata da tutti una legge modello, anche per i frutti che ha dato. Spiega con la consueta puntigliosità la Masè: «La legge riconosce le Tagesmütter nella rete socio- educativa dei servizi alla prima infanzia e detta i requisiti del servizio. Ovviamente prescrive che le case devono aver l?abitabilità ed essere in regola con le disposizioni sulla sicurezza domestica. Le aspiranti tages devono avere minimo 21 anni e devono aver frequentato con profitto un corso di formazione di 800 ore».
Il diventare ?madri di giorno? è quindi un lavoro a tutti gli effetti. «È un?opportunità lavorativa per le donne. Soprattutto per chi è mamma con figli piccoli e può così iniziare o tornare all?impiego».
Ed è un lavoro che attira sempre di più: all?ultimo corso per diventare Tagesmütter a Trento sono pervenute 200 domande d?iscrizione per 40 posti a disposizione. «è un?attività che si autoattiva», conclude Caterina Masè. «Per questo difficilmente sarà gestita dall?ente pubblico perché sono rapporti che non possono essere gestiti se non attraverso la volontà di sostenere i vari attori. è un?attività che valorizza la sussidiarietà orizzontale, intrinseca nella natura gestionale del servizio».
E poi conclude con quello che le sta più a cuore: «Siamo un esempio concreto di libertà di educazione. Accompagniamo il bambino nella sua crescita. Quale lavoro più bello e più serio di questo?».
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