Volontariato
Il motto del volontariato in carcere? “70 volte 7”
A Roma l’XI assemblea nazionale della Conferenza nazionale Volontariato giustizia. Nelle sette sessioni temi quali la recidiva e il lavoro, il ruolo dei garanti, il carcere minorile, come pure i diversi fronti di impegno dei volontari. Senza dimenticare la mancata riforma dell'ordinamento penitenziario
di Redazione
È in corso a Roma l’XI assemblea nazionale della Conferenza nazionale Volontariato giustizia che ha scelto un titolo che è di per sé un programma: “70 volte 7”. Un titolo strano, ammettono gli stessi proponenti perché oggi appare strano e impopolare dire che bisogna "70 volte 7"aiutare le persone che escono dal carcere a rientrare nella società attraversando cadute e sconfitte senza mai arrendersi. «Una società che ha paura e che immagina che il carcere "cattivo" ci renda più sicuri. Alla politica chiediamo di ascoltare le nostre esperienze e di capire che la sicurezza si crea aiutando le persone che hanno commesso reati a costruirsi una vita dignitosa e non ricacciandoli ai margini della società civile» spiega la Cnvg che sottolinea come il volontariato tutto, laico e cattolico ha ben chiaro cosa sono quelle settanta volte sette (il riferimento è al passo evangelico in cui Gesù alla domanda di Pietro “quante volte dovrò perdonare a mio fratello se pecca contro di me?” risponde “Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette”).: «sono i tentativi infiniti di dare sostegno alle persone in carcere, di aiutarle a costruirsi un percorso verso la libertà, di seguirle quando faticosamente riescono ad accedere a una misura alternativa, di passare attraverso cadute e sconfitte senza arrendersi».
Sette le sessioni in programma dopo l’apertura dei lavori da parte della presidente della Cnvg Ornella Favero – presenti Santi Consolo, Capo del Dipartimento Amministrazione penitenziaria e Mauro Palma, presidente dell'Autorità Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale.
Nelle sessioni si affrontano temi quali “Cosa fare perché sia sufficiente dare una seconda possibilità” con l’intervento del direttore della casa di reclusione di Milano – Bollate Massimo Parisi o la necessità di raccontare a una società spaventata che più “apertura” del carcere crea più sicurezza. La riforma mancata dell’Ordinamento Penitenziario, che toglieva un po’ di ostacoli ai percorsi di reinserimento delle persone detenute, è stata bloccata facendo credere alla gente che “svuotava le carceri” e moltiplicava i rischi per la società. Previsti gli interventi di Fabio Gianfilippi magistrato di Sorveglianza a Spoleto, già membro della Commissione per la riforma dell’Ordinamento penitenziario. Nell’ultima sessione della mattina il Volontariato “interroga” i garanti con gli Interventi di: Gabriella Stramaccioni, Garante dei diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Roma – Roma Capitale e Stefano Anastasia Garante dei diritti delle persone private della libertà personale Regione Lazio e regione Umbria
Nel pomeriggio i lavori riprendono affrontando una sessione dal titolo “Come prendersi cura dei ragazzi più disastrati” dedicata a quanti finiscono al carcere minorile con gli interventi di Gianluca Guida, direttore dell’Istituto penale di Nisida, Ettore Cannavera, volontario nell’Istituto penale minorile di Quartucciu, dove per anni è stato cappellano, fondatore della Comunità La Collina (Serdiana).
Le ultime tre sessioni guardano dentro l’azione del volontariato: “Vittime e carnefici: quando il volontariato sa farli dialogare” e Quando il Volontariato contribuisce ad “aprire dei silenzi” con l’intervento di Stefano Raimondi poeta e critico letterario, laureato in Filosofia (Milano). Ha numerose pubblicazioni al suo attivo, fra cui Soltanto vive. È tra i fondatori della rivista filosofica Materiali di estetica, ha svolto laboratori di poesia all’interno della C.R di Opera e si chiude con l’ultima sessione dal titolo Il Volontariato che non ama la parola “fallimento”, analizzando uno degli strumenti che più aiuta a dare un senso a vite frantumate quale la scrittura. Le conclusione dell’assemblea sono affidate alla presidente Ornella Favero.
In apertura photo by Martin Dörsch on Unsplash
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.