Non profit

Il mondo cooperativova al contrattacco

fisco La manovra finanziaria e i sospetti europei

di Redazione

Si stava meglio quando c’era Bersani. E le lenzuolate delle liberalizzazioni sfornavano nicchie di mercato per ridare fiato al crollo dei consumi. Ora invece, nell’era Tremonti, il carrello delle Coop finisce per assomigliare alle trivelle dei petrolieri, alle casseforti delle banche o alle polizze degli assicuratori. Tanto che le frecce sociali della Robin Hood Tax, appena scoccate dal ministero dell’Economia per distribuire ai poveri i maxi-utili dei ricchi, hanno centrato in pieno il sistema cooperativo.
Ma mentre i petrolieri di casa nostra non sembrano preoccuparsi troppo (visto che, per esempio l’Eni avrà un maggior esborso di 350 milioni su 19 miliardi di utili) e mentre i liberi professionisti alzano i calici lasciandosi alle spalle l’incubo prodiano chiamato tracciabilità, le cooperative si preparano a «resistere resistere resistere», come diceva il magistrato Borrelli. Un’iterazione che è il caso di usare, visto che in realtà sono due i fronti da cui guardarsi. Interno ed esterno.

L’assalto alla diligenza
Il versante interno parte da lontano. Ha almeno un nome e un cognome: Giulio Tremonti. Fu lui, nel primo governo Berlusconi, a modificare per la prima volta il sistema di agevolazioni di cui godevano le cooperative (introdusse prelievi sul 30% degli utili). Adesso, sotto Berlusconi IV, ci riprova calcando la mano e usando lo strumento della manovra finanziaria. In particolare l’assedio prende corpo nell’articolo 82, commi vari: oltre a regolare i prestiti ai soci (aumentando l’imposizione) e all’obbligo di versare un contributo straordinario del 5% al fondo di solidarietà, sono introdotte per cooperative di consumo e consorzi nuove percentuali contributive. In particolare è elevata «dal 30 al 55% la quota degli utili netti annuali destinati a riserve indivisibili che concorrono alla formazione del reddito imponibile delle cooperative di consumo e loro consorzi».

L’iniziativa europea
Anche dall’Unione Europea, indice puntato sul mondo cooperativo. Il sospetto è che talune agevolazioni siano in realtà aiuti di Stato illegali, lesivi quindi delle regole sulla libera concorrenza. Insomma, regali a quelle che a Bruxelles sono percepite come imprese tout court. Se ne sta occupando il competente commissario europeo, Neelie Kroes, la quale ha appena inviato una richiesta al governo italiano per comprendere la natura dei vantaggi fiscali, in particolare per banche non mutualistiche (fra le quali Bruxelles tende a includere anche le popolari) e le grandi cooperative (in pratica la grande distribuzione).

Rafforzare, non indebolire
Occorrerà aspettare l’approvazione della Finanziaria e gli esiti delle indagini Ue, per sapere come andrà a finire. Nel frattempo l’opposizione (Pd), stigmatizza le scelte di Tremonti. Secondo il senatore Giancarlo Sangalli, membro della commissione Attività produttive, «siamo di fronte a una palese distorsione, a un abuso evidente che colpisce un reddito che va poi non a patrimonio della cooperative, ma a riserva indivisibile».
Quanto al mondo cooperativo, oltre a confidare in una modifica, osserva con preoccupazione quella che Luigi Marino, presidente di Confcooperative, definisce «un’erosione progressiva delle specificità dell’ordinamento civilistico – fiscale delle cooperative». Il fatto è, prosegue Marino, che «non si è tenuto conto che gli aspetti normativi specifici sono stati riconosciuti alle cooperative in virtù del fatto che sono imprese che non hanno obiettivi lucrativi. L’idea di avvicinare le cooperative alle spa – cioè trattare in modo uguale cose diverse – è, nel migliore dei casi, un equivoco». «Le misure adottate, come l’aumento dell’imposizione sul prestito sociale», esemplifica il presidente di Confcooperative, «riducono l’importanza di uno strumento fondamentale per controbilanciare parzialmente la sottopatrimonializzazione delle cooperative. Se si vuole lo sviluppo dell’Italia bisognerebbe fare il contrario di quello che si fa: bisognerebbe rafforzare, e non indebolire, il sostegno alla capitalizzazione delle cooperative».

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