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Il mondo dell’adolescenza: delicata frontiera fra passato e futuro.

Perchè parlare dell'adolescenza? Perchè in tutti noi c'è sempre un po' dell'adolescente, non importa quale età si abbia.

di Elisabetta Verga

Perché parlare dell’adolescenza? Forse perché questo periodo, visto nella prospettiva di una vita intera, appare come il periodo durante il quale la forza vitale raggiunge la sua punta più alta, o forse perché spinti dal desiderio di imparare qualcosa su se stessi. In tutti noi c’è sempre un po’ dell’adolescente, non importa quale età si abbia; non c’è nulla che aiuti tanto una persona a capire che genere di persona essa sia adesso, quanto l’osservare l’adolescente che era una volta. Ogni sforzo per capire gli altri dà sicuramente maggiori risultati se abbinato allo sforzo di capire se stessi.
Benché l’adolescenza sia un periodo di grandi possibilità, è anche un periodo durante il quale la maggior parte dei ragazzi deve pagare uno scotto per il privilegio di crescere. La loro libertà di afferrare tutto ciò che la vita offre è diminuita sia dall’esterno che dall’interno. Le costrizioni esterne, le regole che debbono seguire, le condizioni alle quali debbono uniformarsi, sono ovvie e pesanti. I limiti imposti dall’interno non sono così evidenti, ma sotto un certo punto di vista sono più forti. Le nuove prospettive che si presentano loro non eliminano le vecchie abitudini di pensare e sentire, specialmente nei pensieri e sentimenti che riguardano loro stessi.
Anche se lo sviluppo ha seguito il corso regolare, gli adolescenti si trovano di fronte ad una terra promessa, che però è sconosciuta. Sono gli adolescenti stessi che debbono aprirsi il passo e darsi una sistemazione loro propria, prima di potersi sentire a casa propria in questa terra straniera.
Debbono cercare di scoprire se stessi, i loro mezzi e limiti, il loro ruolo nel mondo degli adulti.
E’ questo sforzo di essere e di diventare, questo scavare nel significato dell’esistenza, fin dove è possibile, che costituisce il vivere una vita. Non è così solo per l’adolescente, naturalmente; ma l’adolescente è profondamente coinvolto nella ricerca attraverso la quale ogni essere umano, in ogni nuova generazione, fin dal giorno della nascita, ha cercato di trovare se stesso e di scoprire chi egli sia, che cosa sia e che cosa possa diventare.
La storia dell’uomo offre molti esempi di epoche di transizione, periodi difficili e tormentati in cui gli uomini sono costretti dagli avvenimenti, che loro stessi hanno prodotto, a fare i conti con un passato che non si rispecchia più nel presente e a dover progettare un futuro che raccolga l’esperienza del passato e lo configuri in forme nuove, coerenti con mutate esigenze.
L’adolescenza è un’epoca di transizione nella vita dell’individuo e per capire il significato e l’importanza dobbiamo collegarla con le fasi che l’hanno preceduta e coglierne la tensione verso le fasi che seguiranno.
L’adolescenza è un’epoca in cui molto materiale psichico esperienziale è disponibile nelle menti dei ragazzi e ne guida i comportamenti orientati a soddisfare bisogni, desideri, aspirazioni che caratterizzano le fasi della vita precedenti l’adolescenza. Al tempo stesso, però, l’adolescente vive una forte tensione a mutare la natura dei suoi desideri e comportamenti per soddisfarli.
D’altra parte ogni epoca di transizione è caratterizzata dalla ricerca di un nuovo equilibrio, poiché quello precedente è stato sconvolto da nuove energie la cui utilizzazione richiede un cambiamento. E’ dunque un periodo in cui si è alla ricerca di un nuovo modo di esistere.
Il giovane si sente sospinto da forze interne che lo agitano e avverte l’esigenza di dare loro un nome che ne definisca la natura e le finalità, che lo faccia uscire dalle regioni oscure dell’ignoranza per collocarlo nello spazio limpido della razionalità. L’adolescente avverte per la prima volta l’importanza, tutta nuova per lui, di essere immerso nella corrente del tempo, di essere trascinato da questa verso mete che non conosce bene, che non sa prevedere. Può essere rassicurante per lui individuare queste mete in quelle già raggiunte dai suoi genitori. Ma oggi questo avviene sempre più raramente. Più spesso fa delle previsioni fondandole su esperienze precedenti. Non è necessario che siano fatte da lui, è sufficiente che le abbiano fatte gli altri e lui ne sia venuto a conoscenza. In questo senso la storia è maestra di vita.
L’adolescenza è una età a rischio, così affermano psicologi, psichiatri e sociologi ed è evidente che il termine ha un significato tutt’altro che rassicurante. E’ l’età dell’esordio delle malattie mentali, di disturbi di personalità più o meno gravi, dell’iniziazione a comportamenti devianti che vanno dalla tossicodipendenza alle condotte sessuali perverse, alla criminalità. Ma è anche l’età del rischio inteso come corsa verso l’avventura più affascinante che è diventare un uomo o una donna.
Si dice spesso che un indicatore specifico dell’avvenuto passaggio della fanciullezza all’adolescenza è lo spostamento del baricentro affettivo dalla famiglia a un punto del mondo esterno a quella. E’ sicuramente vero, ma è anche vero che questo non avviene in modo repentino e soprattutto omogeneo per fasce d’età. La ragione è da ricercare ancora nel fascino dell’immaginario infantile che, come una sirena, continua ad ammaliare gli uomini per tutta la vita con la seduzione dell’onnipotenza, del trionfo dopo il superamento di tutti gli ostacoli.
E’ l’epoca in cui l’interrogativo “chi sono io” puo’ dar luogo a esperienze angosciose di vuoto, di assenza di identità così come, fortunatamente, nel maggior numero dei casi, stimolare la ricerca della propria individualità, di un personale stile di vita.
E’ una esperienza soggettiva oscura e, al tempo stesso, estremamente chiara che fonda nel soggetto la convinzione che la persona che è, è lui e solamente lui, unico, irripetibile e inalienabile. Questa chiarezza, che può anche tradursi in concettualizzazioni molto raffinate, ha luoghi oscuri della mente in cui è custodito, forse in modo impenetrabile, il segreto stesso della vita.
L’identità personale è una conquista di ogni giorno, in ogni epoca della vita, ma nell’adolescenza si impara ad attuare perennemente questa conquista così come si “impara a imparare”. Ognuno ha un suo stile personale nell’essere il conquistatore di se stesso e questo, più nell’ordine della potenzialità che delle attualità definite, è il risultato di una ricerca adolescenziale.
Solo in questo senso possiamo parlare dell’adolescenza come di un’epoca in cui si pongono, in modo stabile, le premesse che si svilupperanno negli anni a venire.

Dr.ssa Elisabetta Verga Dr. Ambrogio Colombo

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