Le notizie di cronaca degli ultimi giorni, le inchieste della Magistratura sulla sanità, mi hanno suscitato grande tristezza e riportato alla mente esperienze e sensazioni negative. Mi sono sentito ripiombare nella percezione di una collusone fra interessi che è lontanissima dall’obiettivo di una attenzione alla persona ed alle sue fragilità.
Peraltro, quando i sistemi di collusione e corruzione vengono fuori da indagini della magistratura e delle forze dell’ordine, vuol dire che ci troviamo dentro un sistema marcio, in cui ogni tanto viene fuori uno scandalo, ma in cui tanti altri scandali – forse ben peggiori – rimangono coperti dalle regole omertose che lo stesso sistema si è dato.
Sono siciliano, opero nel settore socio-sanitario da 30 anni ed in questi trent’anni ho visto e ascoltato – sempre da spettatore estraneo – tante nefandezze e tanti scandali, senza che mai allo scandalo seguisse un percorso di “riparazione”, come quando si getta un sasso nello stagno, per cui per un po' si vede l’acqua smossa, ma presto non si vede più né l’acqua smossa né il sasso.
Ho conosciuto personalmente gli ultimi 4 Assessori della salute della Regione Siciliana e di tutti, compreso l’ultimo, mi sento di sottolineare la correttezza morale.
Addirittura, a metà degli anni 2000, ho avuto l’occasione di collaborare con uno di essi, contribuendo a costruire l’unico vero percorso di integrazione socio-sanitaria e le poche innovazioni dentro questo sistema di integrazione.
Non sono riuscito ad avvantaggiarmi o ad avvantaggiare le realtà di appartenenza, semplicemente perché ho agito correttamente ed onestamente.
Negli ultimi 15 anni ho continuato a provare a incidere in quel mondo, ma è stato impossibile, perché il sistema marcio si è chiuso a riccio, ha esaltato un equilibrio di interessi in cui non c’era nessuno spiraglio di dialogo, nonostante la presenza di Assessori autorevoli: dalla figlia del magistrato eroe antimafia, al magistrato antimafia, all’avvocato antimafia.
Io forse ho capito attraverso questo percorso emarginante, come mafia e antimafia siano spesso utili reciprocamente e come spesso i vessilli dell’antimafia siano utili alla mafia.
Per questo sono profondamente convinto che non siano loro (i 4 assessori) le “mele marce”, ma marcio è il sistema di affari che ruota intorno alla più grande impresa pubblica del nostro Paese, con interessi miliardari che connettono politica, imprese, mafia.
Sapete benissimo che se metto una mela buona fra tante mele marce, marcirà anche quella…oppure la fanno apparire marcia, la blandiscono, la convincono, la fanno straparlare senza un apparente motivo, le fanno qualche regalia…nessuno (mi scuso per questo pessimismo, ma ne ho viste davvero troppe) può sfuggire alla piovra e ai suoi tentacoli, quando entri in quello schema tutti diventano nemici e rimani solo e indifeso, fino al momento in cui diventi ingestibile e vai rimosso.
Non oso neppure interagire con l’indagine giudiziaria, ma mi chiedo come mai l’intero sistema della Sanità non venga messo sotto accusa, pur se gestisce risorse ingenti, diventate ancor più ingenti nel periodo della pandemia, ed evidenzia in ogni percorso amministrativo una compiacenza, una complicità fra affaristi, senza che la cura delle persone fragili ne abbia alcun vantaggio.
Gli imperi privati della sanità – spedalità, strutture, servizi territoriali – spesso esprimono i loro interlocutori olitici e i loro burocrati, in un coacervo di interessi che nulla ha a che vedere con il benessere delle persone.
Purtroppo a noi comuni mortali arriva soltanto il fatto eclatante di cronaca, alimentato da un’indagine giudiziaria. Così come ci arriva forte e chiaro come il sistema non funzioni, se per caso ci troviamo a vivere sulla nostra pelle un percorso di fragilità.
Nessuno pensi che con i grandi investimenti di questo tempo, con le decine di migliaia di assunzioni, con i benefit faraonici offerti a professionisti sanitari che stanno compiendo semplicemente il loro dovere, si stia cambiando veramente la Sanità pubblica o si stia davvero costruendo una nuova Sanità territoriale, di prossimità, che mette al centro le persone fragili e che attiva Comunità di donne e uomini che se ne prendono cura.
Se davvero si volesse ricostruire una Comunità che cura, che si prende cura delle sue parti più fragili, si attiverebbero strumenti come il budget di vita (non solo di salute), come le case di comunità, come il sostegno ai caregiver che si prendono cura, come le cure domiciliari e territoriali…puntando alla permanenza delle persone fragili nel loro contesto naturale di vita.
Questo, viceversa, è un tempo di grandi business e di scarsi controlli…e pensare che l’obiettivo è la salute della persona…
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