Politica
Il modello Sberna: l’80% dello stipendio in beneficenza
Tolti i 2500 euro che guadagnava prima di entrare in politica, il neodeputato di Scelta Civica, padre di cinque figli, dona i 9500 restanti a enti non profit e famiglie bisognose. Rendicontando tutto. "Il superfluo va dato, altri facciamo come me, è semplice. I parlamentari grillini l'avevano promesso, cosa aspettano?"
“Non ditemi che è difficile per un parlamentare rinunciare a buona parte del proprio stipendio e devolverlo a chi ne ha bisogno: io l’ho già fatto con la prima busta paga arrivata il 27 aprile 2013: mi trattengo i 2500 euro che guadagnavo prima di essere eletto, i 9,5mila euro mensili aggiuntivi sono già stati tramutati in bonifici”. Preferisce così invece di promettere di destinare i soldi a fantomatici fondi. Non provate a mettere in dubbio le parole di Mario Sberna, neodeputato di Scelta civica e fino al momento dell’elezione presidente dell’Associazione nazionale famiglie numerose: il suo 730, le sue scelte sono tutte online, anche i movimenti mensili del suo conto e il saldo su mariosberna.it. Bresciano e padre di cinque figli dagli 8 ai 23 anni, Sberna viene raggiunto da Vita.it proprio mentre le agenzie di stampa lanciano le parole di una deputata marchigiana del Movimento 5 stelle, Patrizia Terzoni: “ Non penso che riuscirà a cavarsela con 2.500 euro. Come fa se viene invitato a un convegno? Indagate”, sentenzia la grillina. “Ma non sa che tutti i viaggi sono gratis per i parlamentari?”, commenta tra il divertito e il meravigliato Sberna, che proprio oggi 7 maggio ha richiesto ufficialmente al presidente del Consiglio Enrico Letta “un ministero o almeno un sottosegretario per la Famiglia: è assurdo che sia rimasta fuori dai giochi, quando in quasi tutti i governi precedenti, da Prodi a Berlusconi, era presente”.
Deputato Mario Sberna, lei rinuncia a quasi 10mila euro al mese. Come ha maturato questa decisione?
Quando ho accettato di candidarmi, ho riunito attorno al tavolo mia moglie Egle e i miei figli e ho detto loro: ‘se vengo eletto, non voglio guadagnare un euro in più di quanto sto facendo adesso. Siete con me?’. Hanno acconsentito ma soprattutto hanno capito: fino a quel momento ci bastavano i miei 2.500 euro, che raccoglievo con i due lavori di amministratore economico del Seminario di Brescia e responsabile di una cooperativa sociale che si occupa di inserimento lavorativo per persone disabili, che arrivano a poco più di 3mila con lo stipendio da operatrice socio assistenziale per anziani part time di mia moglie. È chiaro che con sette figli la nostra classe sociale è medio-bassa, ma ci va bene così anche perché attorno a noi c’è una rete di amici, famiglie con i quali condividiamo da sempre gioie e dolori della vita e che non vogliamo lasciare solo perché potrebbe aumentare il nostro tenore di vita. È stata una promessa elettorale mantenuta, quindi. Ma anche una scelta da cattolico che tiene bene a mente il messaggio evangelico ‘va e fai anche tu lo stesso’: il superfluo lo rimetto a disposizione, anzi lo rimettiamo, perché in realtà la mia candidatura è a quattro mani, con Egle, naturalmente.
Davvero nessuna protesta dei figli al momento dell’arrivo del primo stipendio?
Nessuna. Di certo si sono sprecate le battute, quando ci siamo rimessi al tavolo lo scorso 27 aprile, con la stampa dell’estratto conto lì davanti e l’accredito di 18mila euro per un mese e mezzo di stipendio da parlamentare: ‘una bella moto, papà?’, oppure ‘perché non cambiamo quel catorcio di macchina?’, hanno chiesto due figli maschi. ‘E io, che sogno la cucina nuova da 30 anni?’, ha risposto Egle. Ironia a parte, la consapevolezza del gesto c’è eccome, da parte di tutta la famiglia e questo è un aspetto che mi fa stare bene.
Ha già individuato i primi beneficiari del suo gesto?
Certo. Il primo giorno utile, il 29 aprile, sono andato in banca a fare i bonifici, e il 2 maggio erano già stati accreditati! Ho iniziato naturalmente da chi conosco meglio: l’Associazione nazionale famiglie numerose, innanzitutto, poi realtà di cooperazione internazionale, mondo dal quale provengo, ma anche singoli, come un prete missionario di cui conosco bene l’operato, don Piero Conti. E famiglie della zona che so essere in forte difficoltà: con alcuni mi sono recato direttamente in posta per pagare le bollette, con due ragazzi, un italiano e un algerino, sono andato all’autoscuola a iscriverli alla patente, è ancora più difficile cercare lavoro se non si è patentati e la loro famiglia non poteva pagare tale spesa. In breve tempo ho desti nato tutto il mio “superfluo”. Per i prossimi mesi c’è già una lunga lista: nei primi tre giorni da quando ho dichiarato pubblicamente la mia scelta, mi sono arrivate 353 richieste, principalmente via mail. A ognuna ho già risposto, quasi sempre in modo positivo, e le ho verificate, ma senza esagerare nella burocrazia. Alcune altre, più complesse e magari che richiedevano un investimento economico per attività di microcredito, le ho rigirate a esponenti grillini.
In che senso, ha chiesto a parlamentari del Movimento 5 Stelle di fare lo stesso?
No, ho semplicemente detto a tali persone di rivolgersi agli eletti del M5S, perché nei loro intenti c’è scritto in modo specifico che finanzieranno attività di microcredito, anche se finora che io sappia non hanno ancora concretizzato nulla. Anzi, la risposta di un consigliere regionale siciliano a una delle richieste è stata: ‘non possiamo fare nulla fino a settembre, quando stabiliremo come agire’. Io mi chiedo: a settembre? La gente ha bisogno ora, ci rendiamo conto? E le promesse elettorali? Per questo ho reso pubblico il mio gesto, nonostante le critiche perché mi sarei esposto troppo: l’ho fatto per essere emulato, voglio che altri mi seguano. Non è affatto complicato.
C’è già qualcuno che intende seguire il suo esempio?
Mi ha chiamato un parlamentare con un reddito molto più altro del mio, un professore universitario, per chiedermi come riuscivo a portare avanti tale scelta. A lui, e a chiunque altro, rispondo: non bisogna fare chissà quali sacrifici, se uno ha il tenore di vita alto già prima di essere eletto, lo deve mantenere, in primo luogo per i propri figli, che vengono prima di tutto. Ma se c’è un di più, lo doni. Alla fine del nostro cammino saremo giudicati per quello che abbiamo dato, non per le parole che abbiamo detto.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.